IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

La Preistoria della Sicilia

uccello preistorico

di Fabrizio Manco

Introduzione

In questo mio saggio cerco di sviscerare un argomento in realtà molto esteso e vasto: la preistoria della Sicilia. Quindi il mio è un contributo modesto ma allo stesso tempo esauriente riguardo la tematica della Sicilia Preistorica. Lo sviluppo del tema mi è venuto in mente seguendo le serate del Cenacolo Culturale di Palermo, nelle quali io partecipo spesso come relatore in diverse conferenze.  E ho notato infatti , tra le tante letture e le tante conferenze viste e le tante conferenze nelle quali ho partecipato,  che l’argomento della Sicilia Preistorica non è stato mai affrontato da nessun relatore. Così, poiché tra le mie attività e interessi culturali c’è anche la Preistoria, ho pensato che sarebbe stato opportuno affrontare tale tematica.

Sono tanti i motivi per il quale tale tematica è così poco affrontata quando si parla della Sicilia e della sua storia e della sua cultura. I motivi si possono trovare nel fatto che tale argomento è più per specialisti del settore, che molto spesso riguardano materie poco affrontate  come la paleontologia e la paleoantropologia, ma a mio avviso è il fattore del Tempo che blocca le indagini sulla Preistoria della Sicilia. Fin dalle scuole Elementari infatti ci viene inculcato che la Storia riguarda soltanto ed esclusivamente la storia scritta. Infatti, nei manuali scolastici di storia e nei libri di Storia generale, la storia si fa iniziare sempre dai Sumeri, Babilonesi e Assiri, considerati i primi popoli del bacino del Mediterraneo ad avere lasciato delle testimonianze scritte. È questo infatti che comunemente si intende per storia: la Storia scritta.

Quando si parla di storia, la mente corre subito ad associare tale parola con i primi popoli del Mediterraneo che realizzano documenti scritti : Sumeri, Babilonesi, Assiri, Fenici, quindi Cartaginesi e in seguito i Romani. Quando nelle mie attività di guida turistica cerco di spiegare e accennare la Preistoria, osservo molta perplessità negli sguardi perché sono argomenti che hanno a che fare con il tempo profondo, spesso incomprensibile dalle menti umane odierne.

Intorno al Quarto/ Quinto millennio A.C. , i cosiddetti Popoli del Mare incominciano ad affacciarsi nel Mare Mediterraneo, nel quale fondano le basi per le future civiltà. La storia quindi, quasi per tutti inizia da lì, ma in realtà la Preistoria del Mediterraneo e della Sicilia è molto più vasta di come gli storici accademici vogliono farci credere. La storia quindi non inizia con i Popoli del Mare che si affacciano nel Mare Mediterraneo, ma bensì essi sono un’appendice di tutta la storia precedente.

Con il termine Preistoria , si intende generalmente tutto ciò che è avvenuto prima della storia scritta e dell’ iniezione della scrittura, la quale, si è verificata non soltanto presso i popoli Mesopotamici come i Sumeri e i Babilonesi, ma in periodi diversi la scrittura è nata in Egitto e presso i popoli Micenei durante l’ Età del Bronzo ( 1600- 1.100 A. C. ), i quali inventarono la cosiddetta scrittura con i Caratteri lineari B , la quale comprende i segni sillabici e gli ideogrammi. La Preistoria inizia quindi dalla formazione della terra fino alla fine della Glaciazione di Wurm, avvenuta circa 10. 000 anni fa.  La storia così intesa è solamente una infinitesima parte di tutto quello che è esistito e avvenuto sulla Terra. È chiaro quindi che prima della nascita della storia ufficiale, la storia esisteva, e ha lasciato le sue testimonianze in altri ambiti, come l’arte, la guerra, la vita quotidiana, la fauna le abitazioni e i suppellettili. In particolare è l’arte che domina la preistoria. Qui entrano in gioco diverse discipline come la paleontologia, la paleoantropologia e la storia dell’ arte. Quando si affronta i tempi della Preistoria , non si tratta di decenni o  di secoli, ma bensì di millenni e milioni di anni. 

E quando si parla di Preistoria della Sicilia  è all’ arte che dobbiamo pensare e collegarci. I Graffiti delle caverne preistoriche Siciliane per esempio, sono di una  importanza fondamentale per capire la preistoria della Sicilia, come di fatto vedremo in seguito.

Parte prima:

