IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

La Chiesa di San Pietro dei Samari

di Emilio Spedicato

Questo lavoro dedicato specificamente al possibile itinerario di Simone, figlio di Jona e detto Pietro, poi San Pietro, primo papa del cristianesimo, deve la sua nascita alla scoperta di una chiesetta sita fra Gallipoli a Taviano, nel Salento, vicino all’attuale superstrada, costruita su una antica strada militare romana.

Chiesetta dagli ingressi murati, ora ingabbiata da armature di ferro che fanno pensare a sostegni contro possibili crolli. Chiesetta che nelle mappe del Salento appare chiamata San Pietro di Samaria, o dei Samari e associata in tradizione al luogo dove Pietro approdò nel suo primo dei due viaggi in Italia. Attualmente al 2° posto nella classifica FAI “I luoghi del cuore”, si spera possa ottenere un finanziamento per il restauro.

San Pietro di Samaria

La località di San Pietro di Samaria, a volte scritto come San Pietro dei Samari, appare in carte geografiche del Salento a circa 8 km a sud di Gallipoli, a destra andando verso Taviano della attuale superstrada Lecce – Gallipoli – Leuca , a due carreggiate sino a Taviano al momento di scrivere nel 2018, superstrada che si sovrappone fra Gallipoli a Taviano al percorso della strada statale 274, già strada romana che collegava Gallipoli e Leuca, entrambe di origine preromana, greco messapiche.

Gallipoli, costruita su un’isoletta e difesa da grandi mura, era centro commerciale per granaglie, vino ed olio, esportati grazie al suo importante porto, il maggiore, con quello di Ugento, fra Taranto e Leuca.  Leuca era pure dotata di un porto, sito sotto un santuario, ora santuario cristiano, vicino al grande faro; ed era centro commerciale specializzato, come argomenteremo, nel traffico di donne da adibire alla prostituzione.  Si noti che la strada statale 274 è per lungo tratto affiancata dalla ferrovia della Sud Est, tratta Gallipoli-Taviano.

Il nome di San Pietro di Samaria appare, lista parziale, nelle seguenti mappe:

  • Mappa al 500.000 della guida Puglia del TCI, pubblicata con aggiornamenti del 2005 come parte dell’iniziativa editoriale La Biblioteca della Repubblica; nel testo relativo a Gallipoli non appare nessuna descrizione relativa a San Pietro di Samaria
  • Mappa al 200.000 dell’Atlante Stradale d’Italia, Sud, del Touring Club Italiano, del 1997
  • Atlante stradale e turistico del 2018, del Touring Club Italiano
  • Mappa al 100.000 del Salento, Provincia di Lecce, Iter Edizioni, senza data, circa 2010

È assente nella mappa del Salento, al 200.000, dopo pag 752, della guida a cura di L. V. Bertarelli del Touring Club dell’Italia meridionale, primo volume Abruzzo, Molise e Puglia, del 1926 (pubblicata in 400.000 esemplari). La guida tuttavia ne parla in dettaglio:

… a S. Pietro di Samaria, KM 6 C. Si segue il corso XX Settembre e, sovrapassata la fer. per Casarano, si piega a d. (SE); si vedono a d. le opere di bonifica dalla Campagna dei Foggi, quindi la romanica chiesa di S. Pietro di Samaria, eretta da Ugo di Lusignano re di Cipro, reduce dalla 6° crociata, sul posto di un sacello inalzato a ricordo dello sbarco leggendario di S. Pietro, che ivi avrebbe approdato per la prima volta arrivando in Italia. Ivi esisteva una insenatura, colmata poi dalle alluvioni, dove trovò scampo, con alcuni pochi dei suoi, Pirro in un naufragio nell’inverno 281-280 a. C.

Assente nella mappa e non citato nella Guida rapida d’Italia del Touring Club Italiano, dedicata a Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, del 2002.

Assente nell’Atlante Michelin al 300.000 dell’Italia del 2012.

Assente nella mappa al 140.000 della Cartoguida alle spiagge del Grande Salento, Capone Editore, 2016.

Assente nella mappa a pag. 147 della Guida di Gallipoli, di Antonio Costantini e Michele Paone (2007), Congedo Editore, 2007, dove tuttavia appaiono tre pagine di ampia presentazione, da pag. 161, da cui traiamo la parte, non verbatim,  che segue, notando innanzitutto l’uso della parola Samari invece che Samaria.

Tra le altre abbazie che sorgevano nel territorio di Gallipoli, ricordiamo San Pietro dei Samari, facilmente localizzabile nella omonima contrada, sulla strada Gallipoli-Taviano, presso il fosso dei Samari, il cui sito era stato abitato da antiche popolazioni.

Secondo il Poso, la chiesa di San Pietro dei Samari fu fatta costruire o restaurare da Ugo di Lusignano nel 1148, quando di ritorno dalla sua seconda crociata approdò sul litorale gallipolino.

