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L’Accademia di Belle Arti di Lecce presenta: ”Florilegio. Dall’idea alla mostra”

Locandina Florilegio. Dall'idea alla mostra. L'esposizione si aprirà il 16 luglio alle ore 9:00 presso l’Aula A1 in via Giuseppe Libertini 3, Lecce.

Locandina Florilegio. Dall'idea alla mostra. L'esposizione si aprirà il 16 luglio alle ore 9:00 presso l’Aula A1 in via Giuseppe Libertini 3, Lecce.

di Antonella Buttazzo

Un viaggio attraverso la Bellezza e l’Autenticità: parole chiave che guidano lo spettatore a scrutare minuziosamente le opere di quattro giovani studenti dell’Accademia di Belle Arti di Lecce.

Pierpaolo Arcadio (Grottaglie, TA, 2000), Alessia Cuocci (Bari, 1999), Francesco Grassi (Fasano, BR, 2000) e Vito Lippolis (Putignano, BA, 2000), sono gli allievi che con il loro estro hanno dato vita a vere e proprie testimonianze di un processo creativo intenso, didattico e commovente.

Da sinistra gli studenti protagonisti di ''Florilegio. Dall'idea alla mostra'':
Alessia Cuocci, Francesco Grassi, Vito Lippolis e Pierpaolo Arcadio.
Da sinistra gli studenti protagonisti di ”Florilegio. Dall’idea alla mostra”:
Alessia Cuocci, Francesco Grassi, Vito Lippolis e Pierpaolo Arcadio.

Ogni scultura qui presentata, è una dichiarazione d’amore per la propria terra, madre di contrasti e impeto selvaggio, ma anche laboratorio spirituale e iter di apprendimento che affina un pensiero critico sul nostro tempo.

Florilegio: fra apprendimento e visione personale.

Immersa nell’intensa luce del Salento, la nuova generazione di artisti ha plasmato sculture che non solo riflettono la loro profonda connessione con questa terra, ma che trasmettono anche un messaggio universale di riflessione e trasformazione appreso durante gli anni accademici.

Ogni scultura racconta una storia, ogni forma risveglia un’emozione profonda, invitando a contemplare il passato, abbracciando il presente e immaginando il futuro.

Florilegio diviene in tal senso, un tributo alla creatività che fiorisce nel cuore dell’Accademia di Belle Arti di Lecce tra insegnamento, tecnica e pratica.

L’esposizione, curata da Salvatore Sava, artista internazionale e docente di Anatomia Artistica e Morfologia presso la sede leccese poc’anzi citata, si aprirà il 16 luglio alle ore 9.00 presso l’Aula A1 in via Giuseppe Libertini 3, Lecce.

Ma addentriamoci nel mondo di emozioni e pensieri che questi artisti hanno inciso e plasmato nelle loro opere.

Le interviste

Florilegio. Dall'idea alla mostra. Il docente di Anatomia Artistica e Morfologia, Salvatore Sava, nonché curatore dell'esposizione con gli studenti.
Florilegio. Dall’idea alla mostra.
Il docente di Anatomia Artistica e Morfologia, Salvatore Sava, nonché curatore dell’esposizione con gli studenti.

Antonella Buttazzo: Professore Sava, come crede che la creatività degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, rifletta il percorso didattico e la cultura dell’emozione artistica espressa, e quali valori e prospettive spera di aver trasmesso attraverso il progetto Florilegio ai ragazzi protagonisti?

Salvatore Sava: Abbiamo a che fare con degli studenti particolarmente sensibili, con solide radici nel passato e lo sguardo rivolto al futuro. Tale principio è alla base del nostro percorso didattico, in quanto, senza di esso, non si potrebbe dare vita alla propria poetica che dovrà essere poi, tradotta con un
linguaggio personale e contemporaneo. Per questo, lo studio dei maestri e una buona conoscenza tecnica, sono utili per esprimere al meglio le proprie emozioni, che ben presto da disegno diverranno opere tridimensionali.
Tramite il progetto Florilegio, gli studenti hanno avuto modo di conoscere alcuni aspetti di quei complessi meccanismi che nella didattica ordinaria non vengono affrontati. Tra questi, vi è il complicato percorso che deve affrontare l’opera una volta terminata per essere valorizzata, percorso questo che continua anche dopo la mostra.
Spesso il primo a individuare il talento di un ragazzo è il docente, che ha il dovere di aiutarlo ad emergere, incoraggiandolo se necessario, fornendogli utili consigli sulla base della propria esperienza, ma soprattutto ricordandogli di restare umili.