La Sicilia nel Pleistocene e la fauna preistorica Siciliana

Nel Pleistocene la Sicilia era abitata da numerose specie animali. Le specie animali che più erano diffusi nella Sicilia del Pleistocene erano gli elefanti nani della specie Palaeoloxodon: in particolare furono scoperte tre specie di elefanti nani nei territori preistorici Siciliani: il Palaeoloxodon falconeri ( Busk, 1867 )  , il Palaeoloxodon militensis ( Falconer, 1868 )  e il Palaeoloxodon mnaidriensis ( Adams , 1874). Tutti queste specie di elefante erano di piccolissime dimensioni, arrivando addirittura a 90 centimetri di altezza , come dimostrano gli esemplari del Palaeoloxodon falconeri ( Busk, 1867). Tale specie di elefanti nani, tutti appartenenti al gruppo della famiglia Elephantidae ( Gray, 1821), non vissero soltanto nei territori Siciliani, ma anche nel gruppo delle isole dell’ Arcipelago Maltese, nell’isola di Creta, di Cipro , nelle isole Cicladi, nelle isole del Dodecaneso e in Sardegna.   Molto probabilmente questa specie nana di elefante, discese dal Palaeolotoxodon antiqus ( Falconer & Cautley, 1847), il cosiddetto Elefante dalle zanne dritte, alto circa 4 metri e vissuto durante il Pleistocene medio e superiore, tra 550. 000 e 70. 000 anni fa. Questa specie di elefante preistorica, spostandosi dai territori europei, arrivò a colonizzare le isole del Mediterraneo, subendo così una rapida evoluzione che portò i suoi discendenti a diminuire le dimensioni e dare così origine a molti gruppi di elefanti nani. Il fenomeno evolutivo che ridimensiona la taglia degli animali, si chiama Nanismo insulare, e durante la Preistoria ha caratterizzato anche molte specie di dinosauri del centro Europa.

Il gruppo degli elefanti nani, in particolare degli elefanti Siciliani e Maltesi , fu studiato nei dettagli dal paleontologo Scozzese Hugh Falconer ( 1808- 1865 ), il quale, molto stimato da Charles Darwin,  ne studio’ per primo i primi resti fossili. Altri animali preistorici che vissero nella Sicilia durante il Pleistocene furono alcuni mammiferi placentari carnivori come le Iene ( Crocuta crocuta, Erxleben, 1777),  mammiferi placentari artiodattili come gli Ippopotami ( Hyppopotamus amphibius, Linnaeus , 1777), il cervo reale  ( Cervus elaphus, Linnaeus, 1758)  e il Bos primigenius ( Bojanus, 1827), cioè l’ Uro, un bovino preistorico, il più grande in assoluto. Inoltre nella Sicilia Preistorica visse un altro curioso mammifero placentare: il Ghiro gigante ( Leithia melitensis ( Adams, 1863), il quale visse sia in Sicilia che nell’ Arcipelago Maltese. Classificato per la prima volta in una nomenclatura Binomiale dal geologo e fisico Scozzese Andrew Leith Adams ( 1822- 188 ) nel 1863 , e  come genere estinto dal naturalista Inglese Richard Lydekker ( 1849- 1915 ), il Ghiro gigante Siciliano e Maltese , che appartiene al Glis glis ( Linnaeus, 1766  ), è un tipico esempio di Gigantismo insulare,  il fenomeno opposto del Nanismo insulare. Entrambi i fenomeni evolutivi quindi, si realizzano in piccoli territori come le Isole, in questo caso le Isole del Mediterraneo. Il Nanismo insulare si verifica quando una specie in un ambiente con poche risorse alimentari diminuisce la taglia per sprecare meno energia, mentre il Gigantismo Insulare si verifica quando in un Habitat non ci sono predatori, e l’unico potenziale predatore ne diventa il predatore Alpha. Esempi di Gigantismo Insulare è la fauna gigante del Gargano, che durante il Miocene evolse specie giganti di gufo e di ricci.

La presenza del Ghiro gigante ( Leithia melitiensis , Adams, 1863 ), e’ attestata in Sicilia già durante gli inizi del Pleistocene, durante il periodo Villafranchiano. Ma molto probabilmente gli antenati del Leithia melitensis vissero tra il periodo del tardo Miocene, nel Messiniano, e il primo Pliocene, circa 2 milioni di anni fa.  È da capire però da dove arrivarono questi antenati. Fino al Pliocene, cioè fino a cinque milioni di anni fa, la Sicilia era quasi tutta sommersa dalle acque. Soltanto durante il primo Pleistocene, cioè nel Pleistocene inferiore , che risale a circa 1. 800.000 anni fa, la Sicilia incomincia ad assumere la forma che conosciamo. Anche la penisola Italiana durante il Pleistocene era quasi sommersa dalle acque, se si escludono gli appennini centrali  i territori che vanno dalla Liguria alla Calabria e la penisola del Gargano. Quindi a rigore  di logica, gli antenati del Ghiro gigante arrivarono in Sicilia dall’ Europa.  La stessa origine è per la fauna del Gargano e per i mammiferi placentari artiodattili Siciliani, come il cervo reale e l’ Uro. Anche se per l’origine della fauna del Gargano molte ipotesi conducono ad una origine proveniente dall’ Eurasia.

Origine diversa hanno gli elefanti nani, gli Ippopotami e le iene, le quali arrivarono nelle Isole di Malta e Sicilia dall’ Africa e dall’ Asia e dall’ Europa durante il Pleistocene superiore, quando la Sicilia era collegata attraverso lembi di terra a Malta e al Nord Africa. Il territorio  della Sicilia Preistorica è stato quindi un teatro di sperimentazioni evolutive, le quali hanno dato origine al Gigantismo Insulare prima con la specie di ghiro gigante Leithia melitensis, e con il Nanismo insulare in seguito, con la presenza degli elefanti nani, come il Palaeoloxodon falconeri.  La presenza del Palaeoloxodon falconeri e’ attestata in gran parte della Sicilia, poiché i resti fossili di questa specie di elefante nano furono rinvenuti nei pressi di Siracusa, nella cava di San Teodoro vicino Messina, nei pressi di Palermo , in particolare nelle stratificazioni Pleistoceniche del Monte Pellegrino,  che comprendono anche la Grotta dell’ Addaura , e nei pressi di Alcamo. Ma le sorprese della fauna preistorica Siciliana non finiscono qui.  

