La leggenda del pifferaio magico, una favola o una tragedia?
Di Pompeo Maritati
Ricordate la favola del “Pifferaio magico” dei Fratelli Grimm? Penso che tutti noi, soprattutto da bambini, l’abbiamo incontrata nelle nostre letture ai più fortunati gli è stata dolcemente raccontata dai genitori o dai nonni.
Possiamo ipotizzare che la fervida fantasia dei Fratelli Grimm, in questo caso sia stata aiutata da qualcosa che in un certo qual modo è successa veramente o che comunque trattasi di una leggenda popolare con qualche fondamento di verità.
La leggenda del pifferaio magico dovrebbe aver visto la luce intorno alla seconda metà del XIII secolo, quando in Germania imperversava la peste. Il virus dell’epidemia, Yersinia pestis, veniva agevolmente veicolato attraverso i gatti. I 130 bambini scomparsi dal villaggio di cui ci racconta la favola, altro non potrebbero essere, ahinoi, che i bambini allora morti di peste. E’ stata anche ipotizzata una ulteriore ipotesi, potrebbe trovarsi nell’emigrazione da parte dei ragazzi di Hamelin verso qualche altro luogo da colonizzare e questo poggia sulla versione della narrazione che spiega perchè i bimbi entrano in una caverna e fuoriescono dall’altra parte della montagna, esattamente ad Almas in Transilvania.
Questa leggenda potrebbe essere alla base dell’arrivo dei sassoni in Transilvania?
Sul finire del secolo XIII, la città di Hamelin era sovrappopolata. Un reclutatore potrebbe aver convinto i genitori a lasciare andare i giovani a colonizzare nuove terre.
La domanda che ci si pone: chi potrebbe celarsi dietro la figura del pifferaio magico o reclutatore?
Potrebbe nascondersi la figura del vescovo Bruno von Schaumburg. Questa tesi è supportata dalla presenza, nelle zone della Pomerania e della Transilvania, di toponimi e di cognomi che sembrerebbero provenire dalla zona di Hamelin.
Una ulteriore spiegazione potrebbe derivarci da quanto posto in essere da Bruno von Schaumburg, vescovo di Olomuc e consigliere e diplomatico del Re ceco Otakar II. Nel periodo del suo episcopato, che si concluse negli anni Ottanta del XIII secolo, in perfetta sintonia con le date del pifferaio di Hamelin, sorsero oltre 200 nuovi villaggi e sei città lungo il confine tra tra la Moravia, l’Ungheria e la Polonia. I colonizzatori provenivano dalle zone interne dell’attuale Germania.
In merito invece all’esistenza effettiva del personaggio del Pifferaio, se sia veramente esistono possiamo fare riferimento al più antico disegno che si trovava su una vetrata, all’interno di una chiesa di Hamelin, risalente agli inizi del XIV secolo.
La vetrata andò distrutta, ma di essa rimangono descrizioni in vari documenti dal secolo XIV al secolo XVII, che rappresentano un pifferaio seguito da un folto numero di bambini tutti vestiti di bianco.
E’ stata rinvenuta una nota scritta in prosa latina tra il 1430 e il 1450 in aggiunta ad un manoscritto del secolo XIV proveniente da Lunenburg. Questa nota colloca gli eventi relativi al pifferaio, a circa 150 anni prima: quindi in un intervallo compreso tra il 1280 ed il 1300. L’artefice di questa scoperta fu lo storico tedesco Heinrich Spanuth che nel 1951, all’età di 78 anni, scrisse il libro “Il Pifferaio magico: divenire e significato di una vecchia leggenda”. Le ipotesi suggerite da Spanuth, inerenti alla sovrapposizione del vescovo Bruno von Schaumburg con la figura del pifferaio magico, furono accettate dall’Università di Gottingen come tesi valida e comprovata.
Un ulteriore elemento di prova ci è stato fornito proprio dai Fratelli Grimm i quali registrarono un epigramma scritto sul muro della casa detta del Pifferaio. La scritta riportava:
“nell’anno 1284, nel giorno di san Giovanni e Paolo, centotrenta bambini nati ad Hamelin furono ammaliati da un pifferaio con un abito dai vari colori e fatti sparire in un Calvario vicino al Koppen”.
Il termine Calvario, con molta probabilità, lo si può accostare al monte della Passione; per quanto concerne Koppen, potrebbe trattarsi della montagna all’interno della quale sparirono i bimbi, o un pascolo o un borgo nelle vicinanze del monte.
Comunque sta di fatto che allora qualcosa accadde.
Ad Hamelin, per esempio, è tuttora in vigore il divieto di suonare o ballare lungo la via detta dei “Senzatamburi”, strada che i piccoli avrebbero a suo tempo percorso in corteo per seguire il pifferaio. Le certezze scarseggiano.
Gli studi di Koppen furono accettati dall’’Università di Gottingen accogliendo le tesi dello studioso tedesco. Sta di fatto che la leggenda i più la legherebbero ad un evento di emigrazione della popolazione, alquanto frequente in quegli anni.
La leggenda si diffuse nel XVI secolo, periodo di sovrappopolamento della Germani e la nuova versione fu modificata nella parte iniziale con l’aggiunta dei ratti. Ecco aprirsi un nuovo collegamento (atroce) tra i ratti e l’infanticidio. I ratti sono esseri inutili e voraci. Nei periodi di sovrappopolamento, o di grande carestia, i bambini erano considerati inutili bocche da sfamare. Alla fine del XIII secolo si acuì il numero degli infanticidi a causa dell’instabilità sociale e politica dell’Europa. Boccaccio, vissuto nel secolo XIV, in una novella tratteggiava il futuro di tanti neonati abbandonati: “quanti parti, mal loro guardo venuti a bene, nelle braccia della fortuna si gettano. Quanti ancora, prima che essi il latte materno abbino gustato, se n’uccidono. Quanti ai boschi, quanti alle fiere se ne concedono e agli uccelli”.
Ecco che dietro la favola del Pifferaio Magico si potrebbe nasconde un massacro di bambini.
Non pochi studiosi hanno affrontato la problematica qui succintamente riportata. Gli elementi fondamentali su cui si poggiano le varie tesi, per quanto circostanziate lasciano ancora aperti numerosi dubbi.
Io per ora sarei del parere di continuare ad ipotizzare il Pifferaio Magico come un ammaliatore benefico dei bambini, che con il suo piffero e con il suo abito strano e multicolore, riesca a portare un po’ di spensieratezza e di farci sognare.
Biografia
Ton Dekker, Van Der Kooi Jurien, Theo Meder – Il dizionario delle fiabe e delle favole – Bruno Mondadori 2001
Hans Dobbertin – Quellensammlung zur Hamelner Rattenfängersage – Schwartz, Göttingen 1970
Radu Florescu – In Search of the Pied Piper – Athena Press 2005
Wolfgang Mieder – Der Rattenfänger von Hameln. Die Sage in Literatur, Medien und Karikatur – Wien. Praesens 2002
Heinrich Spanuth – Der Rattenfänger von Hameln – Hameln. Niemeyer 1951
Fabio Casalini e Francesco Teruggi, Mai vivi mai morti, Giuliano Ladolfi Editore, 2015