Pierpaolo Arcadio,
L'alba, 2024, terracotta, cm 32x25x9.
Opera esposta in ''Florilegio. Dall'idea alla mostra''.
Pierpaolo Arcadio,
L’alba, 2024, terracotta, cm 32x25x9

Antonella Buttazzo: Ragazzi, qual è stato il ruolo delle conoscenze apprese nel corso di questi anni in Accademia e come le avete trasmesse nelle opere esposte in Florilegio?

Pierpaolo Arcadio: Il ruolo delle conoscenze risulta essere efficace quando vi è una buona dose di curiosità che alimenti il tutto. Oggigiorno, è evidente di quanto sia facile accedere alle fonti. Questa fortuna, però, necessita di essere equilibrata alla curiosità di conoscere se stessi. L’alba esposta in Florilegio è la traccia delle mie curiosità.

Alessia Cuocci: Le conoscenze apprese in questo percorso sono state fondamentali, sia dal punto di vista teorico che da quello pratico. Fumo, in Florilegio è il riflesso del mio pensiero, portato alla luce grazie alle teorie e alle esperienze condivise e apprese in Accademia. Il confronto con i miei compagni di corso e con i professori è stato fondamentale: le critiche costruttive e i feedback ricevuti hanno contribuito a migliorare il mio lavoro, incoraggiandomi a superare i miei limiti e a esplorare nuovi orizzonti artistici. La collaborazione e lo scambio di idee ed esperienze hanno arricchito le mie opere di sfumature inaspettate, rendendole più complete e sfaccettate.

Francesco Grassi: Le conoscenze apprese durante gli anni accademici, sono determinanti per il raggiungimento di una maggiore consapevolezza di sé e di come rapportarsi con la realtà tramite un proprio punto di vista in continua evoluzione. L’opera esposta in Florilegio, Morfofarfo, riflette il mio metodo di apprendere ed elaborare le conoscenze teoriche e pratiche di questi anni e il mio rapporto con esse: l’incessante desiderio di conoscenza, la selezione degli elementi più utili, l’agitarsi di queste elementi verso l’esigenza di esprimere un messaggio o eluderlo.

Vito Lippolis: Il sapere maturato in Accademia ha costituito la base, direi, per questa esperienza. La formazione accademica negli ultimi anni è sempre di più, mira al nutrimento più che completo e totale dello studente e degli elementi complessi che costituiscono il mondo dell’Arte dell’oggi. La consapevolezza e lo spirito analitico che costituisce e matura durante la didattica alimenta l’impalcatura, l’ideale, di una società che necessariamente deve tornare ad ascoltarsi, a ricongiungersi all’origine, all’immediatezza del naturale, riscoprendosi una pianta di fava vitale, mediante la ricerca, del tutto contemporanea, della sostenibilità umana globale a partire dal territorio, da comprendere per trovare pronte soluzioni e custodire con immensa cura, per scongiurare quella “siccità” colpevole che secca le piante giovani e quello che resta delle campagne in questo periodo, mentre le persone sono chiuse in casa a godere del fresco climatizzato.

Alessia Cuocci, Fumo, 2024, rete metallica, cm 200x50x50.
Opera esposta in ''Florilegio. Dall'idea alla mostra''.
Alessia Cuocci, Fumo, 2024, rete metallica,
cm 200x50x50

Antonella Buttazzo: Secondo voi, come si coniugano l’emozione e il metodo per creare un’opera?

Pierpaolo Arcadio: Emozione e metodo si coniugano durante il lavoro, partendo dal primo disegno sino all’opera finale. Bisogna sempre sapere come bilanciare questi due fattori, in quanto, un ipotetico squilibrio potrebbe comportare una mancata padronanza della materia o viceversa, quando ad esempio, il proprio metodo non riesce a cogliere i suggerimenti offerti da essa. In definitiva, la propria emozione deve saper corteggiare la materia attraverso un metodo idoneo che permetta il giusto equilibrio tra razionalità e irrazionalità.

Alessia Cuocci: La vera sfida sta nel trovare un equilibrio tra questi due elementi. Troppa emozione senza metodo può portare a opere caotiche e disorganizzate, mentre troppo metodo senza emozione può risultare in lavori freddi e impersonali. Nel mio processo creativo, cerco sempre di partire da un’idea o un sentimento forte, lasciandomi guidare dall’emozione nella fase iniziale. Successivamente, applico le tecniche e i metodi appresi per raffinare e strutturare l’opera, assicurandomi che essa comunichi in modo efficace il messaggio che desidero trasmettere. In conclusione, l’emozione e il metodo sono due facce della stessa medaglia nella creazione artistica. L’emozione dà vita e significato all’opera, mentre il metodo fornisce la forma e la struttura necessarie per renderla comprensibile e fruibile. Durante il mio percorso all’Accademia di Belle Arti, ho imparato a coniugare questi due aspetti, creando opere che siano al tempo stesso emotivamente coinvolgenti e tecnicamente ben realizzate.

