La Focara di Sant’Antonio Abate di Novoli
di Maurizio Nocera
È proprio di questi giorni la pubblicazione di un importante libro, Memorie del passato. Diario di Salvatore Cezzi e la Focara di Novoli (1872-1874). «Superba come ogni anno» (Quaderno 1 della Società Storica di Terra d’Otranto, CYMK di Fabrizio Corsano, Alezio 2023, pp. 64), a firma di Gilberto Spagnolo (già Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Novoli (1995-2019). Bella la copertina (foto dello stesso G. Spagnolo), dove si mostra la costruzione della Focara del 2022, mentre nel retro copertina campeggia Lu cuccu te Santo’Antonio (Arte e tradizione Novolesi), l’immagine di un piccolo otre di vetro sul quale emerge l’immagine del santo tra le fiamme della pira. Il libro è corredato di importanti fotografie delle focare che si sono bruciate nell’arco di alcuni decenni, con l’aggiunta di altre che riguardano propriamente il santo.
Bella l’introduzione di Mario Cazzato (Prima di Cosimo De Giorgi. Novoli e Sant’Antonio “della Focara”), brillante decano dei nostri autori salentini, che scrive:
«Ora, dalle ricerche fin qui condotte dai vari studiosi, lo Spagnolo [Gilberto] osserva che la prima menzione di un documento a stampa sulla focara risale al 1893 e la prima foto al 1909. Gli appunti diaristici del Cezzi ci permettono ora di retrodatare questi fatti di alcuni decenni. Il Cezzi, sotto la data del 1872, a Novoli, osserva “una grande focara di Sant’Antonio…” molto più grande di quella che si faceva a Maglie. Nel 1874 la focara novolese gli appare “superba come ogni anno”. E poiché si è sempre dibattuto e ancora si dibatte sull’origine della focara novolese, queste attestazioni del Cezzi ci appaiono di grandissima rilevanza».
Nel primo cap. del libro, Spagnolo fa la storia della focara, e scrive:
«Per noi Novolesi, fondamentalmente, Sant’Antonio è comunque il Santo del Fuoco e la Focara è il simbolo esclusivo, impareggiabile, della nostra antica devozione. Ma ci si chiede spesso: è possibile analizzare, dal punto di vista storico, la tradizione del falò che si costruisce con particolari tecniche e soprattutto con “un’arte” che i padri tramandano ai figli^ Il Santo fu proclamato nel 1664 patrono del paese principalmente, come si è visto, “perché custodisse le case dal fuoco che distrugge e le persone dal fuoco d’artificio che lacera le carni”. […] Allo stato attuale delle ricerche, il più antico documento che attesta l’esistenza del falò è un articolo apparso nel 1893 su una testata locale, la “Gazzetta delle Puglie”. Il documento venne rintracciato dallo studioso Alfredo Mangeli. Si tratta di un semplice pezzo cronachistico che ci informa come quell’anno vi furono notevoli difficoltà ad accendere la focara.
È invece del 1909 una delle più remote testimonianze fotografiche datate dell’evento […] Ai primi decenni del XX secolo risalgono gli scritti dello studioso di tradizioni popolari Francesco D’Elia (1912), dello storico Pietro Palumbo (1938), di Mons. Oronzo Madaro (che ricorda la “festa del 1900”), le testimonianze del Bertacchi (1926) e dello Sbavaglia (1928).
Nelle loro pagine, tali autori sono concordi nel definire la costruzione e l’accensione della focara “un rito antichissimo”. Una fonte eccezionale è tuttavia quella rinvenuta alcuni anni fa presso l’Archivio di Stato di Napoli, dalla studiosa Giuliana Petracca. È una sorta di quaderno, datato 1462, in cui vengono registrati i nomi dei carbonai autorizzati a rifornire la Zecca di Lecce con sede alla Torre del Parco. In moltissimi sono originari del Casale di Santa Maria de Novis, cioè Novoli, che all’epoca poteva contare poco più di un centinaio di abitanti».
Il secondo capitolo, Gilberto Spagnolo lo dedica alla storia del Diario del Cezzi, e scrive:
«Il 12 giugno 1997, fu stampato, a cura di Fernando Cezzi, “in 150 esemplari fuori commercio per gli amici”, un piccolo libretto dal titolo Diario di un uomo di campagna e di paese. Di complessive 132 pagine […] il Diario si presenta privo di una qualunque esplicazione sul suo autore e sul suo contenuto. […] Fernando Cezzi è soprattutto editore e studioso. […] Il misterioso autore (non indicato da Fernando Cezzi) […] è Salvatore Cezzi di Maglie (1848-1912). […] Il diario è scritto […] dal 15 aprile 1865 al 29 maggio 1876. […] Nel registrare ciò che è accaduto e per conservare memoria di ciò che ha fatto e che cosa ha provato, il 17 gennaio 1872 scrive a p. 83: “Oggi sono stato a Novoli – sono partito [da Maglie] che era ancora buio – per la grande focara di Sant’Antonio Abate, patrono del paese. Una focara molto più grande e lunga di quella di Mallia (Maglie)».
