IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

L’EUROPA NEL MEDIOEVO I TESTIMONI DELLA FEDE DI DIO

assedio-gerusalemme

assedio-gerusalemme

di Eliano Bellanova

Secondo San Giovanni Crisostomo sono testimoni della fede “coloro i quali conducono una vita virtuosa, benché non dicano nulla esplicitamente, rendono lode a Dio e spingono gli altri a lodarlo e a servirlo”.

I grandi testimoni del tempo più vicino al nostro sono: Padre Pio da Pietrelcina, Don Guanella, Don Orione, Madre Teresa di Calcutta, il dottor Marcello Candia, che esitò tutti i suoi beni ed emigrò in Brasile, l’Abbé Pierre, Don Zeno Saltini (fondatore della città di Normadelfia, dove l’unica legge è la fratellanza); Don Lorenzo Milani (che allarga i confini della Chiesa tradizionale per renderla universale); il gesuita Pierre Thailard de Chardin (ha collegato e affiliato la religione alla scienza e alla cultura laica); padre David M. Turoldo (con la sua opera di evangelizzazione e con la sua operatività nel campo della cultura); i martiri dei lager nazisti e di altre dittature: Bonhoeffer, Oscar Romero, Albert Schweitzer (con la sua opera umanitaria nel Lambaréné); Martin Luther King (ucciso a Memphis nel 1968, perpetuando la lunga scia dei delitti compiuti ai danni di grandi esponenti della società statunitense).

Infine moltissimi anonimi, che meriterebbero certamente di essere menzionati.

“Guardiamo i santi, ma non attardiamoci nella loro contemplazione. Contempliamo con loro Colui la cui contemplazione ha riempito la vita. Approfittiamo del loro esempio, ma senza fermarci a lungo, né prendere per modello questo o quel santo, ma prendendo da ciascuno chi solo è vero modello, servendoci così dei loro esempi, non per imitarli, ma per meglio imitare Gesù” (Charles de Foucauld).

I testimoni di Dio hanno avuto grande importanza per Giovanni Paolo II, perché, a suo parere, essi vanno al di là della pura religione e costituiscono la “vera ecclesia”, ossia la vera comunità.

Non si può pensare e supporre infatti che la religione sia soltanto “bigottismo” e recita di preghiere fine a se stesse.

Per Giovanni Paolo II la religione è applicazione e “quotidianità”, presenza, partecipazione e operatività.

Lasciarsi ghermire e irretire da “recite parrocchiali” non conduce da alcuna parte.

Le chiese, con la loro monumentalità, testimoniano infatti non l’esibizione della grandezza umana, bensì la manifestazione della reale presenza divina sulla Terra.

Anche l’arte è soggetta a cambiamenti e coniuga gioia e dolore. Nel volto dei santi del XX secolo insistono infatti tali espressioni, in una specie di astrattismo che non riproduce l’immagine in sé e per sé, ma la interpreta e la dona sotto una luce che rivela la presenza divina e ultraterrena.

LA CHIESA NEI SECOLI – Eliano Bellanova

OSPIZI E OSPEDALI DELLA CHIESA

Lo Stato nel Medioevo non ritiene suo dovere e obbligo l’assistenza-malattia.

Siamo nell’Anno Mille.

Allo Stato si sostituisce la Chiesa. Si edificano ospizi e ospedali retti da congregazioni adatte alla cura dei sofferenti.

Antecedentemente vi era una parvenza di cura dei pazienti e di essa si incaricavano i Monasteri, dove si producevano tisane, liquori e medicinali di origine vegetale (erboristeria).

I Monasteri sono, però, isolati. È lo sviluppo delle città, degli agglomerati urbani, che dà luogo alla creazione nelle stesse strutture di veri e propri ospedali.

Ovviamente si tratta di strutture adeguate ai tempi: cosa di un’ovvietà lapalissiana.

Non di rado nei pressi delle Chiese e dei conventi si edificano ospedali, che si strutturano sempre meglio, seguendo l’evoluzione dei tempi e lo sviluppo della Medicina.

L’ospedale fa parte della Casa di Dio. Ad esempio a Parigi vi è l’Hôtel Dieu, ubicato nel cortile di Notre Dame.

La struttura è sottoposta, nel tempo, a continue modifiche e adeguamenti.

Il “monaco coronato”, San Luigi IX, verso la metà del XIII Secolo, restaura radicalmente la struttura.

Inoltre ogni prete, prima di trapassare, “fonda” un letto nell’ospedale, destinando obbligatoriamente un lascito per la sussistenza in perpetuo di un malato e degli eredi (figli, nipoti, pronipoti, etc.).

L’Ordine religioso da più antica data operante nel settore è quello denominato degli “Antonini” (la cui sede centrale è Vienne, nel Delfinato, a partire dal 1095).

I prelati appartenenti a tale Ordine recano una “T” azzurra su tonaca nera.

