“La leggenda del degrado del mondo” Una favola di Pompeo Maritati
In un tempo molto lontano, quando l’uomo barcollava indeciso ed insicuro tra i vari continenti di questo mondo , cercando altri spazi nella profondità del nostro sistema solare, avvenne un fatto strano, un evento che avrebbe poi modificato il percorso della presenza umana su questo universo.
Sulla terra, in quei tempi, l’uomo trovava alquanto gradevole e gratificante trascorrere il proprio tempo a farsi la guerra. Da una parte la biasimava, poi, girato l’angolo, approfittava di ogni piccola occasione per cercare il pretesto per guerreggiare. Le numerose manifestazione pacifiste contro le armi, apparivano come delle ipocrite mesce in scena, il più delle volte manipolate proprio da coloro il cui interesse era esattamente l’opposto. Uno squallido sistema per mettere le coscienze in lavatrice.
Le guerre nei secoli ci sono sempre state, ma in quel periodo, nonostante l’uomo avesse fatto dei grandi passi avanti nei settori delle scienze e soprattutto cominciato ad attuare un vero sistema di coesione civile e democratica tra i vari popoli, iniziò a giustificare la sua innata indole belligerante, adducendo come scusa la tutela del proprio credo spirituale. Cominciò a far prevalere non più una eventuale dottrina politica, diventate tutte obsolete, ma assecondare una visione fanatica di una fede manipolata ad uso e consumo del manovratore di turno. Alcune grandi religioni si schierarono una contro l’altra armata, rinfacciandosi e rispolverando vecchi rancori, spacciati come risolutori e propiziatori di un mondo migliore. Mai bestialità come queste furono proferite dall’uomo, addomesticando i propri credi religiosi a fini di becera mercanzia.
Al precedente fenomeno, che altro non era che una guerra a tutti gli effetti, per la supremazia su un territorio, per meri fini di vantaggio economico, si aggiunse un altro subdolo modo di fare la guerra, ostentato, giustificato o meglio ancora, spacciato al mondo intero come missioni atte ad esportare la pace e la democrazia. Allora il mondo si convinse, attraverso la manipolazione mediatica della comunicazione, che la pace, il rispetto della dignità dell’uomo, doveva essere esportata attraverso l’utilizzo delle famigerate missioni di pace.
Queste missioni non erano costituite da stuoli di saggi che invadevano un territorio per convincere con le parole e le buone azioni gli indigeni del luogo, ad un nuovo stile di vita, oppure favorire il nuovo verbo con massicci investimenti finalizzati alla realizzazione di nuove scuole, ospedali, via di comunicazione atte ad alleviare le drammatiche condizioni di vita di quelle genti. Assolutamente no. Le missioni di pace consistevano nel mandare nelle aree contese centinaia di migliaia di militari in assetto di guerra, procedendo poi al bombardamento di interi villaggi, con mostruosa indifferenza e cinica consapevolezza che avrebbero trovato morte certa, non solo gli eventuali oppositori di un regime
ritenuto blasfemo e pertanto ostativo all’allargamento della propria egemonia economica, ma anche numerosi ignari ed innocenti civili.
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