La “Sindrome di Medea” e il lato oscuro della maternità: una breve riflessione sul lato oscuro dell’animo umano
di Fabrizio Manco
So benissimo che la vicenda della piccola Elena è straziante, ma ho deciso lo stesso di esporre le mie considerazioni e riflessioni sulla natura umana partendo da questa vicenda. Il mio articolo non vuole né strumentalizzare la vicenda e né tanto meno fare accuse di nessun tipo. Come tristemente sappiamo tutti, la vicenda della morte della piccola Elena del Pozzo ha sconvolto l’Italia, e anche nel mondo purtroppo ne parlano. La piccola Elena Del Pozzo è stata barbaramente uccisa da sua madre Martina Patti, il 13 Giugno 2022.
Dalle testimonianze raccolte, sappiamo che la madre della piccola Elena (se ancora madre possiamo definirla) avesse un temperamento aggressivo e violento nei confronti sia della figlia che nei confronti dei familiari. Le testimonianze raccolte parlano di una ragazza cattiva, crudele, aggressiva, gelosa e invidiosa, che molto spesso maltrattava la piccola Elena. Il movente della sua uccisione sarebbe per vendetta nei confronti dell’ex compagno. Il compagno con il quale ha avuto la bambina, aveva una nuova relazione con una nuova ragazza, con la quale la bambina sembra che si trovasse molto bene.
Martina Patti per vendetta decide di togliere la vita alla sua bambina il 13 Giugno 2022 in modo barbaro e violento, da film Horror. Dalle prove raccolte dagli inquirenti, sembra che Martina Patti abbia agito con estrema lucidità e freddezza di calcolo. Aveva perfino preparato la fossa scavata con una pala, dove seppellire la piccola Elena. In seguito ha inventato il rapimento di Elena da parte di tre uomini incappucciati, dettaglio rivelatosi un falso.
Da appassionato di psicologia so perfettamente che quando una donna uccide i propri figli per vendetta nei confronti del padre, viene definita affetta dalla “Sindrome di Medea“. Il termine coniato dallo psicologo e psicoterapeuta Jacobs nel 1988, si riferisce proprio al Mito di Medea, raccontato da Euripide sotto forma di tragedia .
Gli antichi conoscevano l’animo umano più di chiunque altro. Conoscevano i suoi lati oscuri molto meglio di noi.
Medea per vendetta nei confronti di Giasone che l’aveva tradita, uccide i suoi figli per dispetto crudele nei suoi confronti. Il mito di Medea viene raccontato da Diodoro Siculo nella sua Biblioteca storica nel Quarto libro, al capitolo 45. Ma del mito ne parla anche Cicerone nella sua De Natura Deorum, esattamente nel libro terzo, al capitolo 19.
Il mito di Medea però fu portato alla gloria letteraria dal tragediografo Greco Euripide ( 485 A. C. / 406 A. C.). Lo stesso mito fu narrato in modi diversi da Apollonio Rodio nelle sue Argonautiche , dal commediografo Carcino di Agrigento, da Ovidio e dal filosofo Seneca, il quale avrebbe riscritto in versione modificata alcune tragedie greche, tra le quali appunto una versione del mito di Medea.
Nel corso del tempo il mito venne anche adattato in opere musicali da compositori e in film da registi. Alla base del comportamento di Medea, e di ogni altra donna che elimina i suoi figli per vendetta e gelosia nei confronti del marito e del compagno, aldilà di ogni classificazione clinica, psicologico/ psichiatrico, c’è la cattiveria umana.
La definizione di “Sindrome di Medea” , è quindi soltanto una definizione meramente letteraria, che ha a che fare con la classificazione psicologico/clinica.
Ma la vera causa è la malvagità umana, che purtroppo sembra non avere limiti.
L’essere umano non è buono. Ben lungi dal pensiero di Jean Jacques Rosseau che pensava che il genere umano nei tempi d’origine fosse incontaminato e buono, e successivamente divenuto malvagio con la civiltà, possiamo affermare che la specie umana è sempre stata la specie animale più crudele della terra. Mente l’aggressività degli animali è legata alla sopravvivenza, l’aggressività umana è legata alla brama di sopraffazione degli altri.
Se nell’animo umano ci fosse meno invidia, gelosia, brama di possesso, forse la convivenza reciproca sarebbe più pacifica. È questo il male … cosa credete che sia il male, il diavolo con la forca?
Le donne gelose e gli uomini gelosi in modo possessivo per esempio, non si rendono conto che le persone non sono di loro proprietà . Un uomo e una donna , anche se sposati, sono sempre delle persone libere di lasciare la propria compagna o il proprio compagno per un’altra persona. Se un amore è finito, ne ricomincia un altro. Ma purtroppo l’animo umano è troppo legato al possesso delle persone, ed è in preda alla gelosia, all’ invidia e all’ avidità.
