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Le celebrazioni per l’Immacolata a Gallipoli: storia, tradizioni e il programma della festa

immacolata gallipoli

di Alessandra De Matteis

Ha preso il via giovedì 28 novembre, nell’omonima confraternita gallipolina di cui è priore Antonio Maggio, la novena in preparazione della solennità di Maria SS.ma Immacolata, con un ricco calendario di eventi religiosi e civili.

Benché il dogma dell’Immacolata Concezione sia stato proclamato solo in tempi relativamente recenti, ossia nel 1854 da Papa Pio IX, è sempre stata molto forte la venerazione di Maria sotto questo titolo.
Esso afferma il concepimento della Madonna senza peccato originale: non è superfluo sottolinearne il significato, poiché è piuttosto diffusa l’erronea convinzione che esso riguardi il fatto che la Madre abbia concepito il Figlio senza conoscere uomo.
Il canto comunemente conosciuto come “Tota pulchra”, che risale al IV secolo ed è utilizzato come antifona dei primi e secondi vespri della solennità, con le parole “et macula originalis non es in te” sin dalla prima strofa ne specifica invero l’effettivo contenuto e dimostra anche come, in realtà, fosse diffusissimo il culto di Maria nata senza macchia molto prima che ne venisse ufficializzata la verità indiscussa.

Come riportato nel volume “Arte e devozione a Gallipoli. L’Oratorio e la Confraternita dell’Immacolata” di Elio Pindinelli e Mario Cazzato, edito nel 2002, la prima attestazione dell’esistenza della Confraternita risale al 1600, nel corso della visita pastorale del vescovo Capece, quando però aveva sede nell’altare dedicato, all’interno della chiesa di S. Francesco d’Assisi.
Fu solo nel 1720 che i riformati svincolarono la Confraternita da quella collocazione certamente poco comoda per lo svolgimento di uffici e rituali, consentendo al sodalizio di costruire un vero oratorio in alcuni stanzoni del convento, i cui lavori terminarono prima del 1728.
Nel 1767 il rettore padre Bonaventura da Gallipoli, anche in rappresentanza dei riformati, e gli ufficiali della Confraternita stipularono un contratto con il quale si stabiliva la cessione, esclusivamente in uso, di un piccolo giardino all’interno del monastero dove la congregazione avrebbe potuto costruire un oratorio più grande.
L’autonomia totale della confraternita dai padri francescani arrivò solo nel 1862, in seguito alla soppressione sabauda dei conventi, quando un ordine del Prefetto autorizzò che la vecchia porta di accesso dal chiostro potesse essere murata e fossero aperti i nuovi accessi dell’oratorio – come oggi li conosciamo – sulla pubblica via.
Dell’influenza francescana è certamente rimasta traccia nell’abito della confraternita, tradizionalmente associata alla categoria di lavoratori dei muratori.

statua dell'Immacolata nell'omonima chiesa di Gallipoli

E a proposito di tradizioni, sono molte quelle legate alla festa dell’Immacolata.
Fino a circa la metà degli anni ‘90 la statua della Madonna, di pregevole fattura in cartapesta che alcuni attribuiscono al Malecore, altri al De Lucrezi, ma che non reca alcuna firma e non dà certezza né sul suo autore né sull’anno esatto di realizzazione, veniva portata in processione durante la notte tra il sei e il sette dicembre, vigilia della solennità. Si partiva alle tre del mattino dalla chiesa confraternale e si percorrevano prima le vie del centro storico, portando la statua in spalla; giunti all’altezza del ponte che congiunge il centro storico alla città nuova, veniva posta su un furgoncino accuratamente e solennemente addobbato per l’occasione con panni e drappeggi, e si proseguiva accompagnati dalle note della pastorale che cullavano quanti venivano svegliati dal sonno dal suono del tamburo che ne annunciava l’arrivo. Il simulacro veniva poi ripreso in spalla sulla via del ritorno dai c.d. “caricatori”, che avevano seguito l’intero percorso, nei pressi della fontana antica.