Sull’architrave del pronao si legge:

HUGO LUSIGNANUS CRUOCESIGNATORUM DUX E PALESTINA REDUX ANNO DOMINI MCKLVIII TEMPLUM HOC DIVUS PTRUS E SAMARIA AD HAEC LITTORIA APPULSUS VESTIGIA EIDEM APOSTOLORUM PRINCIPI SACRUM A FUNDAMENTIS EXCITAVT ET EREXIT.

L’interno è a una sola navata absidale, divisa in due scompartimenti trasversali da un arco a tutto sesto. La volta è formata da due cupole emisferiche… sulla facciata si possono individuare le tipiche arcate cieche di stile romanico, mentre sulla porta principale si legge l’iscrizione PASCE OVES MEAS.

Anticamente sul piazzale della chiesa si teneva una fiera, il 29 giugno, che fu poi trasferita a Gallipoli davanti alla chiesa di S. Maria del Canneto.

Gli autori della guida osservano che fino a fine Ottocento l’area attorno alla chiesa di San Pietro dei Samari, detta palude dei Foggi, era paludosa e malarica. L’area, acquistata dal francese G. Auverny (Gallipoli era in contatto con la Francia, dove esportava vino ed olio per saponi, oltre che per le lampade) fu sottoposta a bonifica, con la costruzione di un canale lungo 18 km, detto Canale dei Santi, per scolare le acque stagnanti. Lavoro che ebbe varie traversie, venendo completato negli anni Trenta del Novecento. Ricordiamo il simile canale Mussolini che portò alla bonifica delle Paludi Pontine dovuta al grande ingegnere idraulico, conte Valentino Orsolini Cencelli (se ne veda l’epica presentazione nel romanzo storico “Canale Mussolini” di Pennacchi, 2017).

La chiesa di San Pietro di Samaria o dei Samari è oggi murata, per difesa presumibilmente degli affreschi all’interno, dai vandali e ladri che oggi dilagano, e ingabbiata da intelaiature di ferro.

Sotto, una foto di data precedente la posa delle attuali impalcature.

Da quanto sopra, estraiamo le seguenti informazioni:

  • Esistenza di una chiesa di stile romanico risalente al tempo della seconda crociata, metà del XII secolo, costruita presumibilmente su precedente sacello.
  • Corrispondenza, per tradizione, del luogo di costruzione con il punto di approdo di Pietro nel suo primo viaggio in Italia.
  • Modifica nel tempo del profilo costiero, con insabbiamento e formazione di area paludosa, ora bonificata. La linea costiera tende spesso a cambiare in zone dove ci sia apporto di sabbie e sedimenti (insabbiato è anche l’antico porto di Ugento, sito fra il profilo del litorale attuale, allora più arretrato, ed una lunga linea rocciosa, ora sommersa, salvo per le parti più elevate che emergono come isolette, su una distanza di quasi un chilometro. Il porto antico occupava una profonda e ben protetta insenatura; poté ospitare la flotta di Alcibiade, circa 300 triremi in rotta verso Siracusa, e le navi che da Cartagine portavano rifornimenti ad Annibale, il quale, dopo la vittoria a Canne, passò l’inverno a Ugento, città con un giro di mura, spesse 7 metri – 4 quelle aureliane di Roma, 8 quelle teodosiane di Costantinopoli – ed una popolazione di forse 300.000 abitanti, poi distrutta dai romani e gli abitanti portati via come schiavi).
  • Un nome, Samaria o Samari, forse abbreviazione di Samaritani, che indica una presenza di una comunità di samaritani, certamente ben disposti verso Pietro (Samaritani quasi certamente schiavi addetti alle cave di tufo che ancora si vedono, sebbene coperte da una bellissima boscaglia di pini ed arbusti vari, ricca in stagione di gelsomini, area protetta ubicata subito dopo la chiesa ed estesa una decina di ettari. Pilato è noto per il processo a Gesù, ma la storia lo da anche come, non solo avido di denaro, ma violento nelle sue azioni, in particolare contro i samaritani, e in questo dalla parte dei giudei, anch’essi avversari dei samaritani. Nell’anno 36, Pilato era intervenuto pesantemente contro i samaritani presso il loro sacro monte Garizim, uccidendone forse alcune decine di migliaia; certamente molti furono fatti schiavi, e inviati forse anche nel Salento. Nell’antichità i lavori più pesanti, fra cui quelli delle miniere e delle cave, erano quasi sempre affidati a schiavi). Nel Vangelo i Samaritani appaiono in buona luce, Gesù nulla avendo contro di loro, a differenza delle critiche assai frequenti e molto dure contro i giudei, farisei in particolare, seguaci di un legalismo formale e privo di anima (definiti Sepolcri imbiancati… nel Regno dei Cieli entreranno le prostitute prima dei dottori della legge…).

Pietro era appena uscito, miracolosamente, da una prigione romana, era ricercato, e non solo dai romani, ma anche dai giudei, che porteranno a morte, dopo Gesù, sia Giacomo il Giusto, fratello legale di Gesù come il minore dei figli che Giuseppe, sposo di Maria, aveva avuto dalla precedente moglie, sia Simeone, cugino carnale di Gesù, come figlio di Maria di Cleofa, sorella minore di Maria Madre (vedi Spedicato, 2018).

