“L’EQUILIBRIO DI BEN-ESSERE”: FAMIGLIE DISFUNZIONALI – a cura di CIPRIANO GENTILINO
La famiglia, in una prospettiva sociopsicologica, è un concetto complesso che si estrinseca in modelli strutturali e relazionali relativi ai mutamenti sociali e culturali.
Storicamente transita dalla famiglia patriarcale alla famiglia nucleare e alle c.d. nuove famiglie mono-genitoriali, alle coppie dello stesso sesso, alle famiglie queer.
Cambiamenti che non modificano né la centralità della famiglia nella dinamica delle diverse culture sociali né l’importanza della comunicazione, da intra a extra familiare e viceversa, nella analisi delle possibili disfunzioni.
Cambiamenti e centralità che, con la loro complessa interazione, acquistano una particolare importanza se correlati all’ attuale significativo aumento di interventi per assistenza psicologica (ansia, depressione, disturbi borderline) a partire dalle restrizioni delle relazioni sociali durante il periodo Covid.
La convivenza obbligata in uno spazio-tempo definito e non modificabile ha rappresentato infatti quello che potremmo chiamare uno stress-test intra-familiare che ha favorito l’emergenza di disfunzioni relazionali e psicologiche che prima trovavano le possibili modalità di risoluzione in spazio-tempo più aperti e modificabili e quindi più flessibili.
Disfunzioni che, piuttosto che una eccezione, sono la norma, in quelle che si suole definire famiglie disfunzionali, caratterizzate dalla incapacità di adeguarsi ai cambiamenti e quindi di essere flessibili, mantenendo il rispetto degli individui e delle regole gruppali in una atmosfera realmente empatica.
Ambienti familiari conflittuali e dis-comunicanti che possono essere cause o concause di disturbi psicologici, in modo particolare, per bambini e adolescenti.
Ma quali sono le cause psicologiche e sociologiche alla base della dis-funzionalità?
Tra le cause psicologiche individuali emergono i traumi infantili dei genitori che possono, inconsapevolmente, perpetuare un ciclo di abuso o di non attenzione ai bisogni dei figli e in generale una incapacità a stabilire legami affettivi sani.
Ma non secondari sono sia disturbi psichici come condotte borderline e narcisistiche con imprevedibilità, aggressività e manipolazione sia disturbi legati alle dipendenze da droghe e gioco d’azzardo dove la dose diventa primaria rispetto ai bisogni degli altri.
Certo non mancano le cause sociali.
Tra queste, spesso non presa in sufficiente considerazione, c’è una aspettativa del gruppo familiare troppo rigida con conseguenti giudizi, critiche, conseguente depressione e svalutazione del sé ma fondamentale resta la tensione creata da disoccupazione e povertà che portano ad isolamento sociale in assenza o non sufficienza di una rete di protezione sociale.
Dalla instabilità relazionale allo stress sociale quindi che, come si può facilmente immaginare, costituiscono le basi disarmoniche di una rete relazionale che non può dare quel livello di sicurezza e serenità presupposto per una relazione familiare empaticamente costruttiva.
Non può senza un auto-aiuto consapevole o senza presa in carico psicologica.
I meccanismi psico-comportamentali che, anche inconsciamente, si attivano infatti sono in grado di auto-attivarsi patologicamente o come, si usa dire attualmente, in maniera tossica.
Vediamone alcuni comuni a disfunzionalità con cause ed esiti diversi.
La più semplice è la triangolazione nella quale due membri della stessa famiglia si alleano contro un terzo creando tensioni attraverso una costante manipolazione.
Le alleanze, inoltre, si modificano e tutta la comunicazione può diventare triangolata con la conseguenza di ritrovarsi tutti invischiati nel magma della con-fusione perdendo lo spazio individuale e rischiando, quindi, episodi di fuga o di aggressività.
Altro comune meccanismo è l’attivare un blocco comunicazionale verso un membro della famiglia causando una condizione di muro contro muro quotidiano molto stressante ed emotivamente coinvolgente e, ancora una volta, in grado di determinare gravi esiti in aggressività fisica per esasperazione e spinta ad una azione risolutiva finale.
Non si può non fare cenno anche alle situazioni nelle quali si mette in discussione la salute mentale di un familiare e la sua stessa percezione della realtà.
Come si può vedere sono schemi semplici ma al tempo stesso particolarmente tossici che hanno come conseguenza atmosfere familiari poco armoniche che transitano dalla eccessiva inter-dipendenza soffocante alle relazioni tanto aperte da creare uno squilibrio dei sentimenti di appartenenza e dei relativi ruoli .
Appartenenza, ruoli e rispetto che sono però una valida protezione verso gli abusi siano essi verbali, emotivi o fisici.
E’ evidente quindi che riconoscere questi segni e questi schemi “tossici” è importante perché è il primo passo verso una consapevolezza di disturbo e richiesta di aiuto psicologico e verso una psicoterapia individuale o familiare.
In termini di auto-aiuto e quindi di consigli per un percorso di benessere vanno invece presi in considerazione la determinazione dei confini personali e dei confini sani, favorenti cioè l’interazione familiare e la fluidificazione emotiva e affettiva.
Stabilire con sé stessi e con gli altri componenti della famiglia un confine sano è infatti fondamentale per proteggersi e affermare la propria identità anche se non sempre è facile e può necessitare, nelle fasi iniziali, di un costante impegno e di un costante adeguamento.
Fondamentali in tal senso sono imparare a dire no e il mantenimento del rispetto verso gli altri oltre che ovviamente verso sé stessi.
La vera insidia, per la quale è meglio ricorrere ad un atto esterno, è il sentirsi egoisti con il conseguente senso di colpa.
Ma la attenzione a chiedere il possibile, pur mantenendo la direzione del viaggio intrapreso, e la costante ricerca di una empatia rispettosa sono i veri punti cardini ai quali costantemente riferirsi oltre a quella com-passione verso l’altro che diventa così obiettivo ed esempio.