Lecce ricorda Pier Paolo Pasolini nel centenario della sua nascita
di Anna Maria Nuzzo
Non tutti sanno che quaranta anni fa – esattamente il 21 ottobre del 1975 – Pier Paolo Pasolini venne a Lecce per tenere, presso il liceo classico “Palmieri”, quella che sarà la sua ultima conferenza: pochi giorni dopo, infatti, sarebbe stato ucciso all’Idroscalo di Ostia.
Dal 5 marzo, in occasione del centenario della sua nascita, il Palazzo Turrisi di Lecce ospita al proprio interno una mostra fotografica dedicata al poeta e attraverso la quale si raccontano i luoghi e gli incontri più importanti di parte della sua vita.
Il percorso è ideato dal regista Agostino De Angelis e organizzato dall’Associazione Culturale Archeo Theatron.
Osservando le foto esposte, riesce facile e alquanto spontaneo immaginare di percorrere quei luoghi a bordo di una Fiat 1100, quella con cui Pasolini ha viaggiato in tutta Italia, arrivando fino al nostro Salento, della cui terra rimase profondamente affascinato: “conosco bene il Nord ma avevo poco considerato il Sud”.
È stato un percorso lungo, racconta il fotografo Valerio Faccini mostrando le foto di tutti i quartieri di Roma in cui Pasolini era stato e aveva vissuto, a partire dalla prima delle sue cinque case. Arrivato a Roma negli anni ‘50, aveva da subito amato le borgate, le periferie, le trattorie della capitale e la compagnia di persone semplici con le quali potersi trattenere a parlare.
In questo viaggio immaginario ci si imbatte in molti personaggi famosi del tempo, come Anna Magnani, Antonio De Curtis (Totò), Maria Callas, Franco Citti, Aldo Moro, etc.
Una lunga sezione è dedicata ad alcune foto scattate a Matera durante le riprese del Vangelo secondo Matteo, fino ad arrivare ad altre riguardanti il suo soggiorno in Salento, in particolar modo quelle di una fabbrica di tabacco di Calimera.
Dalle foto si vede che nello scantinato della fabbrica tra i tanti ad accoglierlo c’erano anche il musicista Roberto Licci – del Canzoniere Grecanico Salentino – e cantori popolari come Cosimino Surdo.
Pasolini ascoltava la loro musica in silenzio, chiedendo di tanto in tanto chiarimenti riguardo alcune parole. Rimase colpito e profondamente affascinato quando gli venne fatta ascoltare la melanconica “Aremu rindineddha”, uno dei canti più conosciuti della tradizione grecanica salentina, scritto dal calimerese Giuseppe Aprile. È un canto di emigrazione, in cui la voce narrante chiede ad una rondinella: “chissà mia rondinella, da dove stai arrivando, quanti paesi e quanti luoghi hai attraversato. Se sapessi che sei passata vicino alla mia terra, quante cose ti chiederei di dirmi”.
Le foto inserite nell’articolo, sono state da me scattate durante la mostra fotografica che sarà possibile visitarla fino al 27 Aprile 2022.