La crisi delle scienze europee nel pensiero di Edmund Husserl
Di Lidia Caputo
Edmund Husserl, uno dei maggiori pensatori contemporanei e fondatore della corrente filosofica della Fenomenologia, si dedicò dal 1935 al 1936 alla stesura del manoscritto principale dell’opera La Crisi delle Scienze Europee e la Fenomenologia Trascendentale, ma continuò a rielaborare il testo fino agli ultimi mesi prima della sua morte, il 27 aprile del 1938.
Confluiscono nel saggio appunti e materiali relativi sia alla conferenza tenuta a Vienna il 7 maggio 1935, sia al ciclo di conferenze tenute a Praga nel novembre del 1935, due presso l’università tedesca, due presso l’università ceca di Praga.[1]
La Krisis costituisce non solo il testamento spirituale, ma anche la sintesi ultima, anche se rimasta incompiuta, del pensiero fenomenologico dell’autore. [2]
Si può paragonare l’opera a una summa non dogmatica delle teorie più rappresentative della riflessione storico- filosofica e scientifica contemporanea.
Al senso di scoramento e di sconfitta di tanti intellettuali che, all’indomani del primo dopoguerra approdano al nichilismo e all’esistenzialismo, il padre della fenomenologia oppone una ferma presa di posizione a favore della capacità dell’uomo di affrontare e debellare la crisi mediante una critica costruttiva alla ragione occidentale.
Il filosofo, difatti, si chiede: «Was hat über Vernunft und Unvernunft, was hat über uns Menschen als Subjekte dieser Freiheit die Wissenschaft zu sagen?» «Che cosa ha da dire questa scienza sulla ragione e sulla non-ragione, che cosa ha da dire su di noi uomini in quanto soggetti di questa libertà?»[3] La risposta dello stesso Husserl è:
«[…] Il mondo e l’esistenza umana possono avere un senso se le scienze ammettono come valido e come vero soltanto ciò che è obiettivamente constatabile».[4]
Il filosofo tedesco sottolinea, altresì, la sua responsabilità di «funzionario dell’umanità» nel guidare i suoi simili verso il telos ultimo, cioè la conoscenza universale dell’«essere» e del suo manifestarsi nel mondo.[5]
In questa prospettiva Alice Pugliese ipotizza che “la fenomenologia può essere identificata immediatamente come scienza della teleologia: essa infatti ha come proprio compito centrale quello di fornire la generale oggettivazione del mondo per riscoprire in esso la vita del senso”[6]
La stessa studiosa evidenzia che questa filosofia si propone di indagare le condizioni di realizzabilità e pensabilità della teleologia non in modo dogmatico, ma a partire dall’esperienza storica.[7]
In precedenza altri studiosi, tra cui Ludwig Landgrebe, Enzo Paci, Mario Signore e Enrico Garulli,[8] avevano sottolineato il taglio storicistico della Krisis, in quanto il filosofo tedesco, risale a rebours, attraverso le molteplici tappe del divenire storico, fino alle fasi primordiali dell’umanità.
Valerio Tonini nella prima parte della Krisis, dal titolo Die Krisis der Wissenschaften als Ausdruck der radikalen Lebenskrisis des Europäischen Menschentums, La crisi delle scienze quale espressione della crisi radicale di vita dell’umanità europea, intravede i «profondi motivi storico-sociali che nei primi trent’anni del secolo avevano sconvolto, in modo radicale, il pensiero classico europeo» e che, ammette, «noi in Italia ignoravamo».[9]
L’intellettuale rievoca la temperie spirituale descritta da Karl Jaspers nel 1930 in Die geistige Situation der Zeit, La situazione spirituale del tempo, segnata dalla distruzione della ragione e dalla perdita di senso delle scienze contemporanee.[10]
In questo contesto Husserl avverte l’importanza di contrapporre alla concezione pessimistica o nichilistica dell’età contemporanea un percorso teleologico verso un’umanità consapevole della sua forza spirituale, della sua capacità di ripartire dalla “crisi” della razionalità per ricostituire una rete di relazioni intersoggettive fondate sulla riscoperta di valori etici e spirituali originari.
