L’attualità dell’amore nel pensiero e nelle opere di Max Scheler di Lidia Caputo
“Chi con animo sereno si guarda intorno, apprende quanto l’amore edifichi” W. Goethe
“Amore è il movimento nel quale ogni oggetto e individuo portatore di valori perviene ai livelli più alti per esso e per la sua scelta ideale”[1] . “L’amore dell’uomo è solo una particolare variante di questa forza universale che agisce in ogni cosa e per mezzo di ogni cosa . L’amore è sempre un divenire, un crescere, un dilatarsi delle cose verso la loro immagine originaria riposta in Dio, il quale è onnisciente, onnipotente e onniamante , tutte le essenze sono in Lui, eternamente pre-amate e pre-pensate.[2] Questo amore si realizza nella storia umana tramite l’incarnazione di Cristo, il quale non rivela semplicemente l’amore divino, ma lo testimonia nella relazione con gli esseri umani che culmina con la sua passione e con il suo supremo sacrificio[3].
In questo compenetrarsi delle cose umane e divine nella pienezza di un Amore oblativo e incondizionato, Max Scheler , seguace di Edmund Husserl e iniziatore del circolo fenomenologico di Monaco, fondatore insieme a Helmuth Plessner e Arnold Gehlen dell’antropologia filosofica, porta alla luce il significato ontologico dell’amore.
Nel saggio La posizione dell’uomo nel cosmo Scheler sostiene che ciò che distingue l’uomo dall’animale non è l’intelletto, né la capacità rappresentativa, di calcolo o espressiva, bensì la sua tendenza a oltrepassare se stesso, i suoi interessi personali, i suoi impulsi, i suoi piaceri, per aprirsi agli altri secondo un disegno intenzionale definito Ordo amoris[4] (sistema-amore) . Esso è costituito da un insieme dinamico di valori personali e universali che caratterizzano i sentimenti, le emozioni, le azioni e le valutazioni con cui ci relazioniamo con gli altri. Questi principi si dispiegano dal livello sensoriale (gioia, dolore, sofferenza) ai gradi successivi nell’ ambito civile, culturale, estetico e religioso. L’empatia (Einfủhlung) e l’“etica dei valori”, che costituiscono il fil rouge della riflessione husserliana fino alla Crisi delle Scienze Europee e la fenomenologia trascendentale[5], sono ulteriormente scandagliate nella complessità delle loro manifestazioni dall’acutezza critica del Nostro.
L’indagine di Scheler ha come punto di partenza la conoscenza dell’uomo come essere vitale (Vitalwesen), sottoposto alle leggi della natura e poi come essere spirituale (Geistwesen) che supera il proprio io nella sua tensione verso l’alterità e la trascendenza. Tra il microcosmo dell’uomo e il macrocosmo del creato scaturisce un’intima comunicazione che diviene anche legame intersoggettivo empaticosu cui si fonda la convivenza umana . L’empatia, per Scheler, ha comunque dei limiti perché si inscrive nell’ambito dei rapporti familiari ed amicali. Affinché la persona consegua la pienezza dell’essere, deve attuare un’ulteriore trascendimento di sé attraverso l’amore, il legame incondizionato con un altro essere insieme al quale scopre il senso dell’esistenzaumana.
L’amore disinteressato e incondizionato ci dischiude all’altro nella dimensione fisica e spirituale, corporea e al contempo trascendente, così da superare talvolta i limiti spazio-temporali e di abbracciare, sia pure per un attimo, l’Infinito.
Allo Ṻbermensch nietzschiano, Scheler contrappone come meta finale del suo itinerario sapienziale l’intuizione dell’Assoluto verso cui l’uomo tende con l’insieme di valori e atti che, trascendendo l’individualità, connotano la sua intersoggettività.
I vari stadi dell’evoluzione intellettuale e spirituale dell’uomo costituiscono il presupposto per la fondazione di una nuova etica , quella dell’ “ Ordo[L1] amoris”e di una nuova umanità[6].
