“La difficile, lunga e tortuosa strada del futuro” di Riccardo Rescio
La difficile, lunga e tortuosa strada del futuro è quella che ci creiamo con le nostre piccolezze, meschinità, ottusità e cecità. Preferiamo andare alla fontana della piazza, pur di non aderire ad un acquedotto pubblico, preferiamo consumare candele per illuminarci pur di non collegarsi alla rete elettrica, preferiamo cucinare e riscaldarci con cucine e stufe a legna, pur di non aderire al distributore di gas della città.
Siamo un Paese straordinario e anche tutti noi, figli di questa Terra, lo siamo. Una Terra meravigliosa, così bella e ricca, di tutto e di tanto, ma tanto di più, da rimanere senza fiato. Se solo ne avessimo conoscenza e consapevolezza, comprenderemmo che le briciole stantie che ci contendiamo, l’un contro l’altro armati, sono ben poca cosa di fronte ai fragranti pani che abbiamo a disposizione sulle nostre tavole e che ci rifiutiamo di considerare per ciò che sono e poterci di conseguenza sfamare tutti equamente e diffusamente. Un incommensurabile patrimonio che ci ostiniamo a non considerare, per quanto realmente vale e realmente merita, fatto da innumerevoli bellezze territoriali e incredibili opere realizzate dai tanti nostri Artisti di levatura e risonanza mondiale.
La Storia, l’Arte, la Scienza, la Cultura, la grande varietà Agroalimentare ed Enogastronomia, costituiscono un concentrato così ampio e variegato di diversità, non assolutamente riscontrabile in altre parti del mondo. Eppure questo Eden, unico e irripetibile, ha un tallone di Achille, un grosso difetto congenito, una anomalia banale quanto assurda, siamo un popolo di individualisti, egocentrici, presuntuosi e un po’ megalomani, che non riescono a fare squadra, nemmeno sotto minaccia. Naturalmente stiamo generalizzando e le generalizzazioni lo sappiamo bene, sono quelle affermazioni che danno spazio ai benpensanti per convinzione, come a quelli che dell’opportunismo fanno filosofia di vita. Controbattere, è spesso lo sport nazionale che amiamo di più praticare, soprattutto affermando ciò che fa piacere ascoltare ai seguaci del “Chi fa da sé, fa per tre”, quel modo di dire popolare utilizzato per insegnare ai giovani a darsi da fare senza delegare, poi purtroppo acquisita nell’immaginario collettivo come affermazione che, come sono bravo io non potrà mai esserlo alcuno, sposando a pieno la famosa frase detta dal Marchese del Grillo, magistralmente interpretato da Alberto Sordi, nell’omonimo film di Mario Monicelli, “io sono io e voi non siete nessuno”.
Un concetto sintetico che calza perfettamente, ai self made man, di contemporanea memoria, ne consegue che ogni singolo, valendo per tre, è già di per sé una cooperativa, difficilmente confrontabile, comparabile e sinergizzbbile, con altre cooperative della stessa o di tipologie complementari. La cosa più sconcertante di tutto ciò è che nessuno afferma la validità della teoria, dell’ognuno per sé e Dio per tutti, che in realtà applicano quotidianamente nel proprio fare, ma tutti, propri tutti, in pubblico e in ogni dove, esaltano, osannano e reiterano, con una faccia tosta da far impallidire le pietre, la necessità di fare gruppo, rete e ciò che ne consegue. Insomma è lo scambiarsi il segno di pace da una parte, per poi prendersi a calci dall’altra. Peccato che non si riesca a comprendere che tanti piccoli orticelli, fortificati e protetti la filo spinato, non faranno mai un grande campo e saranno comunque destinati a scomparire con il tempo proprio come i loro ottusi proprietari. La strada del progresso è in realtà una bellissima autostrada che guastatori singoli e organizzati rendono, con continui sabotaggi, di difficile percorribilità.
Riccardo Rescio
Fonte: https://italiaefriends.wordpress.com/