Il Delfinato era stato colpito dal misterioso morbo definito “fuoco sacro”, prodotto dalla “claviceps purpurea” (fungo della segale, che induceva crisi demenziale, parestesia degli arti ed eruzioni cutanee nei punti più delicati, fino alla morte).

Due nobiluomini, guariti dalla malattia, attribuiscono la soluzione positiva del male ai buoni uffici di Sant’Antonio, uno dei santi più miracolosi che la storia ricordi.

I religiosi curavano il “fuoco sacro”, con metodi empirici e “riservati”. Occorre precisare che esso non è da confondere con il “fuoco di Sant’Antonio”, provocato dall’Herpes Zooster e ancora attivo presso tutte le popolazioni, comprese quelle occidentali, sia pure in via di attenuazione.

I religiosi vivono anche di elemosine, in gran parte destinate agli “Istituti Antoniani”.

Nei villaggi insiste la pratica di ingrassare (ogni persona per proprio conto) un maiale a pro degli Istituti ospedalieri. Da ciò nasce la dizione “porcello di Sant’Antonio” e di “Sant’Antonio del porco”.

Occorre precisare che, nel mentre i politici e i condottieri dell’epoca si dedicano alle guerre e alle contese con mire espansionistiche sempre più accentuate, la scienza, la cultura e la conservazione dei testi antichi sono a carico di Chiese, conventi e istituti religiosi, che divengono sedi di ricerca e di colossali biblioteche.

Da RELIGIONI E MEDIOEVO – opera in corso di Eliano Bellanova

L’IMPORTANZA DELLE DONNE

NELL’IMPERO ROMANO D’ORIENTE

Nell’Occidente e in particolare nell’Anno Mille le donne erano “elementi secondari” ed erano subordinate all’autorità maschile.

Ciò avveniva anche nelle sfere di potere, anche prima dell’Anno Mille.

Carlo Magno, gli Imperatori sassoni e carolingi non consideravano l’importanza delle loro consorti. Lontanissimi i tempi della first lady dei tempi odierni.

Nel Medioevo le sovrane, salvo rare eccezioni, non esistevano. Erano poco rappresentative e svolgevano le funzioni fisiologiche delle donne del popolo, sebbene godessero un tenore di vita di gran lunga superiore e potessero permettersi vari amanti, non suscitando alcuna reazione da parte del regale consorte o del feudatario o nobile che fossero. L’unica vera eccezione era costituita dalla Corte inglese, dove le donne esercitavano un’influenza rimarchevole o pervenivano a posizioni o incarichi di imperio.

Nell’antichità le cose stavano un po’ diversamente, e non solo per l’importanza che assunse la Regina Cleopatra.

Il Medioevo rappresenta invece un passo indietro nell’emancipazione femminile, specialmente con l’avvento di quei sovrani cavallereschi, che cavallereschi erano soltanto di nome.

A Costantinopoli, invece, la posizione della donna era molto diversa.

Mentre le donne occidentali erano prevalentemente ignoranti (ma perfino Carlo Magno fino a trent’anni lo era, e non si può neppure dire che successivamente acquisisse una cultura degna di tale accezione), le donne orientali bizantine accedevano alle scuole, e, se molte di loro non erano colte, certamente erano istruite. Spesso conoscevano il greco e il latino e, anche, qualche idioma locale.

Inoltre anche le donne del ceto medio e popolare avevano concrete possibilità di pervenire al potere, purché dimostrassero qualità adatte allo scopo o si cimentassero in una specie di cursus honorum in campo amministrativo. Ovviamente, come in tutti i tempi, esse accedevano alle alcove per una specie di legge del sesso, che ha sempre consentito a tante donne di pervenire a cariche e incarichi di grande responsabilità.

In ogni caso, le mogli degli Imperatori d’Oriente erano vere e proprie collaboratrici e svolgevano, non di rado, la funzione di “consiglieri” e di “Segretari di Stato”, esercitando notevole ascendente sui colleghi uomini.

L’esempio di Teodora è emblematico. Teodora era (ma non è accertato) figlia di un custode degli orsi del circo equestre più noto dell’Impero Romano d’Oriente.

Sposa dapprima un alto dirigente imperiale; quindi diviene amica e confidente del Senatore Giustiniano, nipote omonimo del celebre Imperatore.

Quando il Senatore è nominato Imperatore ha già fatto abolire allo zio il divieto di celebrare le nozze fra Senatori, attrici, cortigiane e popolane.

Teodora, in virtù di questa “legge”, assurge al ruolo di “Basilissa” ed è a pieno titolo collega del “Basileus”. Partecipa alle riunioni importanti del governo dello Stato, si interessa attivamente di politica e religione, di associazioni e diritti dei lavoratori, con la sensibilità femminile di cui gli uomini non dispongono o ai quali è totalmente sconosciuta.

Teodora è donna sensibile, intelligente, colta e virtuosa. Ai suoi tempi, forse mentalmente più civili ed emancipati dei nostri, è tenuta in grande considerazione, per cui il popolo si rivolge a lei per questioni importanti, non facendo ricorso al “Basileus”, sovente impegnato in fatti militari e strategici.

