La Biennale dello Stretto
di Tiziana Leopizzi
Un’idea rivoluzionaria questa della Biennale dello Stretto.
L’appuntamento copre un considerevole arco di tempo, dal 30 settembre al 15 dicembre, porta la firma di Alfonso Femia, che con il suo affiatatissimo team realizza progetti a livello internazionale, e l’apporto fondamentale di Francesca Morace.
Scopo primario de La Biennale dello Stretto 2022 è catturate l’attenzione su questa parte di Europa, incommensurabile culla della nostra civiltà, che ha perso via via competitività anche se permane unico l’appeal culturale, e purtroppo a tutt’oggi le sue potenzialità non sono valorizzate come dovrebbero essere. i.
Le cause sono storiche e non é questa la sede adatta, anche solo per elencarle.
Sicuramente il baricentro produttivo dell’Occidente si é attestato in Nord Europa da secoli. Si è palesata ora un’ approfondita riflessione a livello corale creando un contatto reale e forte tra enti istituzionali e privati, non solo nazionali ma anche internazionali. Si vuole però, e qui sta la differenza con altri eventi simili, coinvolgere la popolazione per toccare con mano le trasformazioni culturali e di conseguenza le metamorfosi architettoniche e artistiche che insistono sulle tre Rive del Mediterraneo. È scattato, praticamente in automatico, un programma permanente di ricerca che intende creare un nuovo equilibrio, armonizzando il rapporto tra territorio, paesaggio, città, architettura ovvero tra uomo e ambiente.
Alfonso Femia non è nuovo a questo tema. In qualche modo infatti la Biennale raccoglie i risultati di un suo precedente progetto di ricerca, denominato Mediterranei Invisibili, ideato e sviluppato nel 2017 i cui risultati sono stati finalizzati attraverso la piattaforma culturale 500×100 sb. Si parla così di Mediterraneo europeo, africano e medio-orientale, creando una nuova regione per far emergere i riferimenti essenziali – infrastrutture, paesaggio ambientale, urbanizzato, cultura e storia.
Il filo conduttore come fa intuire il titolo è l’acqua, l’acqua dello stretto che tocca rive diverse, contrapposte. E molto recente la consapevolezza che non dovremmo riferirci alla Terra chiamandola cosi visto che le terre emerse appunto sono solo il 30% del nostro pianeta. Si dovrebbe ribattezzarla invece Oceano che pare sia un termine che deriva da linguaggi di civiltà precedenti a quella greca, nostro grande riferimento culturale, e anzi Oceano era considerato più potente di Zeus.
Nasce cosi il progetto LE TRE LINEE D’ACQUA curato da Alfonso Femia
e Francesca Moraci che hanno coinvolto diverse realtà in modo da creare un percorso che a rotazione evidenzia i luoghi uniti dall’acqua. La biennale si è diffusa sui territori lambiti dall’acqua, e il primo zoom non poteva che essere Messina 30 settembre – 4 ottobre, poi dal 30 settembre al 15 dicembre Reggio Calabria, Campo Calabro, Forte Batteria Siacci.
Seguendo un programma scrupoloso, si sono dati appuntamento quindi in questo parco acquatico Il sindaco facente funzioni della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace, il sindaco della Città Metropolitana di Messina, Federico Basile, il presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Mario Tassone e il presidente della società benefit 500×100, Alfonso Femia. Tutti hanno firmato il protocollo d’intesa finalizzato alla realizzazione congiunta de “La Biennale dello Stretto” un’opportunità per realizzare – tra reale e artificiale – un programma permanente che monitori il rapporto tra uomo e ambiente.
Alfonso Femia non è certo nuovo a questa tematica, e a tale scopo consiglio vivamente di approfondire la conoscenza visitando la mostra che illustra la felice storia dell’Atelier(s) visitando la mostra al Museo del Novecento a Firenze che ne fa toccare con mano l’eccellenza.
Un appuntamento da non perdere che è destinato a diventare un riferimento molto forte per la consapevolezza dei valori del territorio.