Alcuni studiosi hanno individuato nella riflessione di Scheler e dell’altro importante fenomenologo e sociologo tedesco Georg Simmel[7] un’affinità con la concezione dell’amore nel Simposio di Platone. Questi farebbe intravedere in nuce l’essenza dell’amore autentico nella tensione inesauribile verso la bellezza, il superamento delle apparenze mondane e l’idea del divino[8]. Tuttavia, lo stesso filosofo greco ammette che non è in grado di far comprendere teoricamente come Eros sia “il più beato, poi il più bello e il migliore di tutti gli dei” [9], così giusto, sapiente, temperante da rendere simile a Lui, chiunque Egli tocchi, suscitando e donando a tutti l’inclinazione per le cose belle e buone[10]. Platone, riferendo il discorso di una sapiente donna di Mantinea di nome Diotima, narra come per mezzo di Eros, gli esseri umani entrino in contatto con gli esseri soprannaturali, elevandosi fino alla condivisione, tramite la filosofia e le arti poetiche, della bellezza, della bontà, della saggezza[11].
Nel suo saggio Amore e conoscenza Scheler confuta la natura intellettualistica dell’Eros platonico, che consisterebbe in un passaggio da un grado inferiore di conoscenza ad un livello superiore di sapienza in grado di cogliere l’essenza dell’uomo[12]. In tal modo, sostiene il filosofo tedesco, Platone subordina la realtà ad un ordine epistemico, come passaggio da una condizione di ignoranza identificata con il “non essere” ad una partecipazione all’ “essere”, che identifica con la conoscenza dell’idea dell’Amore. Inoltre l’eros platonico è energia vitale che potenzia il singolo soggetto, ma non è associato alle altre manifestazioni dell’amore come agape e filìa che, promuovendo nel soggetto il superamento dell’atteggiamento solipsistico, lo introducono ad una dimensione intersoggettiva e comunicativa dell’amore, come dono del proprio essere nella duplice direzione umana e trascendente.
Nella concezione del pensatore tedesco il primo atto d’amore avviene attraverso l’iniziativa divina, ma non riguarda solo l’individuo sapiente, bensì l’intera umanità: in antitesi alla concezione platonica, di natura individualistica, la salvezza proviene dall’incommensurabile amore per tutti gli uomini da parte di Dio, che non esita a far incarnare il proprio Figlio nella fragilità della carne umana per redimerla dal male. Un’altra significativa dicotomia tra l’essenza dell’amore platonico e quello delineato da Scheler, consiste nel fatto che la visione dell’Eros platonico riguarda il mondo delle “idee”, mentre l’amore nel filosofo tedesco si realizza nelle strutture del mondo della vita (Lebeswelt) come il sommo valore, che condiviso tra individui diversi ma solidali, porta a pienezza l’umanità [13].
Quando osserviamo l’evoluzione della nostra stessa esistenza, constatiamo che fin dalla fase prelogica, il bambino avverte non solo la gioia di essere amato, ma anche di ricambiare con tutto il suo essere questo amore verso la madre e le altre persone che lo circondano. Nell’estendere la sua disamina all’intera vita affettiva, Scheler rivaluta nei suoi ultimi scritti la dimensione istintiva e fisica e dell’ Eros che si sublima nel dono reciproco di un sé che si dischiude all’ agape, allo stupor mundi, alla sapienza divina. Se in precedenza il filoso tedesco aveva contrapposto la potenza immanente dell’eros al valore trascendente dell’agape, ne La posizione dell’uomo nel Cosmo, teorizza l’intima convergenza dei due principi nella concezione dell’eros agapico, che riflette l’apertura dell’amore individuale ad una dimensione universale e cosmica [14].
