La vita comincia ogni momento: ottocentododici rose rosse (2/3)
di Tiziana Leopizzi
Bloccai mia madre che stava uscendo, le chiesi di comprarmi il necessario per dipingere: fogli lisci, fogli ruvidi, pastelli a olio e tempere. Con questo tesoro nelle mani mi chiusi nella stanza da pranzo, ore e ore, e quando mia madre preoccupata per tanto silenzio si affacciò dalla porta vide ovunque, per terra, sui divani, sul tavolo, le mie carte dipinte: “E questo cos’è?” – “Questo è merda! risposi, ma io sono un artista e tra due anni faccio la prima mostra.
– Puntuale come un orologio svizzero nel 1961 fece due personali e partecipò a due premi. Nello stesso periodo accadde un fatto straniante che rimodellò la sua vita: A casa di amici che la invitarono ad una seduta spiritica cadde in trance e iniziò a parlare in greco antico. La trance durò a lungo tra lo spavento di tutti. Ne parlò al padre che per nulla stupito la tranquillizzò dicendole che aveva ereditato proprio da lui questi poteri, ma che avrebbe dovuto stare attenta. Al momento doveva chiudere la porta che si era inaspettatamente aperta e riaprirla dopo vent’anni in cui leggere Jung, studiare astrologia e Kabbalah … ed evitare le sedute spiritiche.
Seguì convinta queste direttive del padre. Iniziò a studiare e da allora non ha mai smesso. Ora sa di essere riuscita ad accettare questi poterie non si stupisce di fare sogni premonitori riguardo a sé o riguardo ad altri, come accadde proprio per l’addio al padre.
Si troverà poi a vivere pienamente la rivoluzione del ‘68 e già l’anno dopo pubblicherà un manifesto sulla sua poetica definita dal concetto di arte come gioco – di arte come vita – arte come soddisfazione – arte come continua e totale reinvenzione del proprio – essere nel mondo, e aggiungo io arte come armonia.
Proprio questa continua ricerca di armonia, uno spiraglio sulla mitica età dell’oro, l‘ha spinta a cercare di condensare ed inquadrare ogni suo gesto come specchio di un unico schema creativo tra emozione – ideologia – sentimento.
Attraverso questo processo di condensazione la tela, rivela, diventa un mondo a sé le cui componenti, il segno – un cerchio attraversato verticalmente da una sbarra e la materia cristallina che rifrange il colore creano, attraverso la ripetizione costante del segno stesso, una tensione il cui valore viene totalmente vissuto solo se il fruitore ha la capacità di abbandonare, almeno per un momento, il proprio mondo di valori e interessi e di immergersi in una contemplazione assoluta.
Non ancora trentenne fu invitata al Kunstetlerinnen International 1987-1977 a Berlino assieme a centinaia di donne provenienti da tutto il Mondo, tra cui per citare solo alcune: Berthe Morisot, Sonia Delaunay, Frida Kahlo, Bice Lazzari.
La partecipazione a questa mostra nacque da una famosa vacanza femminista a Femo, un’isola della Danimarca. Li, con Lea Melandri, Antonella Nappi, Silvia Truppi ed altre amiche, conobbe le artiste tedesche che avevano organizzato il tutto.Ricorda quella vacanza come un evento grandioso, tre settimane con donne da tutto il Mondo che si confrontavano su tutto. Inizia un ritmo di vita frenetico. É un periodo prolifico, lavora molto, fa la spola tra Firenze e Milano ma anche in Belgio e Olanda, dove espone con successo. Intanto tra la fine 1975 ed inizio 1976 entra in un gruppo che comprendeva Donne di Milano, di Firenze, e di Torino per partecipare al progetto di aprire una comune nella campagna toscana. Senza saperlo all’epoca, anticipò quanto scriverà Angela Vettese nel suo libro Artisti si diventa. All’inizio, infatti, avrà il suo gruppo di riferimento, che si rivelò notevole. Contava artisti come Hsiao Chin a cui deve la prima personale a Firenze alla Numero, Alfredo Pizzo Greco e sua sorella Pia Pizzo.
Ci trovavamo spesso, continua, e ci confrontavamo su tutte le nostre scelte e una volta davanti ad una serie di disegni a china Hsiao disse: Mi ricorda Michaux. Io non sapevo chi fosse Michaux, ma subito mi informai e me lo studiai. Così via via sono cresciuta. Come ho detto piú volte, l’arte è entrata nella mia vita con la forza di una rivelazione potente. Quando il mio Daimon mi chiese fedeltà assoluta, non ebbi dubbi, perché Essere artista è un impegno dell’anima.
– L’arte è la sua vita e la vita per lei si identifica nel viaggio. Alla fine del Millennio scorso approda a Poona India.
Tremila persone che lavorano su di sé generano un’energia potente, una calamita. Difficile resistere e poi sto imparando il piacere del cedere. Prendo il Sannyas, l’iniziazione da Osho, la mia corazza caratteriale sembra un edificio che crolla per effetto di una bomba, ma la bomba viene da dentro …. non sono mai cresciuta tanto come artista come in quel periodo che non ho praticato l’arte.
