La globalizzazione della paura
di Pompeo Maritati
La paura dell’uomo contemporaneo scaturisce dalle incertezza generata dall’inquietudine non tanto per gli imprevedibili eventi naturali, quando dai fenomeni sociali, quali le crisi economiche e finanziarie, la chiusura delle aziende con la conseguente perdita del posto di lavoro, il patema devastante della ricerca del lavoro da parte dei giovani, la corruzione, la violenza criminale, le discriminazioni siano esse religiose, politiche, economiche e razziali, il degrado ambientale, la crescita esponenziale dell’incidenza delle malattie tumorali e dell’instabilità politica che in tanti Paesi del mondo è sfociata in vere e proprie guerre .
In passato l’uomo è stato interessato da eventi che ne ha turbato l’esistenza alzando il livello di percezione della paura, solo che ieri le problematiche investivano aree e popolazioni limitate, mentre oggi questi fenomeni negativi, peraltro non più costituiti da eventi naturali, ha dato sfogo ad una paura globalizzata.
Siamo masochisticamente passati dal trattare della Felicità interna lorda di un popolo alla paura globale, dove l’incertezza di ciò che potrà accadere già domani scatena angoscia, inquietudine. Questa paura genera indifferenza, apatia, disinteresse e scarso senso civico inteso quale coinvolgimento partecipativo alle scelte politiche, sociali ed economiche.
Ci si è abituati o forse meglio rassegnati a guardare dalla nostra finestra quello che succede fuori. Pronti a criticare e più di qualche volta anche a litigare con il nostro vicino sulla diversità di opinioni ma mai scendere in piazza, aderire a movimenti politici e di pensiero per sottolineare e far quanto meno conoscere la propria idea, sia esso consenso sia esso dissenso. L’apatia della gente porta a non esternare più nemmeno il disprezzo.
Ci si arrabbia, si sbuffa, si mandano solennemente a quel paese tutti i politici ma sempre seduti comodamente sulle proprie poltrone. E’ da approfondire l’apatia dei giovani che secondo me scaturisce dall’abilità con cui le generazioni più anziane hanno saputo far perdere loro l’orientamento del tempo, avendo perso, loro, la cognizione del futuro, dove l’oggi è passato, presente e futuro. Riprenderò quest’argomento successivamente in quanto ritengo sia importante cercare di capire come i giovani d’oggi, condannati ad una vita di precariato, sinceramente senza un futuro, non abbiano messo a soqquadro questo paese.
Ho accennato all’incertezza che se riferita alle scienze della natura in un certo qual modo l’uomo era già abituato poiché l’elemento fondamentale delle scienze in genere è stata sempre la capacità di poter eseguire delle previsioni[1] che abbiano delle accettabili percentuali di attendibilità in un certo periodo generalmente limitato. Franklin Delano Roosevelt[2], presidente degli Stati Uniti negli anni difficili, disse: «L’ unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura».
[1] Non possiamo non rammentare che l’incertezza risiede in tutte le scienze come matematica, chimica, fisica, biologia, medicina proprio per il continuo progresso delle stesse e pertanto non ci deve sorprendere nel definirle “incerte”. Prendiamo ad esempio quanto succede nelle facoltà di medicina, dove i futuri dottori sono informati sulla certezza che la metà di quello che hanno studiato, nel giro di cinque/sette anni si rivelerà sbagliato, con la grande preoccupazione che al momento non si sa identificare quale sarà la metà interessata ad essere inficiata.
[2] Franklin Delano Roosvelt (Hyde Park, New York, 1882 – Warm Springs, Georgia, 1945). Fu presidente degli Stati Uniti per quattro mandati consecutivi, dal 1933 al 1945. Governò il paese in due dei più difficili periodi della sua storia: quello seguente la crisi economica scoppiata nel 1929 e la Seconda guerra mondiale. Con il suo programma di riforme economiche (New deal) e le sue capacità strategiche e diplomatiche si rivelò un grande leader che portò il suo Paese alla posizione di superpotenza e di guida dell’Occidente.
Stralcio tratto dal libro “La Felicità Interna del Mondo” di Pompeo Maritati