L’amore, difatti, attiva un processo generativo di risposte positive al bene da cui ha origine un movimento di espansione che dal piano individuale ed emozionale si estende alle altre creature e all’intera società. La sfera affettiva del soggetto è il microcosmo in cui si fa esperienza dei valori ontologici e morali che costituiscono il mondo. Sulla dialettica tra dimensione soggettiva ed oggettiva dell’amore, Scheler fonda un ordre du coeur’, una scala ideale, definita “Ordo Amoris” che orienta eticamente i comportamenti e l’esistenza dell’essere umano [15] .
A differenza di Kant che aveva posto la questione etica come alternativa tra “dovere” e “piacere”e che condizionava con l’imperativo categorico l’unicità del soggetto, Scheler sostiene che non è il “dovere” a costituire il fondamento dell’etica, bensì il “valore” che ha il primato sul “dovere”. I valori non sono oggetti di attività teoretica, bensì di un’intuizione emozionale, che rende l’uomo capace di percepire il fascino di uno sguardo, la grazia irripetibile di un gesto, la magia dell’alba. In tal modo Scheler porta alla luce “una sfera di valori universali”, su cui fonda un’ etica non più formale e prescrittiva, ma di natura intenzionale, volitiva, autocosciente e quindi libera da imposizioni esterne.
Principio fondante di questa concezione è l’amore, che appare come dono disinteressato del proprio essere nel rispetto per la dignità e l’autonomia dell’altra persona, la quale, anche nelle sue fragilità e nei suoi limiti, deve essere accolta e valorizzata nelle sue peculiarità naturali, etiche, spirituali ed esistenziali .
Lecce, 22/01/2021 Lidia Caputo
[1] M. Scheler, Essenze e forme della simpatia, a cura di G. Morra, Citta nuova, Roma, 1980, p.166.
[2] Idem, cfr. Scritti sulla fenomenologia e sull’amore, a cura di V. d’Anna, F. Angeli, 2015, p. 118.
[3] Idem, Amore e conoscenza, a cura di L.Pesante, Liviana Ed., Padova, 1967.
[4] Max Scheler, La posizione dell’uomo nel Cosmo, traduzione dall’originale del 1928 a cura di Guido Cusinato, Ed. Franco Angeli, Milano, 2004, pp.60-61
[5] E.Husserl, Die Krisis der Europảischen Wissenschaften und die Transzendentale Phaenomenologie (1936) a cura di W. Biemel, VI, 1954, trad. it . di E. Filippini, Il Saggiatore, Milano, 1987.
[6] Donatella Pagliacci, Gehlen, Scheler e Plessner sulla questione dell’educabilità dell’uomo, pp. 177-193 in “Idee”, nuova serie, anno IV, n.7-8, 2014, p.185
[7] G. Simmel, Frammenti di una filosofia dell’amore,a cura di M. Vozza, traduzione di P. Capriolo, Donzelli ed.2001, pp. 183-188.
[8] Angelo Tumminelli, Max Scheler sull’amore, tra fenomenologia e Lebensphilosophie, Orthotes Ed., Napoli-Salerno, 2018, p.14.
[9] Platone, Simposio, XVIII, 18-19, trad. di P. Pucci in Platone, Opere complete, vol. III, Laterza, Bari, 1982.
[10] Ibidem XIX, 1 e ssg.
[11] Ibidem XXIV-XXIV.
[12] M. Scheler, Amore e conoscenza, cit.p. 79.
[13] Nel corso della sua evoluzione filosofica, Scheler attribuisce un valore maggiore, di carattere performativo all’amore platonico, come forza capace di liberare l’uomo dai suoi limiti organici, per dischiudere nuove prospettive spirituali, rivalutando l’intimo nesso tra Eros e Agape. Cfr. M. Scheler, L’Eterno nell’uomo, a cura di U. Pellegrino,Ed. Logos, Roma, 1991;Idem, Essenza e forme della simpatia, a cura di L. Boella, Franco Angeli, Milano, 2010.
[14] Max Scheler, La posizione dell’Uomo nel Cosmo, trad. dell’edizione originale del 1928, a cura di G. Cusinato, F. Angeli, Milano, 2002.
[15] Max Scheler, op.cit. pp. 27 e 62-63.