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La storia della Biblioteca Nicola Bernardini di Lecce raccontata da Teodoro Pellegrino

Teodoro-Pellegrino

Teodoro-Pellegrino

Di Gabriele De Blasi

Teodoro Pellegrino

Il primo documento ufficiale riguardante la Biblioteca Provinciale di Lecce, ovvero il suo vero e proprio “atto di nascita”, fu emanato dal “Consiglio Provinciale di Pubblica Istruzione di Terra d’Otranto”. Dal verbale si legge che «L’anno 1863 il giorno 20 marzo in Lecce, e nella sala del proprio ufficio sul palazzo di Prefettura, riunito il Consiglio Scolastico della Provincia di Terra d’Otranto, presieduto dal Preside del Liceo Ginnasiale di Lecce Sig.r Eduardo Nitti, delegato a tale ufficio dal Prefetto – Il Presidente assistito dal Segretario Sig.r Cesare Paladini ha proceduto all’appello nominale dei Consiglieri, e si son trovati presenti i Sig.ri R.o Ispettore delle Scuole della Provincia Giacomo Lala, Giuseppe Colonna e Giuseppe Falco; ed essendo il Consiglio in numero legale per la validità delle deliberazioni, dichiarata dal Presidente aperta la tornata, si è proceduto a quanto segue».

«A proposta del Consigliere Sig.r Falco», continua il verbale, «che invitava il Consiglio a considerare l’utilità che verrebbe al paese dallo impianto di una pubblica Biblioteca – Il Consiglio – considerando che allo stato di coltura a cui è pervenuta la Provincia di Terra d’Otranto, ed in particolare Lecce che n’è il capo-luogo, fa grave difetto la mancanza di una pubblica Biblioteca – considerando che per agevolare la suddetta istituzione sarebbe cosa utilissima lo addire ad uso pubblico la Biblioteca già esistente nel Convitto nazionale di Lecce, rimanendone però intatta la proprietà all’istesso Convitto – ad unanimità delibera – 1° farsi ufficio al Sig.r Prefetto perché ne faccia analoga proposta al Consiglio Provinciale – 2° Farsi ufficio al Rettore del Convitto manifestando il desiderio di addire a pubblico uso la Biblioteca del Convitto Nazionale».

Sala lettura della Biblioteca N. Bernardini

«Di tutto ciò si è redatto il presente verbale», termina il documento, «il quale è stato sottoscritto dai su nominati Presidente, Consiglieri e Segretario – Il Presidente ff.e E. Nitti – G. Lala – G. Colonna – G. Falco – Il Segretario C. Paladini» (il documento fa parte della pratica 1185 dell’Archivio Ufficiale della Provincia).

In realtà, questo riferimento archivistico è tratto da un appunto dattiloscritto del 1960, a firma di Teodoro Pellegrino (Brindisi, 10/9/1908 – Lecce, 10/4/1985), allora direttore della Biblioteca, il quale intendeva fare definitiva chiarezza, «perché non si continuassero errori già commessi, riguardo ai primi passi e anche allo svolgersi della vita nella Biblioteca Provinciale».

La sala lettura della Biblioteca nel 1960

Decisa, quindi, l’istituzione, il 9 aprile 1863 la Regia Presidenza del “Liceo Ginnasiale di Terra d’Otranto” cedette, per pubblico uso, la Biblioteca del Convitto; dopo pochi giorni, la stessa fu sistemata in un locale del Liceo, al cui interno furono costruiti diversi scaffali. Il 28 maggio, la Deputazione Provinciale, autorizzata dal Consiglio Provinciale del 2 aprile a impiantare una Biblioteca nella città di Lecce, nominò il primo bibliotecario, nella persona dell’avv. Oronzo Cipolla, «provvisoriamente fino alla definitiva approvazione del Consiglio Provinciale, con l’annuo stipendio di ducati 180 pagabili mensilmente».

Al nucleo dei libri già esistenti nella Biblioteca del Convitto, si aggiunse subito la raccolta privata del notaio Francesco Saverio Lala. Di fatto, la “nuova” Biblioteca leccese cominciò a funzionare il 12 Giugno 1863, con la direzione del Cipolla, ma anche con la preziosa collaborazione dell’inserviente, sig. Bray.