Teodora oggi sarebbe considerata un’arrivista, un’arrampicatrice sociale, una carrierista intrigante e, forse, una “mignotta impenitente”. Non sempre, dunque, l’evoluzione dei tempi significa crescita mentale e progresso intellettivo.

Come fosse di aspetto è cosa molto discussa. Certamente non era bella, ma pare che neppure Cleopatra lo fosse, ancorché gli epistemologi attribuiscano a entrambe un fascino muliebre incontestabile. Un po’ grassottelle, con il bacino basso (tipico delle donne del Sud), erano comunque in grado di suscitare l’attenzione degli uomini stimolandone gli appetiti sessuali. In ogni caso, i canoni della bellezza mutano nel tempo, per la qual cosa ci risulta difficile contestare il fascino di tante donne decantate per la loro “bellezza” in epoche trascorse.

Ad esempio, le donne degli Anni Settanta e Ottanta dello scorso secolo (XX) erano di gran lunga più belle e attraenti di quelle attuali. Erano curate, alte, slanciate e attraenti. Le donne del Duemila sono generalmente bassine, quasi prive di attrattive muliebri, scarsamente “ormonali”, “tecnocratiche” e coperte di tatuaggi che certamente non le esaltano.

Tuttavia, come detto, i canoni stilistici cambiano, i gusti anche e l’estetica ha flessioni non raramente inesplicabili.

Del resto, anche gli uomini costituiscono “l’alter ego” delle donne, per cui pronunciarci per un “breviario di estetica” è molto difficile e arduo.

Per giunta, oggi non si pensa più a sottilizzare sull’estetica. Altri aspetti sono preminenti o determinanti: denaro, successo, auto, ville e altri beni economici. Per questo l’aspetto fisico di uomini e donne è divenuto trascurabile. Inoltre lo scarso movimento fisico e l’uso eccessivo dell’auto produce scompensi fisici e fisiologici di vasta portate ed entità.

Orbene, le donne dell’epoca di Teodora erano basse, con le gambe corte e tozze e con il bacino grasso e basso. Erano, tuttavia, ritenute “l’emblema della procreazione”, poiché la loro circonferenza addominale era ritenuta sinonimo di capacità procreative e di “utero efficiente”.

“Dio salvi l’Augusta” – si diceva nell’Impero Bizantino, precorrendo il “Dio protegga la Regina”, il “Dio salvi la Regina”, come negli auspici britannici di epoche più prossime.

La “Basilissa” era solo moglie del “Basileus”? No: essa era collega a pieno titolo.

Altro esempio di grande “Regina” d’Oriente è l’Imperatrice Irene.

Questa singolare Imperatrice, nel 788 e dintorni, invia per tutto l’Impero dei messi in veste di pronubi, per “scovare” ragazze adatte al figlio Costantino VI.

Esse dovevano rispondere a canoni stilistici stabiliti da lei, compresa la misura del piede (come nella favola di Cenerentola, verosimilmente ispirata da episodi reali). Forse, seppur non sempre, ciò che diviene leggenda è stato prima realtà.

Con le istruzioni di Irene i “messi” trovano la moglie adatta al futuro Imperatore. Si tratta di Maria, figlia di tale Filante, di origini popolane. Diverrà la “Basilissa”, sposa di Costantino VI.

Le avvisaglie del sistema orientale si hanno molto tempo prima (circa tre secoli e mezzo prima). La ventenne Atenaide, figlia diseredata di un docente universitario di Atene, è ritenuta dall’Imperatrice Pulcheria, donna adatta al fratello Teodosio II, che del grande Teodosio I aveva ben poco.

Nel Quarto Secolo l’Impero d’Oriente è prospero, mentre l’Impero d’Occidente è in crisi irreversibile e al lumicino.

Atenaide diviene Eudossia (o Eudocia) e sposa Teodosio II. Sarà un’ottima Imperatrice e, fra l’altro, procederà alla riorganizzazione dell’Università di Costantinopoli, che diverrà la più importante dell’epoca.

Occorre precisare che la consuetudine delle donne di mutare nome nell’ascesa al trono o a seguito del matrimonio con Re e Imperatori, diverrà una caratteristica stabile. Citiamo, nell’epoca nostra, il caso di Alice d’Assia Darmstadt, che, divenuta moglie dello Zar Nicola II, assumerà il nome di Alexandra Fëdorovna Romanova, che, trasmettendo l’emofilia al figlio Alexej, condizionerà il futuro della Russia, fino alla Rivoluzione bolscevica del 1917.

… ma questa è un’altra storia.

RELIGIONI E MEDIOEVO – opera in corso di Eliano Bellanova


Rivista online Il Pensiero Mediterraneo - Redazioni all'estero: Atene - Parigi - America Latina. Redazioni in Italia: Ancona - BAT - Catania - Cuneo - Firenze - Genova - Lecce - Marsala - Milano - Palermo - Roma - Trieste. Copyright © All rights reserved. | Newsphere by AF themes.