Il mito di Medea ci spiega a cosa può arrivare l’animo umano per la vendetta e la gelosia. Per la psicologia ci sono alcune gradazioni di emozioni negative che possono raggiungere la vendetta.
La rabbia di una moglie tradita dal marito, può alimentarsi sempre di più fino a sfociare in una lava di odio profondo verso il marito o il compagno che ha abbandonato lei e i suoi figli. Ma questa rabbia unita alla frustrazione dell’affronto subito, diventa gelosia morbosa verso la nuova compagna del marito e verso la sua nuova vita. Ma può spostarsi ancora nei confronti del frutto del loro amore: i figli. Ed è lì che abbiamo a che fare con la “Sindrome di Medea“. L’istinto materno e la maternità della donna tradita si spezza, si rompe, perché la gelosia e la voglia di vendetta ha intossicato ogni angolo della sua anima: adesso l’istinto materno è stato cancellato, ed ha preso il posto l’istinto omicida. L’istinto materno quindi ha un lato oscuro, è di natura ambivalente. La sua componente protettiva può degenerare e scagliarsi contro la creatura che dovrebbe difendere.
Quando una ragazza è troppo possessiva e gelosa, lasciatela finché siete in tempo. Non cercate di recuperarla, perché non cambia. Molto spesso le donne possessive sono quelle più narcisiste e manipolatrici. Non permettete che la sua gelosia rovini la vostra vita. Non permettete a delle streghe simili di lanciare incantesimi contro la vostra vita.
Si, è dura da accettare che alcune donne, così come alcuni uomini, non accettano la fine di una relazione, perché cresciuti con la convinzione che le persone appartengano a loro. Però c’è un piccolo particolare. Se la gelosia possessiva maschile viene condannata da più fronti, molto spesso invece la gelosia femminile viene giudicata in moto positivo e viene giustificata. Se un uomo viene picchiato da una donna gelosa, è colpa sua , lo ha voluto lui. È così che molto spesso la gente pensa. Ma questo è sbagliato, e dimostra una mentalità malata e ipocrita di guardare il maschile e il femminile.
Cosi come esistono l’istinto materno e l’istinto paterno, così le madri e i padri violenti ci sono sempre stati, e sono purtroppo tanti i casi: per questo questi casi di violenza sui minori andrebbero denunciati prima che accada qualcosa di spiacevole ai figli.
Il papà della piccola Elena Del Pozzo ha soltanto avuto la sfortuna di incontrare nel suo cammino una strega, una della tantissime streghe che si nascondono sotto l’aspetto apollineo di tante apparentemente brave ragazze. Non sto affermando che molte ragazze farebbero tale gesto, ma sto cercando di far capire che nel femminile, come nel maschile, può annidarsi l’oscurità: fatta di passione violente, come le invidie, le gelosie, le vendette e la brama di possesso. I miti e le favole parlano infatti di streghe, di sirene che attirano gli uomini per ingannarli, di veneri dell’amore perverse e di maghe potenti e crudeli.
La realtà che ci circonda è una favola e un mito, ma bisogna stare molto attenti ai personaggi e i pericoli che si incontrano nel cammino.
Proprio la brama di possesso è la causa di tanti mali del mondo. Per la brama di possesso gli esseri umani fanno da sempre le guerre, per la brama di possesso, le famiglie vengono distrutte, per la gelosia possessiva tanti matrimoni finiscono. Abbiamo lo stipendio, ma vogliamo altre entrate, abbiamo le altre entrate e volgiamo sempre più denaro per avere sempre più lusso e oggetti comprati al solo scopo di impressionare gli altri.
La specie umana, se davvero vuole evolvere in gradi superiori, deve eliminare le emozioni più distruttive, come la cupidigia, l’invidia e la gelosia . Dobbiamo imparare ad essere grati ogni giorno per quello che abbiamo, per quello che la vita ha da offrirci ogni giorno e per quello che ci offre. Non lamentarsi per ciò che non abbiamo o vorremo avere. Ma la nostra società, dominata dai Mass media e dalle pubblicità, stuzzica di continuo la brama di possedere oggetti che non utilizzeremo mai, e vestiti che non metteremo mai. Penso che il vero pericolo per la specie umana siano i vizi: l’invidia, la gelosia, la sete di denaro e di potere. E purtroppo saranno questi vizi a portarla sul baratro dell’estinzione.
Soltanto un risveglio generale guidato dalla consapevolezza di che cosa significa realmente vivere e su ciò che conta sul serio nella vita, può aiutarci a vivere una vita vera e autentica, che incarna perfettamente la gioia di vivere, però quella vera, legata alla bellezza di vivere il presente e i doni che questa vita ogni giorno ci offre.