Sempre nelle isole dell’ Arcipelago Maltese e nella Sicilia, si evolse anche una specie particolare di cigno gigante ( Cygnus falconeri , Parker,  1865 ). Questo cigno del Pleistocene , è vissuto intorno alla metà del Pleistocene, circa 770. 000 / 126. 000 anni fa, negli stessi territori abitati dagli Elefanti nani. Anche il Cygnus falconeri, come il Leitha melitensis, era molto più grande delle specie attuali: in base ai resti fossili del Cygnus falconeri, si può affermare che questo cigno preistorico era più grande di quasi il doppio delle dimensioni dell’ attuale Cygnus olor ( Gmelin , 1789), cioè il Cigno Reale: le misure del  Cigno Reale odierno oscillano tra i 127/ 135- 150 cm di lunghezza, mentre il Cygnus falconeri aveva una lunghezza di circa 190- 210 cm, cioè quasi il doppio del Cigno Reale attuale. Il Ghiro gigante Siciliano, Leitha melitensis, raggiungeva  le dimensioni di un moderno gatto domestico, mentre il classico ghiro odierno ( Glis glis, Linnaeus, 1758), misura circa 30 cm , dei quali 15 cm soltanto la coda. È chiaro quindi, come detto in precedenza, che la Sicilia Preistorica ha permesso ad alcune forme viventi di sperimentare Gigantismi e Nanismi, aiutata anche dal suo isolamento geografica e quindi geologico, così come accadde nella Penisola del Gargano e nell’ isola di Hateg ,nell’attuale Romania, durante il Cretaceo superiore. Quando i Popoli del Mare,  durante il Quarto / Terzo millennio A.C incominciano ad invadere le isole del Mediterraneo, negli scavi per realizzare gli insediamenti scoprirono anche gli scheletri del Palaeoloxodon falconeri. Molto probabilmente è il foro nasale al centro del cranio che ha fatto immaginare alle popolazioni che uscivano dalla preistoria, l’esistenza sulla terra di esseri umani giganteschi dotati di un solo occhio.  Forse è nata così la leggenda e il mito dei ciclopi cantati da Omero nell’ Odissea.

Parte seconda :

Digressione evolutivo/ paleontologica:

Nanismo insulare e Gigantismo Insulare nel Mediterraneo preistorico.

Mi  sembra opportuno arrivati a questo punto, fare una digressione evolutivo/ paleontologica per chiarire meglio i concetti di Nanismo e Gigantismo Insulare. 

Ho accennato prima che con il termine Nanismo insulare si indica una specie animale che vivendo su un Habitat con ristrette risorse alimentari, quasi sempre si tratta di isole, riduce le sue dimensioni. Il fenomeno evolutivo fu studiato per la prima volta in modo dettagliato dal grandissimo paleontologo, naturalista, geologo e agente segreto Romeno Franz Nopcza ( 1877- 1933), oggi dimenticato. Grande studioso e appassionato di dinosauri, ha dato un grandissimo contributo alla paleontologia e alla paleobiologia , attraverso lo studio attento di alcuni particolari dinosauri vissuti durante il Cretaceo nell’ Isola di Hateg, nell’ attuale Transilvania, in Romania, la regione nella quale Bram Stoker ha fatto nascere il mito e la leggenda di Dracula.

Durante i suoi scavi paleontologici, il barone Franz Nopzca si accorse di alcuni scheletri di dinosauri molto strani. Uno dei primissimi dinosauri studiati da Franz Nopcza è il Telmatosaurus transsylvanicus ( Nopcza, 1899), una specie di Hadrosauro vissuto verso la fine del Cretaceo, circa 68 milioni di anni fa , nel Maastrichtiano.  Gli Adrosauri sono dei dinosauri erbivori Ornitischi vissuti in gran parte dei continenti, come Nordamerica, Asia, Nordafrica e Europa. Misuravano  dagli 8/ 9 ai 14 metri circa. Ma i resti fossili della specie di Adrosauro vissuta nella zona di Hateg ci racconta che questa specie di Adrosauro era invece molto piccola. Lo stesso si puo dire per un altro dinosauro scoperto e analizzato da Franza Nopcza, l’ ornitopode Zalmoxes ( Nopcza, 1899) , un iguanodonte vissuto nel Cretaceo superiore, sempre nel Maastrichtiano,   dinosauro erbivoro molto probabilmente facente parte del ramo degli Rhabdodon.  Questa linea di Iguanodonti, che genera ancora molte perplessità tra i paleontologi, è probabile che sia stata fin dalla sua comparsa di piccole dimensioni, poiché questi dinosauri erbivori vivevano in delle isolette, che durante il Mesozoico costituivano l’ Europa. È molto probabile che la specie scoperta da Franz Nopcza sia una delle ultime sopravvissute del Mesozoico. Il nome Zalmoxes  fa riferimento al dio Balcanico Zalmoxis, dio della foresta e della vegetazione.

