LE LUCI DELL’EAST END
Di Mario Giangrande
LONDRA TRENDY. Superato l’ultimo ponte sul Tamigi, l’ottocentesco Tower Bridge, si entra in un vivace laboratorio culturale. Era il quartiere più degradato, oggi è la zona più alla moda della capitale inglese.
L’East End sordido e straccione di Londra era il ventre, l’underworld, della città che Conan Doyle in Uno studio in rosso, primo romanzo di Sherlock Holmes, definiva “il grande immondezzaio dove tutti gli sfaccendati ei fannulloni dell’Impero si riversano irresistibilmente “. Dove gli immigrati cinesi, i marinai indiani, i sik con baffi e turbante, arrivano a frotte dai confini del Commonwealth.
Oggi è la zona più alla moda della capitale inglese che ha soppiantato Notting Hill e Portobello nella mitologia metropolitana. Le vecchie case cadenti e i magazzini lungo il Tamigi sono diventati loft di lusso, occupati da giovani manager. Anche l’icona delle icone del cinema inglese, ovvero James Bond, ha fatto una rutilante incursione tra i grattaceli dell’Isle of Dogs, sul Tamigi, per la sequenza d’apertura dell’007” il mondo non basta”. L’East End londinese si stende su un’area vastissima che ha come confine metropolitano la Torre di Londra e il faraglione del Tower Bridge, giù lungo il Tamigi fino oltre la cupola del Millennium Dome.
Fino agli anni settanta l’area conservava ancora i tratti di un paesaggio urbano segnato da un’archeologia industriale costellata di fabbriche di birra diroccate, fornaci in disuso, fonderie abbandonate. Erano ancora vive le memorie, non solo letterarie, dei bassifondi dove filantropi ed eserciti della salvezza ottocenteschi si tuffavano negli abissi della prostituzione e dell’alcolismo. Vi aleggiava, con la nebbia umida del Tamigi, la lugubre fama della banda dei Krays, le testimonianze di queste miserie e di altri orrori si trovano al museo del Royal Hospital, dove lo scheletro di Joseph Merrick, ovvero “l’uomo elefante” reso celebre dal film di David Lynch, è custodito come la reliquia di un passato terribile e segreto.
Dal 1996, con i piani di recupero edilizio da parte del Comune di Londra e di imprese private, è partito un progetto per attirare investitori e visitatori, dando vita ad una metropoli parallela, eterogenea, dove si concentrano le nuove tendenze dell’arte, della moda e del costume.
Una delle istituzioni antesignane resta la Whitechapel art Gallery, fondata nel 1901 da Samuel Bernet con il proposito di diffondere la cultura tra le classi meno abbienti, che ha festeggiato il 12 marzo 2001 il suo centenario e che mantiene vivo lo spirito del fondatore. Un’oasi verde in mezzo al traffico di Kingsland e il parco dell’antica casa di riposo trasformata nel Geffyer Museum, in cui l’esposizione permanente di 500 anni di storia dell’arredamento inglese si affianca a mostre temporanee come The House Beautiful, dedicate a Oscar Wilde e al movimento estetico.
Nei quartieri di Shoreditch e Hoxton si incontrano tutte le giovani firme, inglesi e non solo, dell’arte e del design. Nel mezzo di Hoxton Square svetta il Lux Center, cinema d’essai e galleria d’arte, scuola di cinema, luogo prediletto dagli intellettuali più giovani e arrabbiati.
Sulla Brick Lane, soprannominata “Banglatown “per l’alta concentrazione di ristoranti indiani e bengalesi, per l’affollatissimo mercato etnico domenicale e per le vetrine, si affacciano i capannoni dell’ex birreria Truman, nei quali ogni sera s’accendono le luci del Vibe Bar, ritrovo molto à la page.
Da quando le strade dell’East End hanno perso la loro aura malfamata, le accigliate executives della City si mescolano alle casalinghe di colore tra i banchi del Petticoat Lane Market consumando lunch a base di spiedini d’agnello tra le bancarelle di libri e vestiti usati dell’Old Spitalfields.
Per la birra serale c’è lo Spitz , un caffè che di notte si trasforma in Jazz-club, ma il centro della vita notturna è lungo il Tamigi, a Butler’s Wharf, fino a pochi anni fa uno dei docks più desolati. Sulle banchine tirate a lucido si stendono le terrazze di ristoranti e bar di gusto raffinato; nelle corti interne, vetrine di lusso e gallerie d’arte come il museo del design.
Su un canale più a nord, a Bow Wharf, altro vecchio attracco, un caffè fitness-club molto stylish, il Fitness First si affianca a un comedy-cafè di tendenza, il Bar Risa and Jongleurs, trampolino di lancio per star televisive. Da Fossa, bar alla portata di non tutte le tasche, e da Fish, negozio-ristorante di pesce, fino al tramonto tintinnano bicchieri e forchette.
E’ la nuova vita del porto di Londra, abbandonato negli anni sessanta e risvegliatosi in una scenografia versione britannica di Manhattan, con palazzi e torri di vetro come quella del tycoon Repert Murdoch e le spire della ferrovia sopraelevata a circondare il grattacielo più noto della città, il Canary Wartf Tower.
L’Isle of dogs, che in origine serviva da pascolo per pecore e mucche, sta diventando il secondo cuore finanziario della capitale. Tra le querce degli Island Gardens il panorama ritorna improvvisamente rassicurante, col più classico dei paesaggi urbani di Londra, le architetture imperiali della Scuola Navale e del Museo Marittimo sull’altra riva del fiume e, in fondo la cupola dell’Osservatorio di Greenwich che si inabissa nelle ombre del tramonto.
Chi non ha la vocazione della vita notturna si concede all’alba una sortita sul West India Quay, dove approdavano le navi cariche di sete e spezie dall’oriente e dove dal 1982 è stato trasferito il più antico mercato ittico della città. Al Billingsgate Fish Market, ora aperto al pubblico, si smistano tonnellate di pesce. Qui si consuma il più ineffabile dei piaceri: far colazione tra i vapori bollenti di zuppe, caffe tè, tirando fuori dall’indecifrabile gergo degli scaricatori le storie dei personaggi ritratti nelle vecchie fotografie sbiadite che tappezzano le pareti del mercato.
Nomi, volti e memorie dimenticate di quello che è stato l’East End di Londra, il cuore tenebroso di una città che sta cambiando in fretta.
Notizie utili: Per informazioni, British Tourist Autority, a Roma Via Nazionale 230. Tel. 06 4620221; a Milano, Corso Magenta 32 tel. 02 72010078