Libri che ritornano per aprire nuovi orizzonti: l’ultimo studio di Francesco Fistetti sul futuro del mondo globalizzato
di Anna Stomeo
Nel panorama editoriale italiano degli studi filosofici, e socio-antropologici, le riedizioni non sono mai occasionali, ma rispondono quasi sempre ad un’esigenza di approfondimento e attualizzazione della ricerca da parte dell’Autore, esigenza che, puntualmente, diventa, per il lettore, un’inattesa occasione di conferma e di riscoperta.
Spesso, perciò, le prefazioni alle nuove edizioni sono veri e propri saggi, che non solo contribuiscono ad aprire nuove prospettive di lettura, ma che consentono anche visioni alternative ed impreviste, proiettate proficuamente sul presente.
È il caso di questo importante saggio del filosofo Francesco Fistetti, (F. Fistetti, La svolta culturale dell’Occidente. Dall’etica del riconoscimento al paradigma del dono, Morlacchi Editore U.P., 2024, pp.258, Euro 18.00) che l’editore Morlacchi di Perugia ci ripropone, a distanza di quattordici anni dalla prima edizione (2010), e che l’Autore arricchisce di una Prefazione alla nuova edizione, pronta a caratterizzarsi come un vero e proprio saggio autonomo, denso di profonde considerazioni teoriche e di spunti di attualità .
Francesco Fistetti, già professore ordinario di Storia della Filosofia presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Bari, presente nel dibattito filosofico italiano anche come direttore della collana Humanities per Pensa Editore, e titolare scientifico di diverse collane filosofiche, oltre che condirettore della rivista “Post-filosofie”, è oggi tra i maggiori studiosi, a livello internazionale, dell’opera dell’antropologo Marcel Mauss (del cui celebre “Saggio sul dono” ricorre quest’anno il centenario) e membro del Consiglio di Direzione della “Revue du M.A.U.S.S.”, la Rivista Anti-Utilitarista delle Scienze Sociali, fondata da Alain Caillé nel 1981.
Tra i primi firmatari del primo (2013) e del secondo (2020) Manifesto Convivialista, espressione di un movimento civico internazionale, promosso dallo stesso Caillé e da un’ampia sfera di intellettuali di tutto il mondo, Fistetti conduce, da anni, un’inedita, per l’Italia, ricerca teorica, che, muovendo dalle contraddizioni e dai problemi posti dal mondo globalizzato, cerca di delineare le vie di fuga e le alternative teoriche e operative possibili ad una visione totalizzante dell’economia e della politica e al prevalere dell’ideologia neoliberista.
Di qui il ‘convivialismo’, come realtà relazionale da costruire dal basso, come work in progress verso un’autentica comunità, in vista di una società post-neoliberale in grado di contrastare e superare l’egemonia utilitaristica e devastante del neoliberismo.
Non un’utopia e neanche un auspicio, ma una concreta speranza di cambiamento da costruire insieme con consapevolezza etica e teoretica, di fronte alle degenerazioni del capitalismo nell’era dell’Antropocene. Un pensiero connettivo che unisce, in un progetto comune, le diverse visioni positive che hanno guidato l’umanità negli ultimi tre secoli.
La solida formazione filosofica, all’interno della tradizione italiana gramsciana, consente a Fistetti di focalizzare al meglio, e autonomamente, punti di riferimento e nuove galassie teoriche del pensiero contemporaneo, scalzando alcuni pregiudizi, sorti in ambito economico e consolidati ambito politico, in cui sembra arenarsi l’attuale dibattito filosofico e socio politico.
Primo fra tutti quello, oggi neoliberista, ma già evidenziato a suo tempo dall’analisi di K. Polanyi, circa la pretesa unicità del sistema capitalistico, come processo di crescita illimitata, di autogestione e auto perpetuazione, nel quale si consumerebbero tutte le speranze di superamento delle disuguaglianze e dove si potenzierebbe la volontà di dominio (sulla natura, sul pianeta, sulle singole vite), oltre ogni forma di ethos e di garanzia democratica.
Come uscire da questa impasse l’Autore ce lo spiega con un viaggio teorico in cui è possibile ritrovare e far incrociare tra loro due percorsi di studio e di pensiero, quello socio-antropologico e quello filosofico-politico, distanti solo apparentemente, ma in realtà tenuti saldamente insieme dalla consapevolezza che sia possibile contrapporre all’attuale ‘disorientamento’, causato dall’estremo riduzionismo economico, una vera e propria “svolta culturale dell’Occidente” euro-atlantico come risposta ‘costruttiva’ alla globalizzazione multietnica e multiculturale.
