IL PENSIERO MEDITERRANEO

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“L’assurdità dell’esistenza: l’ironia e la frantumazione dell’identità nelle novelle di Pirandello”

Luigi Pirandello

Luigi Pirandello

di Filippo Rispini

Le novelle di Luigi Pirandello rappresentano un corpus fondamentale della letteratura italiana del Novecento, in cui l’autore siciliano esplora in modo magistrale la complessità della condizione umana attraverso una serie di racconti brevi, ma intensamente significativi.

La vasta produzione novellistica di Pirandello, con oltre 200 racconti, è un laboratorio di idee in cui sperimenta le tematiche che ritroviamo nelle sue opere teatrali e nei suoi romanzi, offrendo una finestra privilegiata sulla sua poetica. Il fulcro delle novelle pirandelliane è la frantumazione dell’identità, il conflitto tra l’apparenza e la realtà, tra la maschera che ciascuno indossa e il vero sé, spesso inaccessibile e confuso. Pirandello è uno scrutatore dell’animo umano, costantemente in bilico tra il grottesco e il tragico, tra il comico e il drammatico, e le sue novelle ne sono un chiaro esempio.

La sua visione del mondo, intrisa di pessimismo e ironia, emerge con forza attraverso una scrittura che scava nelle contraddizioni della vita quotidiana, mettendo a nudo l’assurdità dell’esistenza e la difficoltà di raggiungere una verità stabile e definitiva. Le novelle sono abitate da personaggi che vivono situazioni paradossali, in cui la logica ordinaria sembra vacillare e cedere il passo a una realtà più profonda e caotica, una realtà che spesso sfugge al controllo razionale.

Uno degli aspetti più interessanti delle novelle di Pirandello è la loro varietà tematica: dalla crisi d’identità personale all’esplorazione delle convenzioni sociali, dall’illusorietà delle relazioni umane alla riflessione sulla follia, ogni racconto sembra essere una tessera di un mosaico più grande, che raffigura l’universo umano nelle sue molteplici sfaccettature. Pirandello, con acume e sensibilità, si sofferma su quei momenti di rottura in cui le certezze si sgretolano e l’individuo si trova costretto a confrontarsi con l’abisso dell’incertezza e dell’insensatezza.

La sua prosa è affilata, capace di colpire con una lucidità quasi chirurgica, smascherando le ipocrisie della società e l’inganno delle apparenze. Uno dei temi centrali nelle novelle pirandelliane è la maschera, concetto che diventerà fondamentale anche nella sua produzione teatrale. I personaggi sono spesso costretti a recitare un ruolo, a indossare una maschera che non rispecchia la loro vera essenza, ma che è imposta dalle circostanze, dalle aspettative sociali o dalle convenzioni. Questo contrasto tra essere e apparire è fonte di un’inquietudine profonda, che si manifesta in situazioni di alienazione e solitudine. Non a caso, molti dei protagonisti delle sue novelle sono individui marginali, spesso ridotti alla follia o a uno stato di profonda crisi interiore, proprio perché incapaci di sostenere il peso delle aspettative altrui.

Pirandello riesce a rendere tangibile questa sofferenza con una scrittura che alterna momenti di grande intensità emotiva a passaggi di ironia sottile e amara. Altro elemento distintivo è la riflessione sulla follia, intesa non solo come patologia clinica, ma come stato dell’essere che spesso rappresenta una via di fuga dall’oppressione della normalità. La follia, nelle novelle di Pirandello, è spesso una ribellione contro la rigidità delle convenzioni sociali, un modo per affermare la propria identità in un mondo che tenta di soffocarla. Pirandello non giudica i suoi personaggi, ma li osserva con sguardo disincantato, evidenziando come la linea tra sanità mentale e follia sia spesso sottile e ambigua. In questo contesto, la follia diventa una sorta di verità alternativa, uno spazio in cui l’individuo può finalmente essere se stesso, al di là delle costrizioni della società. Le novelle pirandelliane sono anche un’esplorazione delle dinamiche sociali, della lotta tra individuo e collettività, tra il desiderio di affermazione personale e la necessità di conformarsi a un ordine precostituito. I personaggi di Pirandello sono spesso vittime di un sistema che li soffoca, che li costringe a rinunciare ai propri sogni e desideri per adattarsi a una realtà che non sentono propria. Questa tensione tra il sé autentico e il sé imposto è uno dei motivi ricorrenti nella sua narrativa, e trova espressione in situazioni di grande pathos, in cui l’individuo si trova a dover scegliere tra la rinuncia e la ribellione.

Pirandello non offre soluzioni a queste contraddizioni, ma le espone in tutta la loro drammaticità, lasciando al lettore il compito di trarre le proprie conclusioni. Le novelle sono caratterizzate da uno stile scarno, essenziale, che riflette la volontà dell’autore di andare dritto al cuore delle questioni che affronta. La sua scrittura è priva di orpelli, ma non per questo meno ricca di significato. Pirandello riesce a trasmettere un senso di inquietudine profonda con pochi tratti, attraverso dialoghi taglienti e descrizioni minime, ma incisive. Questo stile sobrio ed efficace contribuisce a creare un’atmosfera di sospensione e incertezza, che riflette perfettamente lo stato d’animo dei suoi personaggi.

Nonostante la varietà dei temi trattati, c’è un filo conduttore che unisce tutte le novelle: l’indagine sull’assurdità dell’esistenza e sull’impossibilità di trovare risposte definitive ai grandi interrogativi della vita. Pirandello sembra suggerire che la realtà è troppo complessa e sfuggente per essere compresa fino in fondo, e che ogni tentativo di razionalizzarla è destinato a fallire. Questa visione del mondo emerge con forza nelle sue novelle, in cui i personaggi si trovano spesso intrappolati in situazioni che sfuggono al loro controllo, costretti a confrontarsi con l’imprevedibilità del destino e l’incoerenza della vita. Pirandello non è interessato a offrire una visione consolatoria del mondo, ma piuttosto a mostrarne tutte le sue contraddizioni e ambiguità.

Le sue novelle sono popolate da personaggi che cercano disperatamente di dare un senso alla propria esistenza, ma che finiscono per rendersi conto dell’impossibilità di raggiungere una verità univoca. La vita, per Pirandello, è un gioco di specchi in cui nulla è come sembra e in cui ogni certezza è destinata a essere messa in discussione. Questa visione nichilista dell’esistenza è mitigata da un’ironia sottile, che attraversa molte delle sue novelle e che rappresenta forse l’unico vero antidoto all’assurdità del mondo. Pirandello utilizza l’ironia non solo per smascherare le ipocrisie della società, ma anche per ridimensionare la tragicità della condizione umana, mostrando come spesso le sofferenze e le crisi interiori dei suoi personaggi derivino da un eccesso di serietà e di attaccamento a convinzioni che si rivelano fallaci.

Le sue novelle sono quindi un invito a guardare la vita con distacco e a non prendere troppo sul serio le sue contraddizioni, consapevoli che ogni tentativo di afferrare una verità definitiva è destinato a fallire.


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