La Vita è una sfida a due: sei tu con te stesso!
Di Tyna Maria Casalini
[…] Psiche e Corpo, nella loro sapienza genitoriale, necessitano di aderire la Vita nella pienezza delle Emozioni.
Il magnete che converge le due opposte manifestazioni emotive di Riso e Pianto è la tenacia di farle coesistere, cullando il dolore nella fiducia sorridente alla vita, mentre di essa, e delle sue tortuose danze, si continua a “riderne a crepapelle”. […]
«Ti amo» – disse il Piccolo Principe.
«Anche io ti voglio bene» – rispose la rosa.
E iniziano i guai nella Babele delle emozioni!
Cosa vuoi che sia voler bene, dinanzi l’amore?
Chi ce lo fa fare a rischiarci nei veri sentimenti, se poi non riceviamo nella stessa misura di quanto è il nostro investimento emotivo?
E poi, se non sono fiori e non fioriranno, ci feriremo per bene, e troveremo i migliori espedienti per farlo, com’è giusto, logico e deduttivo che sia!
un attimo…ma non era Amore?
L’Amore si conferma immortale solo attraverso quel processo di Bene da cui proviene e a cui ritorna: come l’arteria principale in una circolazione sistemica, il vero bene, per sé e l’altro, ossigena d’amore il nostro potenziale d’Umano: l’amore può cambiare, finire, non essere più corrisposto, ma per sopravvivere ed alimentarsi in modo nuovo, necessita di ritornare a quel bene che può anche, suo malgrado, ferire, ma non rinuncia mai al suo istinto accudente, fatto di un nostro agire coerente e leale, nel rispetto di noi stessi e dell’altro.
Il Bene non è buonista, la sua vocazione è il consapevole senso di amor proprio.
Non deve spaventare la nudità dei sentimenti, perché anche se questo comporterà il rischio enorme di farci male o di ferire a nostra volta, è l’unica via che ci conduce a respirare l’amore vero, nel bene comune, qualunque cosa accada.
In questo mondo, arrovellato nel do ut des delle aspettative,
siate l’incontro nella vita di chi amate e vivete di ciò che vi rende migliori.
Amate, così tanto da non essere più credibili.
Amate, tanto da non farvi capire.
La Vita irrompe sul palcoscenico dell’Esistenza.
Non sa farsi da Sé, ex-siste, creandosi unica e diversa da quella compenetrazione di intenti e corpi genitoriali che, in pochi attimi, fattivamente la chiamano al Mondo.
E’ il dono della Vita che dona nuova Vita a chi l’ha donata e persa al contempo, in un meraviglioso processo antropologico e generativo che fa della Vita l’esperienza mozzafiato e accecante di ogni Speranza, lasciando gli occhi del mondo adulto sgomenti dinanzi quella fragilità infante, capace di disarmare ogni possente visione.
L’Opera genitoriale è così filantropicamente invischiante da co-creare la Vita attingendo dalla sua stessa equa insufficienza e complementarietà: maternamente rischia se stessa, sventra e offre la Vita come occasione di riscatto per il Mondo intero, mentre l’Uomo si fa Padre e dal buio espone a piene mani la sovranità del cucciolo d’Uomo.
Dov’è la Madre?
Colei che si è fatta gravare da timori e speranze portando in grembo e alla Luce la Vita, cela magnificamente la sua natura, intrisa di una forza virile senza tempo e non ha bisogno di mostrarsi poiché è essa stessa la Vita, ma in forma nuova.
La sua rivelazione celata conferma l’unica Verità che l’Esistenza ci impone di imparare: lasciar andare è il compimento di ogni legame.
Onore alla Madre.
E dov’è il Padre?
Colui che ha seminato con generosità materna se stesso, che è entrato in rapporto con ciò che è assolutamente altro da sé, determina come fecondo ogni processo antropologico ed ontologico d’esistenza.
Il Padre è quel TU originario che rafforza l’IO, nel suo compito evolutivo di consegnare l’Uomo Nuovo al Mondo, favorendo la sua libertà identitaria.
Onore al Padre.
Nel processo di Senso d’ogni accudimento, ciascuno di noi è l’Unità che rinsalda differenze originarie ed in questa trasmutazione di corpi, emozioni, timori, speranze, volontà e desideri, l’accudimento è una memoria antica, è l’indole materna del Padre universale che è la Vita: pro-muove lasciando i palmi aperti appena il giusto per poter sostenere il sogno d’ogni propria Identità.