Il lavoro di Fistetti si propone come un momento di alta riflessione teorica e di concreta analisi storico-politica intorno alla presa di coscienza del paradosso di una sempre più evidente ‘disoccidentalizzazione’, attestata dal carattere multietnico e multiculturale del mondo contemporaneo, a fronte di una sempre più solida e incontrastata affermazione economica, transculturale e geopolitica, del capitalismo, nella forma di un neoliberismo agguerrito, deciso ad estendere la logica del mercato alla stessa vita umana nelle sue molteplici articolazioni e determinazioni.
Lo spiraglio teorico, che in realtà finisce con lo spalancare una finestra, è offerto a Fistetti dalla tradizione critica, filosofica e politica del MAUSS e dal paradigma del dono’ di Marcel Mauss (singolare e significativa assonanza tra un cognome e un acronimo) in cui si esplica un fondamentale assunto storico-antropologico che consente di analizzare il presente da un nuovo punto di vista.
Come afferma Marcel Mauss, l’uomo non è stato sempre un “animale economico”, giacché, prima della società mercantile, a dominare, nei rapporti sociali di scambio, è stato il paradigma del dono (dare-ricevere-ricambiare), in una dimensione ‘agonistica’, che produce potenzialmente sia conflitto (antagonismo) che alleanza (cooperazione) e che Fistetti ci dimostra essere in analogia (non intenzionale) con la critica di Gramsci all’economicismo utilitarista e con la filosofia della praxis.
Non si tratta di un mero principio teorico, che entrambi i pensatori applicherebbero all’analisi del presente, ma di un elemento strutturale attinente al metodo di ricerca e al ruolo concreto che assumono, gramscianamente, le visioni del mondo (ideologie), ponendosi come vere e proprie “forze materiali”, nella strutturazione dei rapporti sociali e delle forme di vita.
Su questo piano il concetto di cultura (Mauss) e quello di egemonia (Gramsci) si incontrano sul terreno della prassi.
Ciò che in Gramsci, da un punto di vista filosofico-politico, è cultura popolare (folklore), che si fa veicolo gnoseologico di comprensione del mondo e di presa di coscienza dei conflitti, in Mauss, da un punto di vista socio-antropologico, è sopravvivenza dell’arcaico che incide sul moderno conflitto delle culture, come input per nuove forme solidaristiche di vita, di sopravvivenza e di incontro duraturo.
Sotto questo profilo il paradigma del dono incontra il tema del riconoscimento delle culture e dei gruppi umani che abitano la contemporaneità globalizzata, un problema dirimente, con cui occorre confrontarsi senza coperture di tipo falsamente inclusivo, giacché non basta riconfermare l’apertura e l’accoglienza delle democrazie liberali all’interno del loro ambito e delle loro regole, ma occorre pensare a un cambiamento e ad un aggiustamento delle forme di produzione e delle istituzioni di riproduzione sociale.
Egemonia e cultura si incontrano sulla base dell’assunto che l’uomo è produttore di valori culturali. E che questi valori possano e debbano rinnovarsi per il bene dell’umanità, adattandosi eticamente e non solo pragmaticamente, ai nuovi contesti globali e multiculturali
Il volume si articola in sei capitoli, e in un’Appendice, di grande spessore teorico e teoretico sui temi della contemporaneità, analizzati in tutti gli aspetti e nel confronto con gli autori più diversi della scena internazionale. Dal rapporto tra globalizzazione e democrazia al tema del riconoscimento, dal significato della redistribuzione e del dono all’etica della responsabilità umana verso la natura e l’ambiente, dal paradigma del dono di Mauss alla teoria dell’egemonia di Gramsci, fino alla ricerca di un nuovo ‘senso’, ai confini dell’ideologia del progresso, delle sue sopravvivenze e delle sue contraddizioni, Fistetti mette in evidenza la necessità, nell’ambito del “razionalismo occidentale” (secondo la nota definizione di Max Weber) di un vero e proprio capovolgimento epistemologico, che non solo favorisca la comprensione del presente, ma sia anche in grado di progettare il futuro.
Il tutto in costante riferimento alla ricerca antropologica di Marcel Mauss e nel quadro di una nuova gramsciana filosofia della prassi, in cui i due princìpi fondamentali del ‘buon vivere insieme’ (convivialismo), il principio di ‘comune umanità’ e quello di ‘comune naturalità’, possano incontrarsi sul terreno della concreta e quotidiana progettualità.
Di qui la necessità di un’etica universale ‘della cura’, come antidoto alle devastazioni ambientali e come indispensabile dimostrazione delle reciproche interdipendenze che caratterizzano il mondo contemporaneo.
Queste e tante altre le tematiche che Francesco Fistetti affronta in questo denso e articolato volume, che, anche in questa seconda edizione, si caratterizza per profondità di analisi e originalità delle proposte.
Un libro di cui si apprezza il ritorno, perché, evidentemente, se ne sentiva la mancanza, pienamente colmata, oggi anche dagli arricchimenti preziosi di cui l’Autore ci ‘fa dono’.
Anna Stomeo