La storia Amarcord dell’Azienda Pasbo
di Giuliana Lubello
PASBO – ZONA IND.LE CARMIANO LECCE – UNICA AZIENDA MERIDIONALE IN GRADO DI COSTRUIRE, SU PROPRIO DISEGNO E NEI PROPRI VASTISSIMI CAPANNONI INDUSTRIALI, TUTTA LA COMPONENTISTICA DELL’INTERA MACCHINA AGRICOLA. TALE RICORDO, IN FORZA DELL’ESPERIENZA DI GIULIANA LUBELLO, IMPIEGATA DAL 1977 AL 1993, COME REFERENTE ALL’ESPORTAZIONE DELLE MACCHINE AGRICOLE NEL MONDO.
Nel 1963 dallo spirito di due intraprendenti imprenditori: l’Ing. Piero Coluccia della provincia di Lecce e il Dr. Ugo Passerà piemontese, nasceva nel feudo di Carmiano (Lecce), al 4 km. della Carmiano – Novoli , la prima Azienda produttrice di macchine agricole del Mezzogiorno.
L’Azienda assunse il marchio PASBO, portato a corredo dal Dr. Passera che per tale contributo rappresento’ il 25% delle quote societarie della SNC, mentre l’Ing. Coluccia, che metteva a disposizione terreno e risorse monetarie ne rappresento’ il’75% del capitale societario.
Ben presto il marchio PASBO crebbe in termini esponenziali sia sul territorio nazionale che internazionale arrivando a mantenere il primato, per unità costruite, per molti anni fino all’85, di prima azienda costruttrice di Macchine Agricole – Motozappe, in Italia.
L’Azienda produceva una gamma di nove modelli con una potenza variabile da 2 cv sino a 14 cv. Per la qualità delle materie prime utilizzate e per la scrupolosità nei procedimenti di fabbricazione sui modelli prodotti integralmente nelle proprie officine, (con esclusione dei soli motori che venivano acquistati da Lombardini, Ruggerini, e dalla tedesca Jlo), con personale di altissima esperienza e professionalità, la Pasbo poteva vantare una valida e tecnologicamente avanzata produzione ad un livello ben definito e rispettato in tutto il bacino del mediterraneo e non solo.
L’Azienda di medie dimensioni, è arrivata ad impiegare sino a circa 160 addetti, tra operai, impiegati, venditori e i tre punti vendita dislocati altrove e cioè 1 a Valenzano (BA) ; 1 a Bolognetta (PA); 1 a Frascati – Lazio.
Il fatturato negli anni 70/80 si aggirava intorno ai 15 miliardi di lire di cui circa un terzo rappresentato dalle vendite all’estero, in massima parte: Portogallo, Spagna, Tunisia, Egitto, Libano, Malta, Cipro, e penisola Istriana.
Nel 1985 la Pasbo ebbe, inoltre, affidata dal Ministero degli Esteri italiano, il FAI (fondo aiuti italiano) una commessa di circa 3 miliardi di lire per materiale agricolo destinato all’Uganda. Tale commessa era composta di motozappe, di carrelli a ruote motrici e di cricchetti motrici con ruote da montare sull’asse-fresa della motozappa, di carrelli di irrorazione, di pompe di irrigazione che venivano attaccate alla presa di forza della motozappa stessa, di rulli diserbanti, interscambiabili con le zappette della fresa anteriore, di parti di ricambio e di personale che si recò in Uganda per insegnare l’uso delle macchine agricole al personale indigeno.
Negli seconda metà degli anni 80 l’Azienda PASBO divenne una Spa, con l’ingresso di altri soci, ma alcune importanti diatribe tra i due precedenti fondatori e la susseguente morte di uno di essi: l’Ing. Coluccia che costituiva il prezioso pilastro di maggiore apporto tecnico ed imprenditoriale, determinò da parte del Dr. Passera la decisione di vendere l’Azienda PASBO a terzi che finirono per determinare il fallimento nel 1993 di questa Unica ed esclusiva realtà costruttiva che nella terra del Barocco aveva fatto crescere il marchio PASBO fino a diventare una delle realtà più interessanti fra i costruttori italiani e non, di motozappatrici ed accessori.
Le macchine PASBO potevano vantare diversi modelli dalla G.51 – una 2,5 CV miscela, la G.72 una macchina dotata di motore JLO 7 CV miscela, la G.94 con motore 10 CV Diesel (Ruggerini o Lombardini) più leggera , la G.84 dotata di motore da 10 CV Diesel (Ruggerini o Lombardini) più pesante e la macchina più potente, la G.14, con motore da 14 Cv Diesel (Ruggerini o Lombardini).
Inoltre, pur essendo sul mercato da quasi 60 anni, le macchine agricole PASBO risultano progettate, già modificate e migliorate tenendo conto anche dell’allora particolari prescrizioni di sicurezza previste dalla normativa CE, come, per es. il nuovo sistema di funzionamento della leva frizione brevettato dall’azienda, negli anni 80/90. Sulle stegole, infatti, fu installata, per l’incolumità dell’operatore, la leva Frizione che per l’azionamento della macchina, doveva essere tenuta premuta durante il lavoro, perché se rilasciata, in caso di caduta dell’operatore, la macchina si sarebbe fermata entrando automaticamente in folle. Quindi nonostante le vetusta’ delle macchine la cui originale produzione industriale si è interrotta a fronte del fallimento nel 1993, le macchine, eccezionalmente, soddisfano, tutt’ora, le esigenze dei fortunati utilizzatori.
Molti nel tempo hanno utilizzato il marchio PASBO , prodotto di incontestabile eccellenza, assemblando ma non più costruendo integralmente, le parti che tanti, a seguito del fallimento, si sono affrettati a riprodurre assimilabili ai prodotti originali PASBO. L’unico marchio e macchine originali che appartengono sicuramente all’azienda PASBO in cui io ho lavorato nell’export da 1977 al 1993, e che io riconosco dell’epoca pre-fallimento, sono quelle esposte nella foto sottostanti.