Altri dinosauri nani scoperti nei territori di Hateg sono il titanosauro Magyarosaurus dacus ( Nopcza, 1915), una forma nana di titanosauro vissuta anche questa nel Cretaceo superiore, sempre nel Maastrichtiano. Il nome Dacus, si riferisce alla regione Dacia, la quale si trova in Romania. Questo dinosauro era lungo circa 5 metri. Mentre i titanosauri potevano raggiungere anche i 30 metri di lunghezza. Il Magyarosaurus dacus forse era corazzato, poiché il suo dorso era caratterizzato da una serie di placche ossee, le quali si evolsero come difesa dagli attacchi dei predatori, visto le sue piccole dimensioni. Altri dinosauri nani scoperti nelle stesse zone di Hateg sono lo Struthiosaurus ( Bunzel, 1871), un piccolo nodosauro corazzato,  e un curioso Deinonychus nano: il Balaur bondoc ( Cziki et Al., 2010). Questo dromesouro affine ai  Velociraptor, aveva una corporatura tozza e robusta, da qui il nome che significa in Romeno piccolo drago tozzo, dal termine Balaur che in Romeno indica un drago del folclore slavo. Caratterizzato da due artigli a falce in entrambe le zampe posteriori, caratteristica di tutti i Dromeosauridi,  il Balaur bondoc non era molto veloce visto la sua struttura, ma in compenso era molto robusto. Molto probabilmente si nutriva di piccole lucertole e di carcasse dei dinosauri nani erbivori che vivevano nel suo Habitat, cioè i territori dell’isola di Hateg. È difficile che un piccolo Dromeosauro potesse attaccare la specie nana del Magyarosaurus dacus, anche se non è da escludere che potesse effettivamente attaccare i cuccioli o gli individui vecchi e malati.

Il barone Franz Nopzca, studiando i fossili di questi strani , giunse così alla conclusione che queste specie furono il risultato del Nanismo insulare,  anticipando così la Regola di Forster, formulata dal naturalista Bristol Forster nel 1964 e pubblicata come articolo sulla rivista scientifica Nature. Conosciuta anche con il nome Teoria dell’ Insularita, essa afferma che quando alcune specie si trovano su alcuni territori isolati come le isole, tendono o a diminuire la dimensione o ad aumentare la loro taglia. In questo caso su parla di Gigantismo Insulare.  Franz Nopcza scrisse molti articoli dove espone la sua teoria sul Nanismo insulare dei dinosauri dei territori di Hateg.

Sempre sull’ Isola di Hateg, si è verificato parallelamente al fenomeno del Nanismo insulare, il fenomeno del Gigantismo Insulare. La specie animale più rappresentativa del Gigantismo Insulare è lo Pterosauro Azdarchide Hatzegopteryx thambema (  Buffetout , Grigorescu et Cziki, 2002), vissuto  anche questa specie nel Cretaceo superiore, sempre nel Maastrichtiano, circa 65 milioni di anni fa. Con delle dimensioni che potevano raggiungere i 12/ 13 metri di apertura alare, questo Pterosauro Azdarchide era addirittura più grande del già gigantesco Pterosauro Nordamericano Quetzalcoatlus northropi ( Lawson,1975), che ha un’ apertura alare stimata di 10/ 11 metri. Nonostante le gigantesche dimensioni, l’ Hatzegopteryx thambema poteva volare e si nutriva dei dinosauri nani erbivori che vivevano nel territori di Hateg, come i già citati Magyarosaurus dacus e lo Zalmoxes,  i quali li poteva inghiottire  interi in un solo boccone.

Il Gigantismo Insulare si verifica quando in un territorio non ci sono predatori. In tal caso, l’unico predatore vivente può raggiungere dimensioni gigantesche diventando il predatore alpha,  come nel caso dell’ Hatzegopteryx thambema. I territori della zona dell’ Isola di Hateg, raccontano una storia di circa 300 milioni di anni, nella quale e’ registrata tutta la storia della vita sulla terra, che passa dai coralli fino ai primi dinosauri, ai primi mammiferi, ai primi uccelli e all’ evoluzione dei grandi rettili volanti, come il gigantesco Pterosauro Azdarchide Hatzegopteryx thambema. 

Il Gigantismo Insulare nel Mediterraneo preistorico si è verificato anche nell’ Isola del Gargano, durante il Miocene e in Sicilia. Il mare Mediterraneo ha origine dall’ oceano Tetide, che prende il nome dalla dea dei mari e delle acque Teti. Tra il Permiano e il Miocene, l’oceano Tetide ha separato il continente Nordafricano dal continente Euroasiatico. Mentre nel Triassico superiore separava i due blocchi geologici esistenti, il Laurasia e il Gondwana. Ancora oggi i fondali più profondi del mare Mediterraneo contengono rocce risalenti all’ oceano Tetide.

