La pubblicità della produzione vinicola dei Woodhouse e dei Florio ( 1773 – 1833) – Ricerca storica di Giovanni Teresi
Gli inglesi scoprirono il vino Marsala
I primi a scoprirne le qualità del vino siciliano sono stati gli inglesi: nel 1773 un uomo d’affari di Liverpool, John Woodhouse, è stato costretto ad attraccare nel porto di Marsala per sfuggire ad una tempesta. Evento casuale quanto fortunato perché gli diede modo di assaggiare il ‘Perpetuum’, un vino locale particolarmente pregiato, generalmente utilizzato per festeggiare le grandi occasioni. Woodhouse, convinto che il ‘Perpetuum’ sarebbe piaciuto anche ai suoi concittadini, decise di spedirlo in madrepatria. Per salvaguardarlo da possibili alterazioni dovute al lungo viaggio, lo mescolò ad alcol, provvedendo in questo modo a ‘fortificarlo’ (da cui il termine ‘vino fortificato’). Il successo del ‘Marsala wine’ è stato molto rapido.
Forse non tutti sanno che, seppur indirettamente, questo successo venne ulteriormente agevolato dalle campagne militari di Napoleone Bonaparte. Il motivo è semplice: l’occupazione della Spagna e del Portogallo da parte delle armate dell’imperatore francese aveva bloccato il commercio dello Sherry, del Porto e del Madeira: vini liquorosi che il popolo d’oltre Manica amava e dei quali difficilmente poteva fare a meno. Ben presto si comprese che il Marsala proveniente dalla Sicilia, isola con la quale l’impero britannico già da molti anni intratteneva proficui rapporti commerciali, poteva rappresentare un degno sostituto.
Tra i più appassionati estimatori, l’ammiraglio Horatio Nelson, primo Duca di Bronte: che con un contratto si impegnava ad acquistarne da Woodhouse ben 500 barili per la sua flotta da guerra stazionata a Malta.
I grandi produttori inglesi del Marsala dell’epoca furono sudditi di Sua Maestà Britannica: oltre i Woodhouse, gli Ingham-Whitaker e gli Hopps.
Del resto in Inghilterra, anche grazie all’apprezzamento dei reali, che ne conservavano parecchie bottiglie nelle loro cantine, il Marsala iniziò ad essere considerato ‘degno della tavola di qualsiasi gentiluomo’ (‘worthy of any gentleman’s table’).
Nel 1833, la costruzione di uno stabilimento per la produzione del vino, commissionata da Vincenzo Florio, rappresentò uno scossone per i delicati equilibri che si erano instaurati. Sebbene fosse ‘l’ultimo arrivato’ e la concorrenza si dimostrasse particolarmente accanita, in breve tempo il Marsala Florio diventò il più celebre e commercializzato al mondo: un risultato dovuto alla modernità degli impianti, ad una distribuzione capillare (affidata ai vascelli di famiglia) ed alla grande qualità del vino, in grado di soddisfare gli intenditori più esigenti.
Occorre evidenziare, inoltre, che, nonostante i Florio si fossero arricchiti grazie a molteplici attività (dal tonno allo zolfo), il Marsala occupò sempre un posto di riguardo nel loro cuore: non a caso, chiamarono la selezione più pregiata‘Aegusa’, antico nome dell’ amatissima isola di Favignana.
Si dice che il ricco e potente Ignazio Jr., abituato a frequentare personalità come lo Zar di Russia Nicola I, fosse solito immergere i suoi figli appena nati proprio nell’Aegusa, celebrando una sorta di rito propiziatorio.
A questo punto occorre spiegare cosa abbia reso il Marsala tanto speciale. Per comprendere appieno i motivi del suo incredibile gradimento va presa in considerazione la qualità delle sue uve, baciate dal sole di Sicilia, frutto di alcuni tra i più famosi vitigni isolani, vale a dire il Grillo, il Catarratto, l’Inzolia e il Damaschino (a bacca bianca), il Nero d’Avola, il Perricone ed il Nerello mascalese (a bacca nera). Altrettanto importante, il metodo di invecchiamento originariamente utilizzato: il cosiddetto ‘in perpetuum’ (da cui l’antico nome del vino ‘Perpetuum’), molto simile al ‘soleras’, secondo cui, anno dopo anno, si procede ad un parziale svuotamento delle botti in modo tale da mescolare il vino giovane a una parte di quello già invecchiato, così da non lasciarle mai del tutto vuote (in perpetuo).
Il marchio Florio le etichette e la pubblicità
Il marchio Florio ha cambiato la Sicilia e la storia dell’enologia nazionale grazie alla diffusione del vino simbolo della Sicilia e dell’Italia nel mondo: il Marsala.
Quasi 14 mila metri quadri di cantine di produzione sono affiancate al reparto di affinamento.
Florio ha creato un nuovo modo di concepire la degustazione del vino, offrendo ai propri ospiti un’esperienza sensoriale indimenticabile tra piaceri del gusto e fascino della storia.
Visitando la cantina Florio a Marsala si possono ammirare anche le riproduzioni delle storiche pubblicità degli anni trenta sul Marsala Florio tra cui spicca un Folletto disegnato dal milanese Giorgio Muggiani, noto illustratore del tempo.