IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Intersoggettività, amore e pace nella fenomenologia contemporanea

Lidia Caputo

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di Lidia Caputo

Lidia Caputo
Lidia Caputo

Esistono ancora il rispetto per l’altro, la solidarietà, l’amicizia e l’amore in questa drammatica temperie storica? La domanda interpella la nostra coscienza, mentre vasti territori dell’Europa, Asia, Africa sono insanguinati da conflitti indomabili e disumani.  Come è possibile per noi restare spettatori passivi di innumerevoli delitti contro l’umanità? L’atteggiamento d’indifferenza e chiusura mentale di gran parte delle  persone,  si spiega in primis con la mancanza di senso etico e civile in questa società globalizzata, omologata, massificata, in cui idee e sentimenti appaiono fragili, ambigui, condizionati da mode effimere, senza un radicamento nel mondo della vita , la (Lebenswelt) husserliana. Questa si fonda sull’empatia (Einfühlung), ovvero una corrispondenza di ide ed emozioni, nonchè sulla trama di relazioni significative tra finito e infinito, natura e creature, tra un soggetto umano e gli altri soggetti. 

 Mediante il principio della soggettività trascendentale, ovvero universale,  Husserl estende la sfera della conoscenza dalla dimensione individuale a quella intersoggettiva, dalla percezione immediata della realtà ad una apprensione di un numero infinito di tipologie di “alter ego”, persone simili a noi, con cui ci relazioniamo a vari livelli: da quello basilare, ovvero corporeo, a quelli più complessi delle relazioni sociali, dell’amicizia e dell’amore. Occorre, difatti, una conoscenza universale dell’«essere» e del suo manifestarsi nel mondo, per riscoprire  il senso della vita ”[1].

In   questo contesto Husserl  avverte l’importanza di contrapporre alla  concezione pessimistica e nichilistica della filosofia contemporanea un percorso teoretico verso un’umanità consapevole della sua forza spirituale, della sua capacità di ripartire dalla “crisi” della razionalità per ricostituire una rete di relazioni intersoggettive fondate sulla riscoperta di valori etici e spirituali originari.                                                                                      

Al centro di questo processo epocale c’è il soggetto che prende coscienza della sua correlazione con gli altri soggetti uniti a lui in una fondazione originaria), che dall’orizzonte del passato si protende verso un futuro di perfezione ed armonia.                                                                           Il filosofo tedesco sottolinea altresì, che fino ai suoi tempi «non è stato posto il problema della costituzione dell’intersoggettività: di questo noi-tutti a partire da me,  per cui l’ “io” – appena dico “io”- si trasforma in “io altro”, in “un alter ego[2]».

L’empatia (Einfủhlung) e l’“etica dei valori”, che costituiscono il fil rouge della riflessione husserliana  fino alla Crisi delle Scienze Europee e la fenomenologia trascendentale[3], sono sistematicamente scandagliate nella   complessità delle loro manifestazioni dall’acutezza critica del Nostro.

 Tra il microcosmo dell’uomo e il macrocosmo del creato scaturisce un’intima comunicazione che diviene anche legame intersoggettivo empaticosu cui si fondano la convivenza umana, nonché i legami di amicizia e di amore.                                                                                            Tra i seguaci di Edmund Husserl, Max Scheler, iniziatore  del circolo  fenomenologico di Monaco, porta alla luce il significato ontologico dell’amore.                                                                                                                                                                                                                                   

Nel saggio La posizione dell’uomo nel cosmo Scheler sostiene che ciò che distingue l’uomo dall’animale non è l’intelletto, né la capacità rappresentativa, di calcolo o espressiva, bensì la sua tendenza a oltrepassare se stesso, i suoi interessi personali, i suoi impulsi, i suoi piaceri, per  aprirsi “agli altri” secondo un disegno intenzionale definito Ordo amoris[4](sistema-amore).

    Dal punto di vista etico-sociale, la persona  diviene un Tu che ci interpella e ci interroga, al fine di attuare nella società e nelle relazioni interpersonali i valori dell’amicizia, della pace e dell’amore. Difatti quest’ultimo acquista il suo pieno senso nell’orizzonte del dialogo fraterno, della solidarietà e della pace, non solo nell’ambito della comunità di appartenenza, ma a un livello internazionale e universale.      