Dopo i primi due capitoli dedicati esclusivamente alla focara, Gilberto Spagnolo scrive altre pagine sugli usi e tradizioni di Novoli. Con l’ultimo capitolo (Tracce e memoria), egli ritorna all’evento più significativo novolese scrivendo:
«Nel lontano 1998, con un’introduzione di Mario Cazzato e un contributo di Elio Pindinelli pubblicai Il fuoco sacro. Tradizione e culto di S. Antonio Abate a Novoli e nel Salento. [… tre ristampe, di cui l’ultima è del 2018, che] si differenzia dalle due precedenti avendo invece un’appendice dal titolo Il Santo, il fuoco, la focara (scritti antoniani dalle “Fasciddre te la Focara”) che raccoglie diversi articoli apparsi nel frattempo».
Ed ora qualche altra notizia sull’evento. Alcuni studiosi affermano che:
«uno dei riti ricorrenti nelle feste salentine, a cui si attribuiscono origini fenicio-egizie, è quello del fuoco purificatore, come nella festa di S. Antonio Abate (17 gennaio) a Novoli, piccolo paese in provincia di Lecce dove ogni anno, da secoli, si eleva la focara (falò): per nove giorni tutto il popolo trasporta fascine e tronchi nella piazza del paese affinché il falò raggiunga l’altezza del prospetto della chiesa madre: la focara resta accesa per tre giorni nei quali si radunano in festa la popolazione del Feudo di Novoli e di tutti i paesi vicini portando a casa un po’ di quel fuoco sacro, gesto magicamente propiziatorio e liberatorio. Ma anche in questo caso, mediante il fuoco, ai riti religiosi, si accosta la presenza viva di antichissimi riti pagani e di propiziazione per salutare il ciclo produttivo che si chiude e quello che si riaprirà subito dopo» (v. Atti del IV congresso sulla Società territoriale: Etnologia e Folklore. SIEF, 1990).
Un altro importante studioso salentino – Dino Levante – che è di Novoli, ha scritto un testo, dedicato al tipografo novalese Antonio Rizzo, che vale la pena riproporlo:
«La fòcara, i fuochi d’artificio, le luminarie, le bancarelle, il predicatore, i giornali, queste ed altre cose ancora fanno la particolarità di una festa di Sant’Antonio Abate a Novoli. Fa parte integrante dei festeggiamenti anche il manifesto ufficiale, quello redatto dal parroco insieme con la commissione. Nelle nostre piacevoli ricerche ci siamo imbattuti in un manifesto stampato presso la tipografia “Del Commercio” di Lecce, allora di proprietà e gestita da Antonio Buttazzo (1905-1957). La tipografia era stata fondata nel 1926 col nome “La Teatrale”, e aveva cambiato nome nel 1929. Un metro di base per 1.95 d’altezza, il manifesto, di grande formato, è stato stampato a due colori, con precisione impeccabile e una bellezza stilistica che fa invidia a quelli composti oggi con l’ausilio dei programmi informatici di grafica.
Per scelta di caratteri, per disposizione di bianchi e neri, per proporzione, chiarezza, eleganza, è veramente un capolavoro della stampa. Il frutto dell’artigianato tipografico è venuto fuori nel corso dei lavori per il riordino dell’archivio tipografico che il figlio di Antonio, Alberto Buttazzo, da alcuni anni a questa parte porta avanti con pazienza e amore, nell’intento di tenere vivo l’interesse verso questo particolare tipo d’arte e cultura.
Il lavoro di stampa è stato commissionato dal Comitato della festa ed è stato composto assemblando tre fogli del consueto formato (un metro per settanta centimetri). I colori adottati sono il rosso e il blu (i noti colori della squadra di calcio del Novoli); la cornice, formata da quadrati e da triangoli, è ottenuta con cliché in legno realizzati in bottega, i caratteri di stampa sono, a seconda del caso, in legno (per quelli grandi) o in piombo (per i corpi più piccoli), vi è un solo fregio orizzontale in legno sotto il titolo. Il manifesto stampato dalla tipografia “Del Commercio”, e pubblicato per i festeggiamenti del gennaio 1938, contiene dei riferimenti storici, come la partecipazione degli italiani alla guerra civile di Spagna. L’insieme è di grande efficacia e di gradevole effetto. L’attenzione è rivolta al nome del Santo, poi al paese (ciò si renderà utile a chi leggerà il manifesto fuori da Novoli), poi si pone attenzione all’ordine dei festeggiamenti e alla presenza di ben due bande musicali, tra le quali il concerto bandistico locale.