Dopo alcuni mesi, tornerà in Italia. Si trasferirà a Vivek, l’Ashram di Osho a Milano. Poco dopo una grande prova. Un fulmine a ciel sereno. Una mattina come tante… ma una telefonata fa sì che invece diventi unica. Risponde.
È mio padre. Vuole vedermi, vuole parlarmi. Si ripresentano puntuali le mie premonizioni angoscianti. Quando arrivi, mi dice, raggiungimi al bar perché voglio parlare solo con te. Vado e mi annuncia che da lì a dieci giorni sarebbe morto. Quindi mi comunica il suo approccio a Sorella Morte: contava che andassi tutti i giorni fino all’ultimo a trovarlo. Una sera avrei dovuto cucinare per lui e la famiglia che era composta da mia madre, mia sorella Laura e mio nipote Giancarlo: Preparo la cena, ceniamo e poi mio Carlo, padre offre a tutti un bicchiere di Armagnac prima di andare nel suo studio, solo noi due. Accende una sigaretta, Fumava le Nazionali senza filtro e dice: “Domani smetto e dopo tre giorni muoio”. Tu sei la mia erede. Non di cose materiali, ma del mio pensiero. La casa l’ho comprata a metà con tua sorella e quindi la lascio a lei. Dopo che io muoio tua madre starà sempre peggio e mi seguirà a breve. Anche tua sorella purtroppo ci seguirà presto. Mi piace il tuo Maestro, ho letto i suoi testi, e so che è un’esperienza che ti fa bene, ma presto lo lascerai. Devi continuare il tuo cammino artistico. Voglio essere sepolto a Lanciano. Devi occuparti di questo, per favore. Lo portai a Lanciano. Mia madre morì un anno e mezzo dopo, ma io ero già in California, un anno e mezzo dopo fu la volta di mia sorella, e nel 1995 mio nipote Giancarlo. Non dico altro.
– La salva l’arte, sua àncora, suo tutto. In quel periodo le mostre si susseguono a ritmo febbrile, soprattutto in Germania e la visibilità nell’ambiente aumenta. Le emozioni si srotolano in un profluvio di parole.
Le cose capitavano da sole. Ero dappertutto. All’inizio del Nuovo Millennio avevo voglia di fare una cosa assolutamente nuova con gente che non conoscevo e così scelsi di iniziare proprio a fine anno un percorso sciamanico con Mariano Romano, che era uno Sciamano Lakota: La Camminata sul Fuoco.
Ritrovai Topazia Alliata, la madre di Dacia Maraini, una delle mie Grandi Madri simboliche. Dopo tanti anni, come se ci fossimo lasciate il giorno prima mi telefonò per dirmi: A mezzanotte del 31 ti chiamo. Le risposi: Mi spiace, non sarò raggiungibile, perché vado a fare la camminata sul fuoco con uno sciamano Lakota e lei dalla forza dei suoi 86 anni mi rispose: “Peccato! Se me l’avessi detto prima sarei venuta anch’io”. Le Madri simboliche sono molto importanti!
Non ero nuova a esperienze sciamaniche. Nel 1999 avevo già fatto coi Sentieri del Tempo un’esperienza sciamanica con uno Sciamana giapponese, ed ho molto amato i libri di Olga Kharitidi: La Sciamana ed il Maestro dei Sogni. Tutto il 2000 fu dedicato a questa esperienza e come prescrivono i Lakota va alternata la Camminata sul Fuoco con la Capanna sudatoria. Ne feci in complesso quattro.
La passione per i viaggi, la voglia di confrontarsi con altre culture, la pilotano a Bolinas in California, un centro di bellezza e di energia tale che George Lucas, il creatore di StarWars, decise di eleggerlo a sua base costruendo lì Skywalker Ranch.
Rido Piango Sono a Casa. Forse, continua LeoNilde, vivere è cambiare idea di sé. Mi vivevo come una persona internazionale d’avanguardia. Continuo ad esserlo. Se c’è un posto New Age questa è la California. Mi accorgo però di quanto sono italiana, quanto sono dalmata, quanto sono europea. La nostalgia è immensa, ma l’energia di questo paese è un potente nutrimento e così si può reggere qualsiasi sconforto. Vivo in una casa di legno in un bosco di Eucaliptus a dieci minuti dall’oceano. Il paese è piccolo. Una comunità. Ai miei amici Sannyasin che chiedevano notizie rispondevo che ero in un Ashram di tutti i colori. Lavoro moltissimo. Faccio mostre. Riesco come sempre a vivere di pittura. L’Es sembra ricreare quello che mi manca. “Oh! Italy how I love you!” è la poesia della Toscana. La California è un sogno dolce-amaro. Difficile, sconvolgente, assurdo, magico, paradossale, incantato ed io muoio e rinasco molte volte. Mi sento un messaggero della vecchia Europa e porto frammenti di cultura e simboli e bellezze arcane… poi viene il momento di tornare, giugno 1987, perché non sono solo un messaggero ma un ponte …
La terza parte sarà online il 20 aprile.