L’isola del Gargano durante il Miocene superiore è stata un laboratorio di sperimentazione evolutiva per i mammiferi e per gli uccelli. Come nell’ Isola di Hateg, anche nell’ Isola del Gargano si verificò sia il fenomeno del Gigantismo Insulare che del Nanismo insulare,  che vide coinvolti due specie di uccelli , il Garganornis Ballmanni ( Ballmann, 1973 ), una specie di anatra gigante, e  il Tyto gigantea ( Ballmann, 1973 ) , il famoso gufo gigante del Gargano,  e alcuni mammiferi placentari roditori come il riccio Deinogalerix ( Freudenthal, 1973 ) , il più grande riccio della storia della vita sulla terra,  e il Mikrotia  magna ( Freudenthal, 1976 ), un ratto lunare gigante. Questi due mammiferi placentari roditori, erano per lo più onnivori, anche se di base carnivori, e abitavano il sottobosco dell’ Isola del Gargano sei / sette milioni di anni fa,  cacciando lumache, chiocciole, insetti, lucertole ,piccoli uccelli e piccoli mammiferi.

Nella  Sicilia Preistorica, come abbiamo visto prima, sono vissute due specie di animali preistorici che hanno sviluppato il Gigantismo Insulare: il Ghiro gigante Leithia melitensis ( Adams,  1863 ) e il Cygnus falconeri ( Parker, 1865 ).  Essi rappresentano il fenomeno del Gigantismo Insulare Siciliano, mentre nella stessa isola il Nanismo insulare è rappresentato dai gia analizzati elefanti nani, il Palaeoloxodon falconeri, il Palaeoloxodon militensis e gli Ippopotami nani. Fossili del Ghiro gigante ( Leithia melitensis, Adams, 1863) , furono scoperti nelle cave fossili di Malta e nei pressi del monte Pellegrino, vicino Palermo, ma anche in altre grotte situate vicino al capoluogo Siciliano, come la Grotta Luparello, la Grotta Stazione e La grotta Marasa’ nella quale fu scoperto un esemplare fossile intero del Leithia melitensis.  In queste stesse grotte furono scoperti resti degli elefanti nani come il Palaeoloxodon falconeri e il Palaeoloxodon melitensis, facendo capire come questi elefanti nani durante il Pleistocene si erano praticamente diffusi in tutta la Sicilia preistorica. A quell’ epoca tutta la Sicilia era caratterizzata da laghi, foreste, giungle, corsi d’acqua e ampie distese di praterie. Il monte Pellegrino, che nel Mesozoico era sommerso dalle acque dell’ Oceano Tetide, ha conservato anche la presenza di numerosi fossili di molluschi bivalvi e di altri organismi marini.

Altri animali preistorici caratterizzati dal Nanismo insulare sono i cervi e  le capre.

In Sardegna e a Minorca, nelle Baleari, vissero due esempi di capre nane durante il Pleistocene. In Sardegna si evolse il Nesogoral, un mammifero placentare artiodattilo, caratterizzato da zampe corte ma snelle e abili alla corsa. Visse tra la fine del Miocene e l’inizio del Pleistocene. La sua agilità nella corsa lo si deve probabilmente come risposta evolutiva per sfuggire alla iena Sarda del Pleistocene, la Chasmaporthetes ( Huy, 1921), la quale era una feroce e abile cacciatrice. Questo mammifero placentare, era originario del Nordamerica e dell’ Eurasia, dove visse e da dove migrando giunse fino in Sardegna, tra il Pliocene e il Pleistocene, cioè tra 4 – 1. 500. 000 anni fa, approfittando che la Sardegna, durante il Miocene era collegata al continente Europeo.

Nelle Baleari, sull’ Isola di Minorca, visse la Capra Myotragus balearicus ( Bate, 1909. Questa capra preistorica,  che abitava le caverne,  visse durante il Pleistocene fino a 5. 000 anni fa. Questo mammifero placentare caprino, aveva una vista binoculare, cioè stereoscopica, come quella della specie umana. Ciò dipende dal fatto che queste capre preistoriche abitavano in un Habitat, cioè le isole di Minorca e Maiorca, che non aveva predatori. La vista laterale, presente nelle capre odierne, si è evoluta per permettere all’animale di avere una vista completa in entrambe le direzioni, per potere sfuggire ai predatori. Nelle isole di Minorca e Maiorca, ci furono casi di Gigantismo Insulare, come le due specie di Ghiro gigante Balearico, l’ Hypnomys mahonensis , che abitava a Minorca, e l’ Hypnomys morphaeus, che abitava a Maiorca. Questi due roditori giganti erano il frutto di una fauna endemica, che si sviluppa subito dopo lo scioglimento dei ghiacci della Glaciazione di Wurm ( 16.000 / 14.000 / 11.000 anni fa), la quale causò l’innalzamento del livello dei mari, isolando le isole. In questi Habitat, senza scambio di animali, gli animali endemici crebbero o diminuirono di taglia. Sia la capra Balearica che la capra Sarda, è molto probabile che discendono da una specie di mammifero placentare artiodattilo bovino vissuto in Asia e in Europa, il Gallogoral  meneghinii ( Schaub, 1922), il quale raggiunse le isole del Mediterraneo, come la Sardegna e le Baleari, collegate al continente durante il Pleistocene, dando così origine a due tipi differenti di capre nane.

