L’amore di Dante per Beatrice è un amore platonico, ma non solo, è anche un amore cortese, romantico, cristiano e umano
L’amore di Dante per Beatrice è uno dei più celebri e commoventi della letteratura italiana e mondiale. Si tratta di un amore che nasce da uno sguardo, si alimenta di pochi incontri e si trasforma in una passione spirituale che accompagna il poeta per tutta la vita, anche dopo la morte prematura della sua amata. Ma in che modo questo amore si può definire platonico? E quali sono le similitudini tra l’amore di Dante per Beatrice e l’amore platonico inteso come forma di amore puro e trascendente?
Per rispondere a queste domande, dobbiamo innanzitutto chiarire cosa si intende per amore platonico. Il termine deriva dal filosofo greco Platone, che nel suo dialogo Il Simposio espose la sua teoria sull’amore come aspirazione dell’anima umana a ricongiungersi con il bello e il bene assoluti, di cui le bellezze sensibili sono solo una pallida immagine. L’amore platonico, quindi, è un amore che non si ferma alla bellezza fisica della persona amata, ma cerca di elevarsi al livello delle idee, delle virtù e dei valori. È un amore che non mira al possesso carnale, ma alla contemplazione intellettuale. È un amore che non si accontenta del finito, ma anela all’infinito.
L’amore di Dante per Beatrice segue in parte questa concezione dell’amore platonico, ma la arricchisce e la modifica con elementi originali e personali. Dante incontra Beatrice per la prima volta quando ha nove anni, durante una festa a casa dei Portinari, la famiglia di lei. Rimane subito colpito dalla sua bellezza e dal suo candore, tanto da considerarla un miracolo. La rivede nove anni dopo, quando lei lo saluta con cortesia e gli fa provare una gioia immensa. Da allora, Dante non le parla mai direttamente, ma le dedica i suoi versi e la celebra come la sua musa ispiratrice. Per nascondere il suo vero amore agli occhi degli altri, Dante si serve di una donna schermo, a cui finge di rivolgere le sue attenzioni. Beatrice però si accorge del suo stratagemma e lo disprezza. Dante soffre per il suo sdegno e cerca di riconquistarla con le sue rime.
Nel 1290, Beatrice muore a soli 24 anni, lasciando Dante nel dolore più profondo. Il poeta decide allora di renderle omaggio con un’opera in prosa e in versi, intitolata La vita nuova, in cui racconta la storia del suo amore e la trasfigura in una visione mistica. Beatrice diventa per lui l’incarnazione della grazia divina, che lo guida verso la salvezza dell’anima. Dante le promette di scriverle “quel che mai non fu detto d’alcuna”, cioè la Divina Commedia, il capolavoro in cui Beatrice sarà la sua guida nel Paradiso.
È evidente che l’amore di Dante per Beatrice ha delle similitudini con l’amore platonico, ma anche delle differenze. Le similitudini sono:
– L’amore nasce da uno sguardo e si basa sulla bellezza della persona amata.
– L’amore non si consuma mai fisicamente, ma rimane a livello spirituale.
– L’amore è fonte di ispirazione poetica e filosofica.
– L’amore è un mezzo per raggiungere il bene supremo.
Le differenze sono:
– L’amore non è solo intellettuale, ma anche emotivo e passionale.
– L’amore non è disinteressato, ma implica il desiderio di essere ricambiato.
– L’amore non è universale, ma personale e individuale.
– L’amore non è astratto, ma concreto e storico.
In conclusione, possiamo dire che l’amore di Dante per Beatrice è un amore platonico, ma non solo. È anche un amore cortese, romantico, cristiano e umano. È un amore che ha segnato la letteratura e la cultura di tutti i tempi, e che ancora oggi ci commuove e ci affascina.