La Scuola di Atene di Raffaello a 500 anni dalla morte
Di Pierfranco Bruni.
La Scuola di Atene di Raffaello a 500 anni dalla morte L’antropologia dei linguaggi Pierfranco Bruni Non so se sono ombre o comparse. O sono l’immaginario religioso che convive nella ricerca del bello trovata nella Bellezza. In Raffaello i segni creano i profili. I volti sono la visione della conoscenza. Le donne creano il divino. Le madonne il sacro. Il divino e il sacro sono la testimonianza profonda della metafisica dell’arte vissuta come miracolo creazione forma intelligenza.
Raffaello non è solo un creatore di immagini. Ha l’intelligenza delle forme che sottolineano pensiero. Il Rinascimento che resta una espressione incompiuta nell’arco di un’epoca. Anzi è mistero che nel momento in cui sta per diventare mito sfugge ad ogni impalcatura per continuare nelle esperienze non razionali ma ontologiche. Il conflitto tra la ragione e l’irrazionale mistico si vive, senza consumarsi, proprio lungo il corso rinascimentale che va chiaramente oltre il Cinquecento. Restano le ombre, le comparse, le maschere e lo specchio. Il tutto in una aurora metafisica.
Raffaello è quell’aurora metafisica che non sdegna il tempo del pensiero medioevale e umanistico ma sa andare oltre con il sigillo del profeta. Nella Scuola di Atene, infatti, la grecità diventa esoterismo e questo diventa proiezione della venerazione. Un tratteggio che devia il corso dello stesso sviluppo artistico delle arti. Entra in gioco anche il tratto antropologico.
Rappresentare i volti significa mettere in scena uno stato della sensibilità della storia di un volto. Creare un spazio è dar vita a un luogo. Ritorno sulla Scuola di Atene. Qui si crea una ribalta in cui i personaggi sono manifestazione di un luogo in in luogo che è spazio ed è tempo. Luogo, spazio e tempo sono la terra dei popoli. Infatti si rappresenta il linguaggio di una civiltà che è definizione di una identità ma di una eredita certamente. Quella greca.
Proprio in questo immaginario si abita un antropos. Ovvero un logos. Una antropologia che si regge sulla filosofia attraverso il raffaellismo artistico che, a sua volta, si serve della consapevolezza che si è dentro l’agorà delle esistenze. L’agorà è l’antropologia delle lingue e delle culture. Raffaello crea la consapevolezza e la correlazione delle civiltà grazie alla scena filosofica. Un forte segnale per entrare in una chiave di lettura di conoscenza della grecità marcante che sta alla base del pensiero artistico di Raffaello. Atene è una scuola di culture sommerse ed è quindi un intreccio di etnie nella storia e nella filosofia.
Ecco il capolavoro manifesto di una identità che nasce da una eredità. Una antropologia dei linguaggi che trova nella scuola di Atene un cosmopolitismo efficace.