Dopo un’introduzione sul Santo, la sua vita, il suo carisma, è riportato il programma religioso e civile che inizia l’8 gennaio con la novena tenuta “da un colto oratore di Salerno”, il clou è previsto il 16 e il 17, infine il 18 è la giornata di ringraziamento. Il manifesto è prova dell’attività della tipografia di Antonio Buttazzo, specializzata in grandi formati, si ricordi qui, solo ad esempio, quello eccezionale costituito da ben 64 fogli (da 70 centimetri per un metro) per lo spettacolo di Totò al Teatro Apollo nel 1950 e poi quelli per le esibizioni di Tito Schipa, per le partite di calcio del Lecce, quelli per le feste patronali, per le manifestazioni politiche e sindacali e per tante altre importanti occasioni.
Per gli appassionati della storia dei festeggiamenti riportiamo il testo relativo: “8 gennaio – L’alba di questo sarà salutata da una salve a colpi di cannone eseguita dal pirotecnico Cosma Luigi da Novoli; una salve della stessa portata sarà eseguita a mezzogiorno da Murra Giovanni da Carmiano. Alle ore 9 nella Chiesa del Santo sarà celebrata una messa solenne come inizio dei festeggiamenti e alle ore 16 si inizierà la solenne novena. A sera inizio del corso di predicazione in onore del Santo tenuto da un colto oratore di Salerno. All’alba salve di colpi a cannone del pirotecnico Spedicato Giuseppe da Lequile; la salve di mezzogiorno sarà del pirotecnico Turco Francesco da Copertino. La piazza Mercato e la via S. Antonio saranno addobbate dalla Ditta Lanzetta Rocco da S. Pietro in Lama e presteranno servizio il Concerto Musicale di Nardò e quello Cittadino.
Alle ore 14 sul piazzale del Santuario avrà luogo la tradizionale benedizione degli animali da lavoro e alle ore 15, dopo il canto dei Vespri, sfilerà per le vie del paese la solenne processione con la statua del Santo; al ritorno accensione di una bengalata. Alle ore 19.30 altra bengalata a devozione della Rivendita Marco Toscano, cui seguirà l’accensione del gran falò. Salve del pirotecnico Sarchiello Lorenzo da Lizzanello; nel santuario continua la celebrazione di messe e affluenza dei pellegrini. Alle ore 10, con l’intervento del clero, delle autorità civili e militari e delle associazioni e circoli, il simulacro del Santo sarà trasportato nella Chiesa Matrice, ove sarà cantata la Messa solenne e recitata l’orazione panegirica.
Dopo il ritorno del Santo alla sua chiesa, e cioè alle ore 14 circa, saranno incendiate le tradizionali batterie, in numero di sette, che saranno eseguite dai seguenti pirotecnici, in ordine di sorteggio: Cosma Luigi da Novoli, a devozione dei reduci e dei combattenti nella Spagna; Sarchiello Lorenzo da Lizzanello, Murra Giovanni da Carmiano, Rizzo Oronzo da Trepuzzi, Cazzante Adolfo da Nardò, Spedicato Giuseppe da Lequile, Turco Francesco da Copertino. Alle ore 9 messa solenne di ringraziamento a devozione della Commissione con musica liturgica del Maestro Felice Indirli da Campi Salentina”./ Un semplice manifesto che riporta gli avvenimenti più salienti della festa di circa settant’anni fa. Una prova, di quella storia e, al tempo stesso, testimonianza di un manufatto di stampa tipografica. insieme, un documento con valenza storica e artistica». (v. D. Levante, Un manifesto della festa di Sant’Antonio Abate degli anni Trenta).
L’evento del fuoco sacro novolese inizia alla vigilia della festa di Sant’Antonio Abate come, già ricordato, il 17 gennaio. Dopo la processione per le vie del paese e, una volta che il Santo sarà “ritornato” nella chiesa, il parroco tiene la Messa. Subito dopo, si procede all’accensione della Focara alla presenza di gruppi musicali e discorsi delle autorità amministrative.
Le immagini delle Focare sono tratte dal libro di Gilberto Spagnolo, mentre le immagini degli artisti (Kounnelis, Nagasawa, Paladino, Nespolo).
Maurizio Nocera