Al centro di questo processo epocale c’è il soggetto che prende coscienza della sua correlazione con gli altri soggetti uniti a lui nella Urstiftung (fondazione originaria), che dall’orizzonte del passato si protende verso un futuro di perfezione ed armonia. Pertanto Husserl sostiene che ogni Urstiftung presuppone una Endstiftung, ossia una convergenza dei due poli, tra il momento originario ed il fine ultimo, costituito dall’intersoggettività trascendentale.[11]
Il filosofo tedesco lamenta, altresì, che fino ad allora «non è stato posto il problema della costituzione dell’intersoggettività, di questo noi-tutti, a partire da me, cioè “in me”, per cui l’ “io” -appena dico “io” si trasforma in “io altro”, in “noi tutti”, nel noi con molti “io,” nel noi in cui io sono soltanto “un” io».[12]
Il sottotitolo della seconda parte del paragrafo 54 della Krisis ci offre un’efficace sintesi della teoria analogica dell’intersoggettività: «Io, in quanto io originario (Ur-ich) costituisco l’orizzonte degli altri io trascendentali in quanto co-soggetti dell’intersoggettività trascendentale che fonda il mondo».
Nel paragrafo viene illustrato il procedimento che, a partire dall’epochè, sospende il giudizio sulla realtà e sull’umanità come fenomeni naturali, per conseguire, mediante l’autoriflessione e la declinazione trascendentale dell’io, la costituzione trascendentale degli altri soggetti e del mondo.[13]
Intimamente connessa alla teoria dell’intersoggettività è quella della Lebenswelt, «mondo della vita»: esso è l’«apriori» del mondo attuale, ovvero la dimensione prelogica e primordiale in cui tutti gli esseri costituivano un’unità nell’«eterno presente fluente», illustrato in particolare nei C Manuskripte.[14]
La riduzione della ragione umana all’ambito prettamente strumentale ha impedito prima del XX secolo di risalire storicamente al momento originario della costituzione del mondo, che si identifica con la creazione della Lebenswelt.
Husserl esamina in modo organico e sistematico questa dimensione ontologica dell’essere a partire dai primi decenni del Novecento: «La via di accesso alla filosofia trascendentale fenomenologica avviene attraverso la riconsiderazione del mondo-della-vita già dato». [15]
Questa tematica, già introdotta nell’ambito storico-filosofico da Avenarius e Dilthey, diviene nel fenomenologo la chiave di volta attraverso la quale comprendere il significato ed il telos della fenomenologia trascendentale, non mediante il metodo analogico, bensì con quello genetico.
Il Nostro definisce la sua filosofia «terza dimensione»[16] rispetto agli altri saperi, compresa la dottrina kantiana, che colgono solo l’aspetto razionale e parziale della realtà, mentre la fenomenologia porta alla luce intuitivamente non solo l’intima essenza del mondo naturale, ma anche il suo telos che consiste nell’ «intersoggettività trascendentale».
Quest’ultima abbraccia le relazioni infinite tra tutti gli esseri e tutti gli aspetti della realtà, a prescindere dalla loro collocazione storica o geografica.
Sulla Lebenswelt si fonda la nuova scienza dell’umanità che, come sottolinea Gadamer nel saggio, Die Wissenschaft von der Lebenswelt, non viene ricavata dalla conoscenza oggettiva del mondo, quanto dal sapere situazionale dell’esistere dentro di esso dahinleben»,[17] ossia nel cuore del mondo.
La Lebenswelt, tuttavia, non rappresenta il telos della condizione umana, come sostengono alcuni studiosi,[18] bensì, come evidenziano altri esegeti,[19] «lo spazio originario» di un’intersoggettività trascendentale, costitutiva del mondo in quanto « mondo per tutti»[20].
Dalla disamina degli aspetti teleologici della Krisis, nonché degli scritti precedenti, emerge chiaramente che il progresso dell’umanità è legato ad una affermazione della solidarietà che si realizza pienamente nella relazione intersoggettiva universale.