L’empatia, per Scheler ha dei limiti, perché in genere si inscrive nel solco dei rapporti familiari ed amicali. Affinché la persona consegua la pienezza dell’essere, deve attuare un ulteriore trascendimento di sé attraverso l’amore, il legame incondizionato con un altro essere.              

  L’amore disinteressato ci dischiude all’altro nella dimensione fisica e spirituale, corporea e al contempo trascendente, così da superare i limiti spazio-temporali.       Allo Ṻbermensch nietzschiano, Scheler contrappone come meta finale del suo itinerario sapienziale l’intuizione dell’ “altro” verso cui l’uomo tende con l’insieme di valori e atti che, trascendendo l’individualità, connotano la sua intersoggettività.                                                                       I Vari stadi dell’evoluzione intellettuale e spirituale dell’uomo costituiscono il presupposto per la fondazione di una nuova etica , quella  dell’ “Ordo[L1]  amoris”, quintessenza di una nuova umanità[5].

Alcuni studiosi hanno individuato nella riflessione di Scheler e dell’altro importante fenomenologo e sociologo tedesco, Georg Simmel,[6] un’affinità con la concezione dell’amore nel Simposio di  Platone. Questi farebbe intravedere in nuce l’essenza dell’amore autentico nella tensione inesauribile verso la bellezza, il superamento delle apparenze mondane e l’idea del divino[7]. Platone, riferendo il discorso di una sapiente donna di Mantinea, di nome Diotima,  narra come per mezzo di Eros, gli esseri umani entrino in contatto con gli esseri soprannaturali, elevandosi fino alla condivisione, tramite la filosofia e le arti poetiche, della bellezza e della saggezza[8].                   

      Tuttavia nell’Età contemporanea occorre coniugare la concezione ideale dell’amore con atti concreti di prossimità e condivisione della cultura, delle tradizioni, delle concezioni della vita, delle problematiche culturali e socio-economiche. Se il primo millennio dopo Cristo è stato caratterizzato dall’approfondimento dell’essere, il secondo millennio dall’emergenza dell’io, il terzo millennio dovrebbe proiettarsi nella ricerca dell’altro[9]. Si tratta della ricerca del “volto”, secondo l’immagine biblica recepita da Emmanuel  Levinàs,  non solo in una prospettiva contemplativa, ma di intima adesione alla dignità, al valore, all’amicizia nei confronti del diverso, dell’emarginato, dello straniero, del perseguitato politico, del profugo, considerato un alter ego, un altro me stesso.

Questi  continua ad interpellarci sull’origine del suo disagio, isolamento, sofferenza, suscitando il desiderio di rigenerare noi stessi, nella ricerca di una condivisione e risoluzione delle problematiche psico- sociali, oltre il vacuo sentimentalismo dei mass-media.         In questa prospettiva occorre risemantizzare anche il concetto di pace, come imperativo etico a farsi carico della responsabilità di  risolvere in primis i conflitti militari, ma anchequelli economici, sanitari, ecologici, migratori, che  mettono a repentaglio la sopravvivenza di milioni di persone e  il futuro stesso del nostro pianeta. Si tratta di un impegno imprescindibile e improcrastinabile di cui tutti, con l’aiuto della società civile, le istituzioni scolastiche, culturali e di volontariato, le agenzie dell’Onu, dobbiamo farci carico.  

La lotta contro la fame nel mondo è a un punto fermo. Un miliardo di persone nel mondo è privo di cibo sufficiente e di acqua potabile, mentre gli investimenti agricoli necessari a far fronte a questa tragedia umanitaria sono inadeguati. Un bambino su cinque, nato nei paesi poveri, morirà prima di raggiungere i cinque anni per malattie respiratorie acute, morbillo, malaria, AIDS.                                                                                   La povertà, le disuguaglianze sociali e culturali, l’inquinamento e la deforestazione del pianeta sono cresciuti di pari passo con l’incremento della globalizzazione economica. L’impegno per risolvere queste problematiche con una governance internazionale è stato  inconsistente come di recente è accaduto al Vertice di Roma del G20, dove i rappresentanti delle nazioni più potenti del pianeta  si sono limitati a stipulare accordi sulla digital tax, sulle campagne di vaccinazioni contro il Covid  e sui dazi, senza neppure sfiorare un problema epocale come l’esodo e l’accoglienza nei paesi occidentali  di milioni di profughi, che sfuggono a conflitti pluriennali, a dittature sanguinarie, alla fame e alla perdita della dignità umana.