Per effetto del Decreto del 17 Febbraio 1861, n. 251 (che trasferiva il patrimonio degli enti ecclesiastici soppressi nei territori dell’ex Regno delle Due Sicilie alla “Cassa Ecclesiastica dello Stato”), la “voluminosa libreria” del monastero dei Riformati di Gallipoli veniva trasferita alla Biblioteca Provinciale (luglio 1864); a settembre fu, poi, la volta dei libri della Biblioteca dei padri Teatini di Lecce; nel febbraio del 1865, arrivarono alla Provinciale i libri dei Liguorini di Francavilla; ad aprile, infine, quelli del Convento dei Padri Riformati di Santa Maria del Tempio, per quanto in uno stato “tristissimo”, come ebbe a sottolineare Oronzo Cipolla.

Nel frattempo, la Deputazione Provinciale di Terra d’Otranto aveva costituito un «fondo di dotazione di L. 8.500 per n. 4 biblioteche Provinciali da stabilirsi nei capoluoghi dei circondari della Provincia (Lecce, Brindisi, Taranto, Gallipoli)».

Il nucleo librario della Biblioteca leccese andava, dunque, accrescendosi e i locali che la ospitavano finirono per rendersi insufficienti; inoltre, vi era l’intenzione di fondere, nella nuova Biblioteca, anche quella esistente nell’Orto Botanico di Lecce. Tra Gennaio e Giugno del 1873, tutti i libri furono sistemati nella grande sala di lettura del complesso dell’attuale Convitto Palmieri e in un’altra sala adiacente.  

Proprio in quell’anno, esattamente dal 2 Gennaio, la direzione della Biblioteca fu assunta da Gaetano Andriani. A ottobre, furono trasferiti i libri e gli scaffali dell’Orto Botanico.

Contemporaneamente, contribuirono ad arricchire il patrimonio della Biblioteca anche i fondi dei padri Alcantarini di Martano e Squinzano, oltre a quelli dei Minori Riformati di Salice.

Il 26 Ottobre del 1874, Ruggero Bonghi, Ministro della Pubblica Istruzione, visitò tutti gli istituti di educazione e istruzione della Provincia, e, quindi, ebbe modo di recarsi anche nella Biblioteca, accompagnato dal duca Sigismondo Castromediano (Cavallino, 1811-1895).

Nel suo indirizzo di saluto, il ministro rilevò come la Biblioteca salentina dovesse essere considerata unica «per bellezza e disposizione tra quante ne sapeva nel napoletano» (“Il Cittadino Leccese”, 3 Novembre 1874).

Piazzetta G. Carducci ove ha sede la Biblioteca Provinciale N. Bernardini

Tutte queste notizie provengono dal già citato “dattiloscritto” di Teodoro Pellegrino; nel 1960, infatti, l’allora direttore della Biblioteca Provinciale volle correggere e rettificare quanto scritto da Pietro Marti (Ruffano, 1863 – Lecce, 1933) nel 1929, nel suo libretto “Biblioteca Provinciale di Lecce. Note storiche e statistiche”.

In quella pubblicazione, Pietro Marti aveva affermato che la Biblioteca Provinciale aveva cominciato la sua vita nel 1869, mentre l’inaugurazione ufficiale era avvenuta in occasione della visita del ministro Ruggero Bonghi nel 1874.

I primi direttori della Biblioteca furono Oronzo Cipolla (dal 1863), Gaetano Andriani (dal 1873), Leonardo Stampacchia (dal 1890), Trifone Nutricati (dal 1893), Giovanni De Michele (dal 1898), Nicola Bernardini (dal 1902), Pietro Marti (dal 1928), Teodoro Pellegrino (dal 1935).

Dal 1873, dunque, sotto la direzione di Gaetano Andriani, la Biblioteca si trasferì in quella che anche adesso è la sua sede, la grande sala dell’attuale Convitto Palmieri: una costruzione che fu adattata all’uso, perché, originariamente, era stata edificata come chiesa.