Lecce, 25 maggio, 2020 Lidia Caputo
[1] Nel 1936 Il filosofo pubblicò la parte I e II de La crisi sul primo volume della rivista «Philosophia » I, edita a Belgrado da A. Liebert; la terza parte che doveva comparire sulla stessa rivista non venne mai pubblicata durante la sua vita. L’opera fu pubblicata postuma, insieme ai testi integrativi ed alle dissertazioni sulla medesima tematica nel 1954 a cura di W. Biemel nel VI volume dell’ «Husserliana», diretta da Padre H. Leo Van Breda. .
[2] Cfr. Avvertenza di E. Paci in La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, cit., pp. 1-4.
[3] E. HUSSERL, Die Krisis der europäischen Wissenschaften , cit. p. 4;tr. it.La crisi delle scienze europee, cit., p.36.
[4] Ibidem
[5] Ibidem, p.15, tr. it. p.46.
[6] A. PUGLIESE, Unicità e relazione. Intersoggettività, genesi e io puro in Husserl, Mimesis, Milano 2009, p.315.
[7] Ibidem
[8] E. PACI, Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Laterza, Bari 1961; L. LANDGREBE, Responsabilità storica dell’Europa. Il tema fondamentale della “Krisis” di Husserl, in: A.A.V.V., Husserl , La “Crisi delle scienze europee” e la responsabilità storica dell’Europa, a cura di M. Signore, F. Angeli, Milano 1985, pp. 19-28; M. SIGNORE, Problema teleologico e fenomenologia della temporalità, in: Husserl, La “Crisi delle scienze europee”, cit., pp. 157-172; E. GARULLI, Husserl e la filosofia della storia, in: Husserl , La “Crisi delle scienze europee,” cit., pp.173-193.
[9] V. TONINI, Fenomenologia della crisi delle scienze europee, in: Husserl, La “Crisi delle scienze europee”, cit., pp. 108-122, cfr. pp. 108-109.
[10] Ibidem, p.109.
[11] Die Krisis der europäischen Wissenschaften und die transzendentale Phänomenologie, cit. p. 73
[12]Ibidem , pp.186-18, tr. it., pp.208 -209.
[13] Ibidem, pp.187-190, tr. it. cit., pp. 210-212.
[14] E. HUSSERL, C Manukripte (1929-1934), a cura di D. Lohmar, Husserl Archiv, Köln 2006.
[15] Cfr. E. HUSSERL, Die Lebenswelt. Auslegungen der vorgegebenen Welt und ihrer Konstitution. Texte aus dem Nachlass (1916-1937), a cura di R. Sowa, « Husserliana » XXXIX, Springer, Dordrecht 2008.
[16] E. HUSSERL, Die Krisis der europäischen Wissenschaften, cit., p. 12; tr.it. p.152.
[17] H. G. GADAMER, Die Wissenschaft von der Lebenswelt, in Kleine Schriften, Tübingen, 1972, vol. III, p.72; Cfr. anche S. BALANCARI, Intersoggettività e mondo della vita. Husserl e il problema della fenomenologia, Padova ,Cedam, 2003; V. COSTA. La generazione della forma. La fenomenologia e il problema della genesi in Husserl e in Derrida, Jaca Book, Milano 1996.
[18] Cfr. J. DERRIDA, Le problème de la genèse dans la philosophie de Husserl, , PUF , Paris 1990; tr it. Il problema della genesi nella filosofia di Husserl, a cura di V. Costa, Milano, Jaca Book, 1984 (II ed.); – M. FOUCAULT, Le penseé du dehors, in Ecrits, Paris, 1994; tr. it. Il pensiero del di fuori, in Scritti letterari, a cura di C. Milanese Milano, 1984.
[19] Cfr. J, DONOE. Husserl on Ethics and Intersubjectivity. From Static to Genetic Phenomenology, Humanity Books, Amherst, New York 2004, pp.105-110; D. LIEBELT, Edmund Husserl, Lebenswelt-Ein Überblick, Grin Verlag, Freiburg 2007, pp.7-12; A. PUGLIESE, Unicità e relazione, cit. pp. 371-373.
[20] E. HUSSERL, Die Krisis der europäischen Wissenschaften, cit., p.188; tr. it. p.211.