La Resurrezione di Nadia
di Francesco Abate
Sei gocce di sangue ti lavarono casa
e seicento stelle si spensero a Kocho;
ti rubarono il cielo,
ti gettarono all’inferno,
ti ferirono fuori e sporcarono dentro.
Risero di te, ti credettero morta,
ma una goccia di vita basta
all’anima forte per risorgere;
diventasti fenice e volasti lontano
a guardare dal cielo nelle notti d’inverno
le gocce di sangue e le stelle yazide.
Questo è il testo integrale della poesia La resurrezione di Nadia, contenuta nella raccolta Inferno e riportata anche sulla copertina.
La poesia parla di Nadia Murad, attivista irachena di religione yazida. Fu catturata dall’ISIS nel 2014, quando in un raid a Kocho uccisero seicento yazidi (tra cui anche i suoi sei fratelli), e fu tenuta come schiava, sottomessa e violentata. I terroristi credettero di averla ridotta al silenzio, ma riuscì a fuggire, facendo conoscere al mondo intero le violenze perpetrate dai miliziani dell’ISIS sugli yazidi e soprattutto sulle donne. Nel 2016 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace.
Nadia Murad è una delle tante donne che ha resistito alla violenza nonostante le ferite fisiche e morali, è ritornata alla libertà e si impegna perché a tante altre donne nel mondo siano risparmiate le sofferenze che ha dovuto patire. Con questa poesia ho voluto raccontare un inferno, ma anche celebrare una fuga, per ricordare che alla violenza si può sopravvivere.
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