Pietro era al suo primo viaggio e sui luoghi da visitare avrà certamente avuto informazioni da Saul, poi Paolo, che molto aveva viaggiato, e che lo accompagnerà nel secondo viaggio, dove entrambi troveranno il martirio, Pietro crocifisso a testa in giù, Paolo decapitato in quanto cittadino romano.

I rapporti con Saul, inizialmente persecutore dei cristiani, poi avversario sul piano ideologico, ritendo lui di avere idee migliori, ispirate dallo Spirito Santo, su come portare avanti l’evangelizzazione, erano poi migliorati. In particolare dopo il viaggio di Saul in Arabia, di tre anni forse, restato finora misterioso sia sul dove (l’Arabia includeva quasi tutto il territorio desertico a sud dell’Anatolia, quindi anche Siria ed Irak di oggi) sia sul perché. Ancora con riferimento a Spedicato (2018) una buona ipotesi è che Saul si sia recato nel Wadi Jalil, ovvero Valle di Galilea, sito nell’attuale Arabia Saudita, non lungi dalla Mecca, luogo dove risiedeva, secondo Salibi (2007) la famiglia di Gesù. Valle i cui abitanti si chiamano tuttora Nazarah, che peraltro è il nome dato ai cristiani nella penisola araba, mentre altrove è seguaci del Messia (ovvero del Cristo, ovvero dell’Unto). Nazarah è parola che significa i separati, potendo quindi riferirsi ad un gruppo di ebrei che si era staccato dagli altri per motivi forse di sicurezza… si ricordi che Erode il grande non esitava a far passare a miglior vita chiunque per discendenza potesse essere un pericolo potenziale per lui, non un ebreo in quanto figlio di un’araba.

Un viaggio di Saul nel Wadi Jalil avrebbe senso in quanto luogo dove poteva avere informazioni su Gesù, in particolare sui molti anni vissuti prima del breve periodo di predicazione in Palestina. Inoltre, vedasi Spedicato (2016), i Magi avevano portato i doni, fra cui l’oro, non a Betlemme, ma nel Wadi Jalil. Oro in grande quantità, che certamente Giuseppe non poteva portare tutto in Egitto. Oro che quindi doveva trovarsi forse ancora nel Wadi Jalil, e che Saul potrebbe aver recuperato, almeno in parte, e costituire quindi quel contributo finanziario che da lui fu dato alla comunità cristiana di Gerusalemme, mettendo alquanto a tacere i dissidi sull’ortodossia.

Ora, presso la Chiesa di San Pietro di Samaria si trova una masseria dal nome alquanto suggestivo: Li Sauli. Una masseria ora restaurata e divenuta un hotel e ristorante di lusso, vedasi immagine sotto.

Un nome, Sauli, che se visto come genitivo del latino Saulus, fa ovviamente pensare ad un luogo avente una qualche radice associata a Saulo, poi Paolo. La masseria è ovviamente nella sua struttura attuale non antica, ma è ben noto che le masserie venivano costruite in posizioni speciali, in particolare per la fertilità dei terreni e la disponibilità di acqua buona, e che ogni tot secoli necessitavano di restauri o di ricostruzione completa. Possibile anche un abbandono per lungo tempo, causa carestie, eventi bellici, catastrofi naturali, con ricostruzione poi una volta tornate condizioni migliori.

Il riferimento a Saulo avrebbe senso associato all’indicazione di approdare nel luogo proposto, un piccolo approdo lontano da quelli principali, presso una comunità di schiavi samaritani, simpatetici a Pietro, e dove Saulo forse aveva una base per i suoi commerci. Saulo, per prendere lezioni da Hillel e per viaggiare tanto come di fatto faceva, doveva avere ben più che una indipendenza economica, Doveva avere proprietà ed attività redditizie, forse appartenenti o appartenute al padre, su cui ben tombale è il silenzio dei testi. Sembra che sapesse tessere, il che suggerisce un’attività nel settore dei tessuti, e della loro colorazione, che fu ampiamente sviluppata dagli ebrei, e conservata sino almeno al tempo di Beniamino da Tudela, che ne parla nel suo itinerario, in particolare con riferimento agli ebrei di Tessaglia e di Gerusalemme. La sua attività doveva essere gestionale, o anche di beneficiario di fabbriche delle quali non si occupava personalmente. Ma poteva essere anche coinvolto nella gestione di schiavi, e forse parte degli ipotizzati schiavi samaritani nel luogo dove Pietro approdò erano controllati da lui. E quando raccomanda, in una delle sue lettere, agli schiavi di obbedire ai padroni, forse che avesse in mente anche i suoi schiavi personali?

Possiamo concludere con la seguente ipotesi: Pietro, su suggerimento di Saulo, approdò in un luogo poco frequentato, vicino a cave di tufo dove lavoravano samaritani a lui simpatetici e forse legati a Saulo da un rapporto di dipendenza. Egli soggiornò probabilmente in una casa dove ora si trova la masseria Li Sauli.

Tutti i diritti riservati all’Autore

Emilio Spedicato
Già ordinario di Ricerca Operativa

Dipartimento di Matematica
Università di Bergamo
www.emiliospedicato.it

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