IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

La musica vibra nell’aria nel Solstizio d’Estate. La musica sarà ovunque e il concerto da nessuna parte!

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Di Bianca Apollonio

Avete presente quando lo sguardo incontra il blu cobalto del mare dopo una lunga camminata, e sfiorando con un piede tremante l’immenso panno che si ha davanti, ci si lascia accarezzare a tempi alterni come tanti gatti, e poi ricordando di essere stati pesci, ci si abbandona al suo tocco di seta?

O ancora, quando aprendo l’armadio si inciampa quasi per sbaglio su un oggetto del passato che si credeva perso e il viso  inizia a brillare, da lato a lato come labradorite sotto il sole?

Quando camminando in silenzio, in una fredda e uggiosa giornata, avete scoperto nel vostro respiro un compagno fedele?

Bene, ora chiudete gli occhi, e immaginate che sia uno di quegli attimi di rara bellezza, quel genere di momenti che non hanno bisogno di essere cerchiati sul calendario, già immagazzinati nella memoria con la cura di una formica operaia.

È uno di quei giorni in cui poco importa se la durezza del caldo trasformerà i passanti in enormi gelati o la pioggia li luciderà a uno a uno con la delicatezza del guanto sull’argenteria.

Musica e luce hanno già vinto, siamo in Francia, è il giorno in cui si celebra la musica, è il giorno del solstizio d’estate, è il 21 giugno.

Ma da dove nasce una delle tradizioni francesi più esportate all’estero assieme al foie gras e una bottiglia di Bordeaux?

Nell’ottobre del 1981, Jack Lang, allora Ministro della Cultura francese, nominava Maurice Fleuret Direttore della Musica e della Danza. Quest’ultimo posò le basi per una vera e propria rivoluzione rispetto alla visione della musica stessa: “La musica sarà ovunque e il concerto da nessuna parte!”

Egli analizzò il concetto stesso di musica posizionando su una linea retta i diversi generi,  come fossero parte di un’unica comunità, estranea a gerarchie di genere, origine e ruolo. Così il rock poté sedere accanto al jazz, e i musicisti dilettanti posarono con mano sicura il proprio violoncello accanto a quello di un professionista senza balbettare qualcosa con la voce rotta.

L’invenzione di un evento di tale portata e inclusione aveva come obiettivo “una liberazione del suono, un’ebbrezza, una vertigine più autentica, più intima, più eloquente dell’arte”.[1] 

Un anno più tardi, nel 1982, un’indagine portata avanti dal Ministro della Cultura in merito alle pratiche culturali dei francesi, mise in luce un dato preciso e significativo: ben cinque milioni di persone suonava uno strumento musicale, la musica era quindi tra le espressioni del sentimento e dell’anima maggiormente scelte dai francesi.

Si immaginò così una giornata aperta a tutti coloro che desiderassero esprimersi e farsi conoscere per strada, nei bar, ovunque l’ispirazione li portasse.

Il 21 giugno 1982 la Francia e i principali attori della vita politica, sociale e culturale si preparavano così a “« faire la fête ! faire de la musique ! », fare festa, fare musica[2], senza troppe aspettative.

Chioschi, piazze, ristoranti, bar e chiunque volesse accogliere musicisti o semplici passanti, si riempirono di gente fino a notte fonda.

La risonanza dell’evento fu talmente ampia che la Francia ispirò il resto del mondo, nel 1997 veniva firmata a Budapest una nuova carta, “La Festa Europea della Musica”, evento oggigiorno aperto anche ai paesi extraeuropei.

Signore e signori ora che i vostri piedi hanno varcato i confini fino a giungere alla Francia trasformandovi in musicisti e ballerini, tornate nelle vostre abitazioni, aprite bene gli occhi, indossate il vostro abito più bello e scendete in strada a celebrare la musica.

Cantate, suonate, ballate.

Lasciatevi inebriare dal suono di un sassofono in lontananza, e da quello di un sintetizzatore a qualche metro di distanza, diventate voi stessi “la festa della musica”.

Ricordate, non esistono gerarchie, solo l’animo comanda.

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[1] Per maggiori informazioni si invita a cliccare QUI

[2] « Faites la fête ! Faites de la musique ! » Commenti raccolti da Xavier Lacavalerie, Télérama n° 1744, 15 giugno 1983.

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