Le memorie dimenticate su Socrate
di Pompeo Maritati
Di Socrate si conoscono la vita, la condanna e la morte, ma non la dottrina. Il padre della filosofia non ha lasciato scritti: del suo pensiero si hanno solo testimonianze indirette. Il ritratto sarcastico d’un Socrate sofista nelle Nuvole di Aristofane dice poco sia della figura storica che della sapienza socratica.
Ciò che sappiamo di Socrate è tratto dalle testimonianze di Senofonte, Platone e Aristotele. Dopo la sua morte, i suoi due discepoli dedicheranno diverse opere al maestro. Entrambi scriveranno una Apologia di Socrate e un Simposio. Platone ne darà una rappresentazione piuttosto idealizzata nei dialoghi. Senofonte gli dedicherà invece un libro di memorie: i Detti memorabili di Socrate.
Senofonte fu allievo di Socrate, soldato della spedizione di Ciro il Giovane, storico della guerra contro Artaserse re di Persia. Scrisse l’Anabasi e le Elleniche. Tra le opere politiche basti ricordare il Gerone, la Ciropedia e La costituzione degli spartani.
Dei tre scritti socratici di Senofonte, i Memorabilia sono il testo più accurato e più interessante per la ricostruzione della figura di Socrate. I Memorabili hanno goduto di vasta popolarità in età ellenistica e di grande fortuna nella tradizione stoica, ma sono stati spesso considerati inferiori ai dialoghi platonici e per questo, a torto, trascurati.
Nell’Ottocento sono stati rivalutati da alcuni grandi pensatori tedeschi, come Hegel, di cui riportiamo il ponderato giudizio: «circa la personalità e il metodo, in generale l’esteriorità della conversazione socratica, dobbiamo a Platone un ritratto di Socrate molto esatto e forse più fine, ma circa il contenuto del suo sapere e la maturità del suo pensiero dobbiamo attenerci di preferenza a Senofonte».