Per diverso tempo è invalsa l’usanza secondo cui, al rientro della processione, nella sagrestia i confratelli e il consiglio di amministrazione si riunivano per consumare un pesce fritto, il grongo, il quale per la sua conformazione richiama il serpente che Maria schiaccia sotto i suoi piedi, secondo l’iconografia che riprende il passo 3,15 della Genesi:

“Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.

E proprio la testa del pesce era riservata al priore, capo, appunto del sodalizio.
Il resto della città, come ancora oggi avviene, interrompeva il digiuno prescritto per quel giorno consumando la puccia, un panino dalla mollica consistente, farcito con tonno, capperi, acciughe e olio: apparentemente banale, qualunque gallipolino confermerà che un identico pasto, consumato in un giorno ordinario, non ha il sapore che ha durante il pranzo del 7 dicembre.

Più recentemente, la processione si tiene nel pomeriggio della vigilia, accompagnata come storica consuetudine nell’ultimo tratto dalla Confraternita di S. Maria degli Angeli che effettua il tradizionale “ssuppiju”, ossia l’inserimento, all’interno di una processione, di una confraternita ospitata dalla titolare, alla quale è legata da particolare vincolo di amicizia e fratellanza.
Molto particolare, in occasione di ogni ssuppiju, è il gesto che il correttore, ossia il confratello che dirige e mantiene l’ordine della processione, compie dopo aver scambiato il saluto con il suo ospite omologo, consegnandogli il “bordone” ed in tal modo anche la responsabilità della stessa.

Suggestive e ricche di pathos anche le tradizioni musicali gallipoline legate alle celebrazioni liturgiche dell’Immacolata. Come si legge nel libro di Luigi Solidoro dal titolo “Musica natalizia a Gallipoli e dintorni” :

Nei giorni precedenti la ricorrenza dell’8 dicembre, nelle chiese si svolge il solenne Novenario in onore dell’Immacolata concezione, caratterizzato dall’antico rituale dello Stellario che contempla i privilegi della Madonna e che, traendo spunto dai versi del libro dell’Apocalisse 12,1-2, fa riferimento alla corona con dodici stelle posta sul suo capo.

Tradizionale canto dello Stellario è il famoso “O Concetta Immacolata”, il cui testo, costituito da strofette incentrate sulle virtù mariane, risulta essere lo stesso in molte zone d’Italia, mentre la musica è sempre diversa, composta da autori locali dei quali, nella maggior parte dei casi, si è persa la memoria. Diverso è il caso delle città di Gallipoli e Taranto, che di questo canto, oltre alla musica, hanno anche testi differenti

A Gallipoli, l’antico rituale della Novena per l’Immacolata, in salda continuità col passato, prevede, prima della celebrazione liturgica, il canto delle Litanie in pastorale, la lettura dello Stellario intercalato dal canto delle strofette, ed infine la preghiera cantata del Tota pulchra, su antica melodia anch’essa anonima, di chiara derivazione greco-ortodossa. Nel preciso istante in cui vengono intonate le parole “Oh, Maria! Virgo prudentissima” si raggiunge il momento più intenso e ricco di pathos, evidenziato dal suono del campanello liturgico che riecheggia nell’aria e dall’accensione delle dodici stelle presenti sull’arco dell’altare.

Di seguito, il programma per questo anno 2024, nel 170esimo della proclamazione del dogma, che non mancherà di regalare alla città aria di festa, tra molti appuntamenti: un omaggio floreale alla stele dell’Immacolata in Piazza XXIII, la pastorale gallipolina per le vie della città, un momento di degustazione delle tradizionali pittule, un concerto di musica sacra a cura del M° Luigi Solidoro, il mercatino di prodotti dolciari e manufatti natalizi, l’esibizione degli zampognari e, infine, uno spettacolo pirotecnico a conclusione della festa.

programma festa dell'Immacolata 2024 a Gallipoli

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