In Sardegna vissero anche alcune scimmie nane, come la Bertuccia nana Sarda ( Macaca majori, Schaub e Azzaroli, 1946 ),  una specie di macaco preistorico. Oggi la bertuccia ( Macaca sylvanus, Linnaeus, 1758 ) , conosciuta anche con il nome di Scimmia di Barberia o Magot, vive nelle zone montuose e nelle montagne del Marocco e dell’ Algeria. Ma durante il Pleistocene superiore viveva anche in Sardegna, riducendo le sue dimensioni. Infatti era molto più piccola delle attuali bertucce. Non deve sorprendere che nelle isole del Mediterraneo, durante il Pleistocene, si diffusero specie animali che oggi vivono in Africa, come gli elefanti e le bertucce. Il clima era molto diverso da quello di oggi. Più equatoriale e tropicale , il che permise la diffusione di queste specie animali. Il Palaeoloxodon falconeri arrivò nelle isole della Sicilia e di Malta circa 500. 000 anni fa, discendendo dal Palaeoloxodon antiqus , il quale visse in Europa 800. 000 anni fa. Molto probabilmente, il Palaeoloxodon antiqus viaggiando dall’ Europa continentale giunse in Italia, scendendo nelle zone meridionali della Calabria, che all’epoca era un gruppo di isole. Circa 500.000 / 450.000 anni fa, questi elefanti si stabilirono nelle isole della Sicilia e di Malta, dando origine alle forme nane. Gli elefanti nani di Cipro e delle isole della Grecia, hanno invece un origine Asiatica. Queste specie si evolsero durante i periodi interglaciali, cioè quei millenni del Pleistocene di mezzo, i quali duravano fino a 15. 000 anni, il tempo necessario affinché una specie si evolva,  caratterizzati da un clima più caldo. Le faune nane e giganti Siciliane, si  sono infatti evolute dopo la Glaciazione di Riss, iniziata circa 200. 000 anni fa e terminata 130. 000 anni fa. Durante il periodo interglaciale dopo questa Glaciazione, si evolsero tali specie preistoriche.

geografia preistorica

Parte terza:

La presenza umana nella Sicilia Preistorica  

Fino aglianni Sessanta del Novecento, si pensava che le prime popolazioni preistoriche a raggiungere la Sicilia iniziarono nell’ Epigravettiano, il periodo compreso tra 20. 000 e 13. 500 anni fa, cioè durante e subito dopo la Glaciazione di Wurm.  Nel Pleistocene ci furono quattro importanti Glaciazioni: La Glaciazione di Gunz , che va da 1. 200. 000 / 620. 0000  fino a 900.000 / 450. 000  anni fa.

La Glaciazione di Mendel, che va da 455.000 fino a 300. 000 anni fa.

La Glaciazione di Riss, che va da 200. 000 fino a 130. 000 anni fa.

La Glaciazione di Wurm,  l’ultima grande Glaciazione, la quale fine ha permesso lo sviluppo delle civiltà preistoriche ,del Neolitico e delle popolazioni del mare. Essa inizia circa 110. 000 anni fa e termina circa 11. 700 anni fa. È doveroso sottolineare che l’età di queste Glaciazioni sono approssimative.

Lo storico Inglese Moses Finley, nella sua Storia della Sicilia antica pensava che la specie umana colonizzo’ la Sicilia soltanto tra i 30. 000 / 20.000 anni fa. Altri studiosi hanno ipotizzato  addirittura che  alcune specie di Austrolopithecus  provenienti dalla Gola di Olduvai , riuscirono a colonizzare la Sicilia attraversando i ponti e le zattere continentali tra l’Africa e la Sicilia. Ma questa è un’ipotesi sa scartare in quanto non ci sono fonti. Altre ipotesi suggeriscono che le prime popolazioni preistoriche si insediarono in Sicilia subito dopo l’estinzione della fauna nana dei Palaeoloxodon falconeri, cioè circa 300. 000 anni fa.  Ma anche questa ipotesi è molto dubbia. Di sicuro le popolazioni preistoriche Siciliane non incontrarono né gli elefanti nani, né il cigno gigante e ne il Ghiro gigante Siciliano. Le testimonianze sicure sulle quali possiamo basarci per capire bene le popolazioni preistoriche Siciliane e gli animali da loro incontrati sono le tre grotte preistoriche più importanti del Mediterraneo : La grotta di San Teodoro, La grotta dell’ Addaura e La grotta del Genovese dell’ isoladi Levanzo. Possiamo fare quindi un percorso che dalla Sicilia orientale giunge fino alla Sicilia Occidentale.

Le grotte preistoriche Siciliane

Chi erano le popolazioni preistoriche che raggiunsero la Sicilia? E da dove venivano? ….

Innanzitutto si trattava di Homo Sapiens Sapiens ( Linnaeus, 1758), la specie  alla quale apparteniamo , i quali circa 10. 000 anni dopo l’estinzione di Homo Neandhertalensis ( King, 1864), la specie più affine alla nostra e con la quale molto probabilmente ci siamo anche ibridati numerose volte, e che visse nel Pleistocene medio tra 200. 000 e 40. 000 anni fa, rimasero le uniche popolazioni umane preistoriche nel continente Euroasiatico. Gli Homo Sapiens Sapiens viaggiarono pratiche in tutti i continenti e raggiunsero l’ Italia  circa 28 / 29 .  000 /  anni fa , durante il Gravettiano , nel Paleolitico superiore. La Donna di Ostuni, è infatti un preziosissimo reperto paleontologico rinvenuto nei pressi di Ostuni , in Puglia, nella Cava di Santa Maria D’ Agnano. Lo scheletro è di una ragazza di circa venti anni, la quale molto probabilmente morì di parto insieme al suo bambino. La donna visse circa 28. 000 anni fa.