Oltre al grande salone centrale, ne fu utilizzato anche un altro più piccolo, sul retro. I libri furono sistemati nelle scaffalature predisposte in tre ordini; poi, la Biblioteca riuscì ad ottenere degli altri locali, posti al piano superiore, che utilizzò come deposito.

Tale situazione perdurò per molti anni; sotto la guida di Nicola Bernardini (Lecce, 1860 – 1927) il patrimonio librario si accrebbe notevolmente e fu potenziata ulteriormente la preziosa raccolta dedicata agli scrittori salentini. Tuttavia, come rammentava Teodoro Pellegrino, «la Biblioteca Provinciale non ebbe una vita molto brillante sia perché i locali erano insufficienti e sia perché quell’istituto non assolveva pienamente ai bisogni della popolazione studentesca e in particolare universitaria, che era aumentata notevolmente soprattutto con l’istituzione della Università di Bari, dove gli studenti del Salento erano costretti a recarsi».

Nel 1942, l’Amministrazione Provinciale, costruì nuovi locali: la Direzione, un lungo corridoio provvisto di scaffali, un’ulteriore sala consultazione, le cui scaffalature lignee furono concesse dal Ministero della P.I., «su proposta dell’allora Soprintendente Bibliografico, il compianto Prof. Beniamino D’Amato», come ricorda Teodoro Pellegrino.

Nel 1959, il Liceo Ginnasio “Palmieri” cedette alla Biblioteca due altri locali adiacenti, che, poi, furono arredati con scaffalature metalliche, «con l’autorevole intervento del Soprintendente Bibliografico prof. Antonio Caterino».

Riassumendo, quindi, nel 1960 la Biblioteca aveva una “Sala di distribuzione” (con il catalogo per soggetti, quello alfabetico per autori, il banco della distribuzione, gli espositori delle riviste, le scaffalature disposte su due piani); a questa si aggiungeva un grande “salone di lettura”, con scaffalature lignee a tre ordini e tavoli di studio.

Poteva disporre anche di una sala-deposito, in cui, ove necessario, potevano essere consultati i testi, e di un’altra grande sala di consultazione con scaffalatura metallica. Erano, invece, lignee le scaffalature della sala riservata alla raccolta degli “Scrittori Salentini”.

Vi erano, infine, una sala usata come ufficio, un corridoio adibito a deposito e tre altre stanze (una grande, due più piccole), poste al piano superiore, adibite, anch’esse, a deposito di libri.

Nel 1960, l’organico della Biblioteca comprendeva, oltre al direttore, un autista (per il Servizio Nazionale di Lettura), un distributore, due ordinatori, uno schedatore, un “uomo di fatica” e un usciere.

Nel medesimo dattiloscritto del 1960, Teodoro Pellegrino, dopo aver annotato di aver assunto, in seguito a concorso, la direzione della Biblioteca Provinciale dal 15 agosto 1935, rilevava con precisione l’entità del patrimonio librario e archivistico registrato al momento dell’inizio del suo servizio: si trattava di 29.180 volumi a stampa (numero ricavato dal registro della statistica) e di 181 manoscritti.

A causa del pessimo stato di conservazione in cui versavano alcune migliaia di libri, praticamente inservibili, Pellegrino ne decise la distruzione per prevenire possibili infezioni che avrebbero potuto interessare il materiale bibliografico ancora integro.   

Al 1° gennaio del 1960, invece, il patrimonio della Biblioteca si compone di 70.460 volumi: di questi, quasi novemila sono libri nuovi acquistati dalli librerie “De Masi”, “Gatto”, “Papaleo” e “Valletta”; ci sono, poi, i numerosi volumi presenti nel Palazzo “Comi” di Lucugnano, acquistati dalla Provincia; inoltre, gli oltre quattromila libri del “Servizio Nazionale dei posti di lettura e prestito”. Oltre al materiale librario, Teodoro Pellegrino elenca anche 31 incunaboli, 405 manoscritti e 275 pergamene.

È descritto, infine, un archivio fotografico in schedari speciali “Syntesis – Olivetti”, comprendente immagini dei principali monumenti, opere d’arte e palazzi di Terra d’Otranto.  