Francesco Grassi: L’emozione e il metodo sono due costanti che vivono all’interno di un’opera d’arte. Sono coadiuvate e rappresentate rispettivamente dall’impulso di concepire un’idea che nasce da una reazione dall’esterno, all’interno o viceversa, e l’elaborazione arbitraria di essa, in termini pratici, tramite uno schema personale. A tal proposito, il titolo della mostra suggerisce proprio questo, esplorando il percorso che dall’idea passa per il concetto e culmina nel dialogo con la comunità.

Vito Lippolis: I nostri maestri ci insegnano che il metodo si matura con l’esperienza. Ecco, l’esperienza la sento maturare secondo per secondo, anche in questo momento. L’emozione invece c’è sempre stata, se sono spinto a giocare con fave e ferri lo devo, più che alle emozioni, a ciò che mi resta del poco che ancora ho vissuto e mi compone alchemicamente, ai simboli dell’infanzia appena passata, che finisce con la morte degli anziani. Ciò che resta illumina a tratti ciò che verrà, da questa luce nasce forse l’opera, ma l’opera siamo già noi umani quando ci osserviamo dentro o osserviamo fuori, l’opera è nel quotidiano, non so quindi come si crea un’opera perché l’opera arriva: non la si estrae, non la si crea, non la si aspetta. Il metodo è un coltello che affilo in attesa che l’opera arrivi. Sarò anche giovane, mi aspetto che tutto debba ancora arrivare e tutto debba ancora cambiare.

Francesco Grassi, Morfofarfo, 2024, schiuma poliuretanica, legno, rete metallica, componenti elettrniche, vernice lucida, glitter, cm 230x120x110. Opera esposta in ''Florilegio. Dall'idea alla mostra''.
Francesco Grassi, Morfofarfo, 2024, schiuma poliuretanica, legno, rete metallica, componenti elettrniche, vernice lucida, glitter, cm 230x120x110

Antonella Buttazzo: Quali sono le vostre ambizioni future come artisti e come sperate di continuare a mettere in pratica quanto appreso finora?

Pierpaolo Arcadio: La mia ambizione è quella di portare avanti lo studio della ceramica, studiare al meglio i materiali e avere allo stesso tempo la possibilità di vivere dei miei lavori. Spero che il futuro, nonostante le difficoltà della vita, non mi sia troppo nemico e che mi riservi la possibilità di lavorare con lo stesso amore che nutro ora.

Alessia Cuocci: Le mie ambizioni future come artista sono guidate dal desiderio di continuare a crescere e ad evolvere, sia a livello personale che professionale. Vorrei esplorare nuovi orizzonti creativi, sperimentare con diverse tecniche e media, e ampliare il mio repertorio artistico.

Francesco Grassi: Metterò in pratica quanto appreso finora credendo di non aver appreso abbastanza: una formula per non credersi mai giunti.

Vito Lippolis: Come artista non ho ambizioni, perché non lo sono, in quanto non ho ancora ben capito cosa faccia un artista, c’è tanta gente che fa cose speciali, utili, innovative, c’è tanta gente che guadagna molto o molto poco, che è brava a dare senso o a toglierlo. Per ora sono uno studente felicemente inquieto che è circondato da tante infiorescenze: orobanche, papaveri, tarassaco etc. Come ragazzo ho tante ambizioni, ma prima delle ambizioni ci sono molte cose da sistemare affinché io possa realizzarle. Prima devo riconquistare un po’ di spazio e un po’ di tempo, poi devo capire una volta per tutte che fanno questi artisti, quel che è certo è che continuerò a mettere in pratica le conoscenze avanzando sempre più, quel che so di me è che è molto facile farmi innamorare delle cose.

Vito Antonio Lippolis, Orobanche, 2024, fave, colla, rete metallica, legno, carta, argilla, cm 210x80x80.
Opera esposta in ''Florilegio. Dall'idea alla mostra''.
Vito Lippolis, Orobanche, 2024, fave, colla, rete metallica, legno, carta, argilla, cm 210x80x80

Box informazioni:

Florilegio. Dall’idea alla mostra a cura di Salvatore Sava – Inaugurazione martedì 16 luglio, ore 9.00

Dal 16 al 30 luglio 2024 espongono: Pierpaolo Arcadio, Alessia Cuocci, Francesco Grassi e Vito Lippolis presso l’Aula A 1 in via Giuseppe Libertini 3 dell’Accademia di Belle Arti di Lecce – Orario: 9.00-17.00 (sabato e domenica esclusi).

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