In Sicilia le popolazioni preistoriche di Homo Sapiens Sapiens giunsero circa 20. 000 anni fa. Provenivano dall’ Europa e seguivano gli spostamenti degli animali , le quali specie erano il Bos primigenius, ( Bojanus, 1847,  i cervi reali ( Cervus elaphus, Linnaeus, 1758 ) ,  la specie di asino Equus Hydruntum, che circa 20. 000 anni fa raggiunsero la Sicilia dall’ Eurasia. Le testimonianze di queste specie di mammiferi placentari on Sicilia sono i graffiti che troviamo nelle Grotte dell’ Addaura nei pressi del Monte Pellegrino e nella Grotta del Genovese, nell’ isola di Levanzo, nelle Egadi.

Il primo sito in ordine cronologico che rappresenta un importante testimonianza degli insediamenti umani nella Sicilia Preistorica è la Grotta di San Teodoro, che si trova nei pressi di Messina, la quale fu abitata da 12. 000 fino a 8. 000 anni fa. Numerose archeologiche del 1925, del 1942, del 1985 , del 1989 fino al 2006, permisero di comprendere di più su questa grotta.  All’interno della grotta furono scoperti reperti fossili che testimoniano che le popolazioni preistoriche Siciliane dell’ Epigravettiano avevano sviluppato il culto dei morti: infatti all’interno della grotta furono scoperti due scheletri eccezionalmente conservati e seppelliti con cura sotto uno strato di terra color ocra. Nella grotta fu scoperto il reperto di una donna di circa trenta anni e numerose collane fatte di ciottoli e denti di cervo.  La grotta di San Teodoro è importante anche perché ha conservato la preziosa testimonianza dell’ Ippopotamo nano preistorico, l’ Hyppopotamus pentlandi ( Von Meyer, 1832), giunto dal Nord Africa nel Pleistocene medio circa 120.000 anni fa, quando il mare Mediterraneo era di bassissimo livello a causa della crisi di Salinità.

Spostiamoci di qualche millennio successivo o comunque nello stesso periodo, è andiamo nella Grotta dell’ Addaura, le quali incisioni rupestri sono della fine dell’ Epigravettiano.  Questa grotta a livello archeologico e artistico è una delle più importanti del Mediterraneo, perché ci ha conservato la testimonianza dello sciamanesimo della Sicilia Preistorica. Nei graffiti delle pareti infatti, si osserva una specie di rituale e di un sacrificio umano. Uno sciamano insieme a due figure con un copricapo a forma di testa di uccello, stanno tenendo con delle corde un individuo, il quale corpo sembra che stia per essere stritolato. Non sappiamo a quale divinità lo sciamano stava sacrificando questo individuo, ma è sicuro che queste popolazioni preistoriche Siciliane avevano già un loro sistema di credenze religiose e spirituali.  Le grotte preistoriche Siciliane non sono importanti soltanto per l’arte, ma anche e soprattutto per i livelli  antropologici , filosofici  e religiosi in esse contenute.

Nelle pareti della grotta, scoperta nel 1943 dopo l’ arrivo degli Americani,  furono scoperti per caso altri graffiti ( le scoperte più importanti e belle della vita si fanno per caso) raffiguranti gli animali con i quali queste popolazioni erano in contatto: si trattava di mammiferi placentari artiodattili come bovini e  cervi , ma anche mammiferi placentari equini come asini e cavalli. Ma furono scoperti anche resti del Palaeoloxodon falconeri e del Palaeoloxodon militensis. 

Durante l’ Epigravettiano la Sicilia era una distesa di praterie e boschi , territori quindi adatti al pascolo,  e le isole Egadi, come Levanzo  ,Favignana ,  Marettimo , Isola Grande e Mozia, erano collegate all’isola, nelle attuali zone di Marsala e Trapani. Dove infatti oggi sorgono queste città, durante l’ Epigravettiano erano territori caratterizzati da praterie e da distese di boschi.  

segni preistorici sulla pietra

Ci spostiamo infatti adesso proprio nelle Egadi, sull’ Isola di  Levanzo, nella Grotta del Genovese. In questa grotta furono scoperti graffiti di arte rupestre risalenti ancora una volta all’ Epigravettiano, databili circa 10. 000 anni. In questa grotta siamo infatti nel Decimo millennio A.C. , cioè circa 10. 000 anni fa. Gli animali che le popolazioni preistoriche raffigurano in queste pareti sono infatti tipici di quel periodo: possiamo osservare i mammiferi placentari artiodattili come il  Bos primigenius ( Bojanus, 1827), il cervo reale ( Cervus elaphus, Linnaeus, 1758), e l’ equino Equus  Hydruntum , così chiamato perché  i suoi resti fossili furono scoperti in grande quantità nella cava della Grotta di Romanelli, in Puglia, nella provincia di Lecce. Poiché erano animali che si spostavano in mandrie, raggiunse anche la Sicilia circa 20. 000 anni fa, insediandosi e prosperando.

