La Cattedrale di Gallipoli, una perla dello Ionio
Di Giovanni Scupola
Nel cuore della città ionica, nel punto più alto dell’isola, sorge una delle pietre miliari per gli abitanti di Gallipoli, sia dal punto di vista religioso che artistico: la maestosa Basilica Cattedrale di Sant’Agata vergine e martire, conosciuta anche come Duomo di Gallipoli, la cui costruzione ebbe inizio nel 1629, in periodo prettamente Barocco.
Eretta nello stesso luogo dove secoli prima sorgeva una chiesa medievale già distrutta nel XVII secolo, legò la sua nascita a questa remota presenza, ereditandone la devozione per la santa patrona della città e della diocesi omonima.
Nella Cattedrale sono custodite in delle teche le reliquie di alcuni santi, tra le quali quelle di San Fausto.
Il principale mandante della Basilica fu il medico Giacomo Lazzari che ne affidò la costruzione agli architetti locali Francesco Bischettini e Scipione Lachibari, i quali misero in opera il progetto dell’architetto gallipolino Giovan Bernardino Genuino.
Il prospetto principale della chiesa, in carparo, presenta la ricchezza decorativa tipica del periodo tra ‘600 e ‘700, quando nel Salento primeggiava l’opera del grande architetto-scultore leccese Giuseppe Zimbalo.
Le statue presenti sul fronte, realizzate anch’esse in pietra leccese, raffigurano: Sant’Agata, San Fausto, San Sebastiano, Santa Marina e Santa Teresa D’Avila.
La chiesa è a croce latina a tre navate, con due file di colonne in ordine dorico realizzate in carparo che trasmettono all’ambiente una sensazione di raffinatezza.
L’altare maggiore, e l’antico coro ligneo ubicato nella zona absidale, realizzato dall’artista tedesco Giorgio Aver, presenta splendidi marmi policromi che ne esaltano la ricchezza decorativa tipica del Barocco.
La basilica ospita una collezione di tele di artisti del ’600 e ’700, una sorta di galleria di arte sacra in cui vi sono opere del gallipolino Andrea Coppola, del napoletano Nicola Malinconico e del figlio Carlo, di Giovan Domenico Catalano e Francesco Giordano.
Una menzione particolare per il dipinto “La cacciata dei mercanti dal Tempio” che occupa quasi per intero la parete di fondo sulla porta maggiore della Cattedrale.
Con essa il napoletano Nicolò Malinconico, l’autore, ha voluto omaggiare il suo maestro Luca Giordano, riproponendo l’omonimo dipinto che trovasi nella chiesa dei Gerolomini di Napoli.