Inutili, assurde, gratuite polemiche
di Riccardo Rescio
Il Turismo è una cosa seria e va affrontato con un approccio altrettanto serio, il ‘tanto qui devono venire’ di recente memoria che sottolineava la cecità istituzionale, imprenditoriale, locale, regionale e nazionale, ha prodotto considerevoli danni, che non ci hanno permesso di essere all’altezza dei tempi e delle diverse esigenze del viaggiatore, esplorare, turista del terzo millennio.
Fossilizzare l’attenzione della pubblica opinione sulla vana ricerca del turismo di classe, elitario, esclusivo, disprezzando quello che invece è la forma del turismo moderno, divenuto più democratico e accessibile ad un numero sempre maggiore di persone, è una impostazione assurda che non propone alcunché e sposta i termini della questione banalizzando e peggiorando il processo di adeguamento progressivo e costante ai cambiamenti, con l’unica alternativa assurda e impraticabile di limitare gli accessi, con sbarramenti, ticket e altre assurdità inutili e comunque castranti.
La demonizzazione delle nuove proposte ricettive, come di ogni ulteriore proposta innovativa nell’ambito del comparto turistico non fa bene all’economia di un territorio, alla tranquillità sociale, al confronto civile, tutte condizioni essenziali per affrontare le esigenze di un territorio.
Cavalcare l’onda, di qualsiasi natura possa essere pro o contro qualcosa, è inutile e dannosa, le possibili alternative ci sono basterebbe avere la volontà e la capacità di affrontarle e soprattutto l’umiltà di osservare, di considerare, prendere reale coscienza che il mondo cambia e se non ci si adegua si finisce per restare talmente indietro da perdere i riferimenti necessari per giungere ad una qualsiasi meta.
L’implementazione turistica degli anni settanta ci ha fatto ritenere di poter essere esclusi da quei progressivi cambiamenti e adeguamenti nella ricettività, nella ospitalità, nella accoglienza, necessari a offrire ai nostri graditissimi ospiti il ventaglio ampio e variegato delle meraviglie che caratterizzano e identificano i nostri territori.
La flessione dei flussi turistici prima e la pandemia poi, hanno in qualche modo scosso il sistema di promozione turistica italiana dal torpore compiaciuto, in cui si era relegato, determinando un iniziale stimolo a fare qualcosa, per poi ricevere una battuta di arresto per le assurde, inutili e gratuite polemiche dei soliti detrattori del turismo, quelli che lo ritengono marginale, non determinante, nelle voci di bilancio dello Stato.
Sempre lì stessi che si ritengono per diritto divino o per nascita signori e padroni delle città, dei borghi, dei mari e dei laghi, a cui i turisti danno fastidio e ingombro.
Sarebbe opportuno ristabilire una informazione corretta, scevra da demonizzazioni, un diverso approccio culturale e una gestione non umorale del turismo, che è invece una determinante, inalienabile, voce di bilancio, voce mai analizzata nei suoi risvolti variegati che implicano un ritorno economico diffuso per ampi strati della popolazione e che coinvolgono una molteplicità di realtà produttive, mai sufficientemente indicate nella filiera turistica.
Il signore che vende detergenti che si lamenta per le presenze turistiche ignora quanto queste incidano nel suo business, così come il produttore di detergenti, questo ovviamente è solo un esempio estremo, ma esplicativo, per renderci conto di quanto il turismo incida sulla economia generale di un Paese, non vedere il nesso tra detergenti e turismo è il problema.
Quelli che in altri Paesi lo hanno capito, pur avendo molto meno da offrire, in termini di proposte attrattive, sono molto più avanti di noi.
Riccardo Rescio