La Venere di Marsala (Trapani)
di Giovanni Teresi
La Venere lilybetana, in marmo greco di Paros, raffigura Venere nell’iconografia dell’Afrodite pudica, ed è, secondo gli esperti, una copia romana del II secolo d.C.
Si ispira a un originale ellenistico di scuola microasiatica molto apprezzato nell’Impero, specialmente in contesti architettonici che prevedevano la presenza dell’acqua (ninfei).
Rinvenuta nel 2005 nell’area archeologica adiacente la chiesa di San Giovanni al Boeo di Marsala, dove la tradizione ha localizzato l’antro della Sibilla Lilybetana, che successivi studi hanno rivelato essere un battistero cristiano ai tempi del vescovo Pascasino, la statua è priva della testa, di metà del braccio destro che copriva pudicamente il seno, nonché di più della metà del braccio sinistro; di metà circa della gamba destra e parte della gamba sinistra da sotto il ginocchio. Quel che ne resta è alto un metro e 18 centimetri, ma all’origine la statua doveva misurare almeno un metro e 70.
La statua, raffigurante Afrodite Callipige, dea greca dell’amore, identificata dai Romani con Venere, simbolo della forza vitale della fecondazione e della generazione, potrebbe essere il frutto di qualche razzia militare o commissionata da qualche notabile dell’antica Lilybeo, ora Marsala, per adornare la sua villa nei pressi di Capo Boeo.
La statua, per la sua bellezza è uno dei pezzi più pregiati del Museo Baglio Anselmi di Marsala.
La dea dell’amore, anche se mancante della testa e pezzi di arti, come detto, è caratterizzata da un finto pudore e da una sensualità che la rendono simile ad una donna più che ad una divinità, come ha evidenziato Guy De Maupassant ammirando la Landolina di Siracusa che appartiene allo stesso tipo iconografico, una variante della Venere marina (Afrodite Anadiomene).
Secondo autorevoli esperti, la statua è, senza dubbio, una scoperta di valore internazionale; un altro prezioso reperto, dunque, dopo la Nave Punica e la statua del Giovinetto dell’isola di Mothia.
La Venere lilybetana è superiore a quella di Siracusa e conferma quanto sentito fosse il culto di Venere tra i Romani; culto che era stato importato da Cipro.
Nel settembre del 2005 la Venere lilybetana è stata esposta a Trapani in occasione dell’America’s Cup, nella Mostra “L’isola del mito”; a gennaio 2008, è andata in esposizione a Bonn per la Mostra “Sicilia. Impronte del mito da Ulisse a Garibaldi” al Kunst und Ausstellungshalle der BDR.
In quell’occasione, con ampia risonanza mediatica, è stata rimessa in piedi con piedistalli di acciaio realizzati dalle maestranze di quel museo.