IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

“La reiterazione dei messaggi, tra comprensione e condizionamento”

Immagine con cartello e omino su scala nell'atto di attaccare un manifesto

(Immagine dal web aforisticamente)

di Riccardo Rescio

Sono due le grandi sezioni in cui si può classificare la comunicazione, intesa come opportunità di conoscere, apprendere, considerare e valutare.

La prima è la complessa, ampia e variegata area comunicativa costituita dall’insieme di basilari componenti quali l’educazione familiare, il contesto di vita, il momento storico, la contingenza, la scuola, il lavoro. Quell’unicum di intenti e di voleri che dovrebbe fornire agli esseri umani la possibilità di sviluppare una individuale capacità critica, in grado di comprendere e metabolizzare, il contesto in cui ci si trova a vivere, per farne cibo per la mente. È indubbiamente una attività molto complessa, articolata, che dovrebbe impegnare tutti, nelle rispettive diverse competenze, nel discernimento e non nella accettazione supina o nel rifiuto aprioristico. 

La seconda sezione racchiude l’altrettanto ampia e variegata area della comunicazione pubblicitaria. Più veloce, immediata, stimolante e condizionate, la comunicazione nella pubblicità risponde ovviamente a presupposti, canoni e linguaggi, molto diversi, perché come ovvio persegue un diverso obiettivo. La reiterazione, del messaggio promozionale, la sua potenzialità impattante non viene utilizzata per fare capire, ma per fare comprare.

Immagine con cartello e omino su scala nell'atto di attaccare un manifesto
(Immagine dal web aforisticamente)

La continua ripetizione dell’annuncio diviene condizione essenziale, necessaria, indispensabile. Un tempo non lontano solo riproponendolo il più volte, oggi non solo implementando su media diversi il numero degli annunci, ma rinnovando il più possibile il contenuto degli annunci stessi, sempre fortemente e chiaramente riconducibili al Brand di pertinenza. Ma la pubblicità, proprio e in virtù dell’obbiettivo che si prefigge di raggiungere, ha una grande capacità interpretativa della realtà, che modula, che interpreta, che manipola e molto spesso propone,  è soprattutto anche uno specchio dei tempi.

Uno specchio molto particolare, a volte alterante, deformante, adulatorio, illusorio, ma capace comunque di riflette parzialmente o totalmente sempre la realtà di ciò che c’è. A volte restituisce immagini del passato, a volte proietta quelle di un possibile futuro, molto spesso immagini del momento contingente.

La comunicazione pubblicitaria ha una enorme potenzialità impattante e troppo spesso anche condizionante dei comportamenti umani, capace persino di stravolgere, modi di pensare e di agire, costumi ed etica, di un enorme numero di persone che la seguono pedissequamente e una incommensurabile quantità di altre persone che dicono di non esserne condizionati, ma che poi nella realtà ne sono in qualche modo dipendenti o fortemente influenzati.

Il quesito da porsi, su cui riflettere con la massima attenzione è se attraverso il contributo della comunicazione pubblicitaria ci stiamo lentamente liberando, alcuni consapevolmente, altri senza rendersene conto, degli ancestrali tabù comportamentali, relazionali, sessuali, che tanti danni hanno determinato nel passato, perché non fare in modo di suggerire e favorire la comunicazione pubblicitaria come elemento di supporto alla comunicazione formante, che ha come fine di creare le opportunità per conoscere, apprendere, considerare e valutare, affinché il condizionamento all’acquisto divenga migliorativo delle coscienze. 

Una sorta di ibrido comunicazionale, che faccia  da informazione Commercio/Culturale.

Riccardo Rescio per @rotoweb

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