La narrativa italiana della seconda metà del ‘900: specchio di una società in fermento
di Grazia Del Duca
È quanto emerge dal nuovo saggio di Angelo Piemontese Il lungo addio all’impegno
Dopo aver trattato di Realismo e Neorealismo. Correnti involontarie, uscito nel 2021 – che il sette giugno scorso nella Chiesa Sant’Erasmo a Napoli ha ricevuto il Premio Emily Dickinson 2023 per la saggistica -, qui l’Autore prosegue l’esplorazione della narrativa e del relativo dibattito culturale del ‘900, esaminando la produzione che ha caratterizzato gli anni dal 1956 al 1989, periodo poco omogeneo, in cui, dopo il decollo industriale e il boom economico, caratterizzato in letteratura dalla Neoavanguardia, anche l’Italia ha vissuto l’esperienza stravolgente del ’68, a cui sono seguiti gli anni di piombo. Proprio in quel frangente, secondo alcuni nel 1979è iniziato il Postmoderno. Terminato il successivo periodo del riflusso, la caduta del Muro di Berlino ha decretato la fine della Guerra fredda, basata sull’equilibrio della paura. Appena due anni dopo, nel 1991 l’Italia è stata travolta dallo scandalo di Tangentopoli, che, per la prima volta nella storia della Repubblica, ha portato la Destra al potere.
Suddiviso in otto capitoli, il Saggio si muove lungo il binario storico-sociale, trattando della narrativa, delle riviste, dei movimenti culturali più rilevanti e soffermandosi sulle opere e sugli scrittori che hanno inciso di più.
Tenendo conto dell’enorme produzione, dovuta al diffondersi di una narrativa di massa, e dell’impossibilità di esaminarla tutta, lo Studioso ha scelto di procedere per snodi, prendendo in esame opere e scrittori più significativi in relazione ai cambiamenti via via avvenuti in campo socio-politico-economico e, quindi, culturale. In ogni periodo esaminato ha, quindi, inserito delle piccole monografie riguardanti gli scrittori che hanno attraversato varie tendenze e si sono distinti per la loro originalità: Cassola, Bassani, Gadda, Volponi, Tondelli e Calvino, al quale è dedicato l’ultimo capitolo, in quanto la sua opera percorre e illustra, pur con assoluta originalità, le varie tendenze emerse nell’arco di tempo analizzato.
La seconda metà del Novecento ha visto, infatti, il succedersi di varie proposte e tendenze letterarie, il dopoguerra col Neorealismo e la sua crisi, le neoavanguardie, fino al termine degli Anni Settanta e il Postmoderno, per cui il libro di Piemontese vuole verificare l’effettiva presenza di momenti diversi nella produzione narrativa italiana della parte finale del secolo da poco trascorso.
Uno dei possibili percorsi – sintetizzato nel titolo – riguarda l’impegno intellettuale: ancora sporadicamente presente in Cassola e Bassani, esso prima cede di fronte al prevalere dell’analisi psicologica e poi scompare dopo gli anni della contestazione e il prevalere del riflusso nel privato. Proprio Calvino, sia con la produzione, sia con la riflessione critica e l’attività nel campo editoriale, è l’emblema di questo percorso, che non è sempre lineare e netto, come dimostra ad esempio l’opera di Volponi, ma che emerge chiaramente con la scomparsa del dibattito culturale e con la preminenza sempre più netta data al testo.
Proprio l’evoluzione della poetica e della riflessione di Calvino, afferma Angelo Piemontese nelle conclusioni, conferma la tematica di fondo del libro: dal 1956 al 1989 la narrativa italiana ha visto divenire sempre più marginale la necessità da parte degli scrittori di impegnarsi nel tentativo di mutare le storture della società. Dopo la delusione per la mancata nascita dell’Italia vagheggiata durante la lotta resistenziale, c’è stato un ripiegamento su tematiche intime o che sottolineavano l’alienazione prodotta dall’industrializzazione. La breve fiammata del ’68 ha visto qualche tentativo, succeduto alla maniacale attenzione ai problemi linguistici dei neoavanguardisti, di tornare alla letteratura di denuncia, ma lo sviluppo impetuoso dei mass-media e l’inarrestabile avanzata del consumismo e delle leggi di mercato hanno portato gli scrittori a perseguire una narrativa più vicina alle richieste del pubblico e alle esigenze di vendita degli editori. Così proprio nei tragici anni di piombo, si è diffuso in Italia il Postmoderno, che, in parallelo al riflusso, ha visto fiorire in modo prevalente una letteratura vista “come decorazione del vuoto interiore e sublimazione delle miserie del quotidiano, come cooptazione in un empireo esclusivo” (Filippo La Porta).
Preannunciando il prossimo lavoro, che intende esaminare la narrativa fino ai nostri giorni, alla conclusione del Saggio, Piemontese si sofferma sulle nuove prospettive, nate dopo la fine del Postmoderno e sulla romanzizzazione, individuata da Vittorio Spinazzola, per definire la tendenza principale della narrativa del nostro tempo.
Per permettere, infine, al lettore di visualizzare i titoli delle opere non trattate, il libro riporta in Appendice, quelli dei testi più importanti pubblicati fra il 1956 e il 1989.
Grazia Del Duca, docente di Lettere, Latino e Greco presso il Liceo Classico Virgilio di Vico del Gargano (FG)
Angelo Piemontese, Il lungo addio all’impegno: la narrativa italiana dalla Ricostruzione alla caduta del Muro di Berlino (1956-1989), Genesi Editrice, 2023.