Nel 1960, il “Servizio Nazionale di Lettura” era già al quarto anno di attività nel territorio della Provincia di Lecce: erano già stati istituiti trentatré posti di prestito, collegati dal “Bibliobus Salentino”, fornito dall’Amministrazione Provinciale. Essendo, però, cresciute le esigenze e le richieste dei vari Comuni, la Direzione del “Servizio di Lettura”, il Ministero della P. I. e la Soprintendenza Bibliografica avevano deciso per il riordinamento di tutta la rete della Provincia.    

Furono previsti tre settori: “Rete A”, “Rete B”, “Rete C”; la prima avrebbe costituito il centro propulsore, comprendendo trentasei posti di prestito; di questi, dieci sarebbero stati istituiti in città: presso l’Ospedale Psichiatrico, il Collegio Argento, la Villa Comunale (con la sezione della Biblioteca per ragazzi), la Parrocchia S. Francesco da Paola, il Centro rieducazione minorenni, oltre ai posti di prestito di via Maglie, via Monteroni, Borgo Pace, Rione Santa Rosa e piazza del Congresso. I restanti posti di prestito sparsi per la Provincia sarebbero stati istituiti ad Arnesano, Calimera, Campi, Carmiano, Cavallino, Copertino, Guagnano, Leverano, Martano, Monteroni, Novoli, Salice, Squinzano, Surbo, Trepuzzi, Veglie, Vernole, S. Pietro in Lama, Lequile, S. Cesario, S. Donato, Sternatia, Soleto, Galatina, Melendugno e Zollino.

La “Rete B” avrebbe avuto come centro la Biblioteca Comunale di Nardò, comprendendo i Comuni di Gallipoli, Casarano, Galatone, Melissano, Parabita, Taurisano, Tuglie, Alezio, Taviano, Racale, Matino, Neviano, Sogliano, Cutrofiano, Ruffano, Ugento, Collepasso, Sannicola, Aradeo, Corigliano e Supersano.

Infine, la “Rete C”, con il suo centro presso Palazzo “Comi” di Lucugnano, avrebbe compreso Specchia, Alessano, Presicce, Salve, Morciano, Patù, S. Maria di Leuca, Gagliano, Corsano, la Scuola Media e l’Associazione Artigiani di Tricase, la Pro Loco di Castro, Poggiardo, Spongano, Otranto, Minervino, Serrano, Melpignano, Cursi, Muro, Nociglia, Montesano, Maglie e Scorrano.      

Data l’importanza e la vastità della Rete, divisa in tre zone, il direttore Teodoro Pellegrino, nel 1960, aveva proposto all’Amministrazione Provinciale di Lecce l’acquisto di un altro automezzo, da adibire a “Bibliobus n. 2”, in modo da poter visitare, in una stessa giornata, almeno due zone di tutta la Rete.  

Non solo: nella sua moderna visione di una biblioteca aperta ad ogni esigenza, aveva istituito un “centro di audizione discografica”: quattro box in legno, in ognuno dei quali, mediante le necessarie apparecchiature, si sarebbero potute ascoltare lezioni, letture, conferenze in lingua, oltre a conversazioni sulla grammatica latina e greca, storia della musica e registrazioni discografiche con poesie e prose dei più importanti poeti e scrittori, italiani e stranieri. Ogni box era fornito del relativo materiale discografico, oltre al giradischi, le cuffie e molti testi a stampa. Teodoro Pellegrino riuscì ad istituire anche un piccolo padiglione, all’interno della Villa Comunale, utilizzato come Biblioteca dei Ragazzi.           

In conclusione, Teodoro Pellegrino fu non soltanto un illuminato intellettuale che ebbe a cuore il progresso culturale della propria comunità; andrà, certamente, ricordato come uno dei “padri fondatori” della nostra Università; ma non dovrà essere dimenticato il suo ruolo di “bibliotecario”, appassionato e competente, uno dei più importanti direttori della nostra biblioteca, cui dedicò larga parte della sua vita. 

  (Gabriele De Blasi) 

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