La Grotta del Genovese raffigura graffiti che ritraggono sciamani danzanti con il copricapo a forma di testa di uccello, come quelli della Grotta dell’ Addaura. Uno dei graffi principali raffigura un individuo con una casacca a strisce “ a camicia di forza “, e sembra anche indossare un copricapo di forma bombata o allungata. Le popolazioni preistoriche Siciliane erano cacciatori/ raccoglitori, ma vivevano anche di pastorizia. Infatti gli animali raffigurati erano utilizzati per il latte, per le pelli e per le carni.

Nella grotta furono scoperti altri graffiti posteriori a 10. 000 anni fa, e quindi realizzati da altre popolazioni preistoriche che raggiunsero la Sicilia dopo la Glaciazione di Wurm.  I graffiti mostrano una caratteristica ad insetto, con delle figurine stilizzate che sembrano realizzate da un bambino. E accanto a questa parete ne troviamo un’altra raffigurante cani, maiali e tonni. Quindi siamo nel Neolitico, circa 6. 000 anni fa, quando l’agricoltura  la pastorizia e la pesca erano  già affermata.

I sacrifici umani rappresentati nella Grotta dell’ Addaura, sono la dimostrazione che la religione nasce proprio con il rituale del sacrificio. Ecco perché non c’è stata epoca della storia nella quale non si sia fatto uso del sacrificio umano e animale. Ma gli sciamani raffigurati nella Grotta dell’ Addaura e nella Grotta di Levanzo, ci suggeriscono che le popolazioni preistoriche Siciliane credevano in qualche forma di essere divino superiore,  molto probabilmente un dio uccello, e come suggerisce il grande Sebastiano Tusa, che ha scritto molti saggi dedicati alla preistoria della Sicilia e alla religione delle popolazioni preistoriche Siciliane, le forme adorate da queste popolazioni preistoriche erano gli uccelli e l’ aria. Il culto della piuma, dell’ uccello e dell’ aria, potrebbe essere il punto di origine per l’immagine dell’ angelo, un messaggero divino alato che fa da ponte e da intermediaro tra il divino e il terreno. Un altro importante elemento che viene fuori analizzando i graffiti delle grotte è la danza e i rituali prima di una buona caccia e di un buon raccolto. Nasce così la preghiera, come risultato della gratitudine da parte della psiche umana. Con queste popolazioni preistoriche Siciliane ci troviamo di fronte a delle popolazioni sicuramente evolute a livello psicologico , simbolico e spirituale, e non erano per niente dei bestioni rudi e rozzi come spesso sono raffigurati e immaginati dal collettivo.

Le popolazioni preistoriche del Mediterraneo subito dopo la Glaciazione di Wurm di 11. 000 / 10. 000 anni fa, si espansero in tutto il bacino del Mediterraneo. Fino a metà del Novecento si credeva che la più antica città realizzata fosse il sito di Catal Huyuk,  un sito preistorico della Turchia, fiorito durante il Neolitico circa 7.  000 / 6. 000 anni fa. Ma gli scavi di Klaus Schmidt del 1963,  permisero di scoprire sempre in Turchia, l’insediamento di  Gobekli Tepe, molto più antico di Catal Huyuk, risalente addirittura a 10. 000 anni fa, proprio durante la fine della Glaciazione di Wurm. Il complessomegalitico di Gobekli Tepe,  ci permette di comprendere che circa 5. 000 prima dei Sumeri e dello Ziqqurat e 7. 000 anni prima delle Piramidi Egizie, una grande civiltà fiorita in un periodo storico ritenuto ancora primitivo come il Neolitico, ha realizzato delle enigmatiche rappresentazioni simboliche di animali e un complesso di megaliti molto sofisticato. Ciò significa che la civiltà e la storia iniziano molto tempo prima della fine del Neolitico e che la raffigurazione di simboli con un significato profondo, era già presente nella psiche delle popolazioni preistoriche antecedenti la Glaciazione di Wurm. Tutto questo cambia radicalmente la conoscenza della preistoria umana  e del significato che attribuiamo alla storia e al tempo. Nonostante so trattava di popolazioni Neolitiche , considerate ancora come cacciatrici/  raccoglitori, tali popolazioni erano già in grado di rappresentare il mondo attraverso il linguaggio dei simboli e delle immagini. Forse l’origine della mente umana moderna è in realtà più antica di ciò che si pensa. Di questo argomento però se ne parla in un altro saggio.

FABRIZIO MANCO, REDAZIONE DI MARSALA ( TP), FEBBRAIO 2023.

Bibliografia :

Il Mediterraneo : Lo spazio, la storia, gli uomini e le tradizioni. Fernand Braudel, Edizioni Bompiani. 

Il Mediterraneo: Cyprian Broodbank. Edizioni Mondadori. 

Sebastiano Tusa: Sicilia archeologica : i caratteri e i percorsi dell’isola dalla preistoria all’ Età del Bronzo.

Pagine di Wikipedia:

Nanismo insulare.
Isola di Hateg.
Grotta dell’Addaura.
Grotta di San Teodoro.
Grotta di San Genovese.
Sicilia Preistorica. 

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