Alla Conferenza Mondiale sul clima a Glasgow, (Cop 26) le emissioni dei combustibili fossili non sono state vietate e i paesi più vulnerabili non sono stati risarciti per i danni causati dal cambiamento climatico.  Milioni di persone nel mondo sono  deluse e tradite dai trattati internazionali che, anziché  tutelare i diritti, le aspettative, i bisogni,  il territorio di ogni popolo, comprese le minoranze,  hanno privilegiato gli interessi politici, economici e finanziari  dei Paesi più potenti  del mondo.      Solo invertendo l’attuale corso della politica ed economia che continua a privilegiare alcune minoranze a scapito della grande maggioranza d’umanità gravemente lesa nei diritti al lavoro, all’istruzione, alla salute, alla libertà di espressione, alla scelta individuale del luogo in cui vivere e costruire una famiglia, è possibile edificare una vera pace. Oggi occorre globalizzare la responsabilità nei confronti della salvaguardia dell’equilibrio planetario  nell’ambito ecologico, ma anche economico e sociale.  

E’  necessario promuovere l’istanza alla condivisione dei beni sia materiali che immateriali,  bisogna  modificare la Weltanschauung individualistica e chiusa alle istanze di giustizia, Cooperazione e solidarietà appaiono il binomio imprescindibile  nella formazione delle nuove generazioni che sono le più sensibili al  cambiamento sociale. Sono questi i valori fondativi  di una pace reale che scaturisce dall’armonia universale di tutti i popoli fratelli e compartecipi degli stessi beni della  Terra.

 La  matrice cristiana, neoumanistica e  fenomenologica del pensiero filosofico  ha dato vita ad una nuova sfida per noi affinché accogliamo  i valori universali, oltrepassiamo i confini dell’ individualismo per prenderci cura del pianeta  e cercare una soluzione ai problemi etico-sociali del mondo contemporaneo.  Rispetto al pensiero greco classico, viene invertito l’ordine di priorità tra conoscenza e amore, per cui ogni progresso scientifico, filosofico o sociale deve avere la sua origine non dall’intelletto, ma da un atto di condivisione spontanea con l’altro in una dimensione relazionale ed esistenziale.     

L’amore è l’orizzonte originario dell’essere, in virtù del quale progrediscono la conoscenza, la giustizia, la libertà e la concordia.  L’espressione “amare mundum in Deo” di Sant’Agostino, identifica l’atteggiamento  peculiare del cristiano che, riconoscendo nella Caritas Dei l’origine di ogni realtà contingente, s’impegna attivamente per realizzare sulla terra un regno di fraternità e pace[10] .       

Lecce, 31/01/2023                              Lidia Caputo    


[1] Die Krisis der europäischen Wissenschaften und die transzendentale Phänomenologie:1936, (La crisi delle scienze europee e la fenomenogia trascendentale),a cura di W. Biemel, Husserliana, VI, 1959.

 [2]Ibidem , pp.186-18,  tr. it., pp.208 -209.

[3] E.Husserl, Die Krisis der Europischen Wissenschaften, cit.

[4] Max Scheler, La posizione dell’uomo nel Cosmo, traduzione dall’originale del 1928, a cura di Guido Cusinato, Ed. Franco Angeli, Milano, 2004, pp.60-61.

[5] Donatella Pagliacci, Gehlen, Scheler e Plessner sulla questione dell’educabilità dell’uomo, pp. 177-193 in “Idee”, nuova serie, anno IV, n.7-8, 2014, p.185

[6] G. Simmel, Frammenti di una filosofia dell’amore,a cura di M. Vozza, traduzione di P. Capriolo, Donzelli ed.2001, pp. 183-188.

[7] Angelo Tumminelli, Max Scheler sull’amore, tra fenomenologia e Lebensphilosophie, Orthotes Ed., Napoli-Salerno, 2018, p.14.

[8] Ibidem XXIV-XXIV.

[9] Don T. Bello, L’alterità in San Pietro, San Paolo e nella Trinità”, meditazione scritta il 29/06/1991 per un convegno a Terlizzi del “Gruppo del matrimonio” in “Matrimonio”, XVI, 1991, n. 3 pp. 4-6.

[10] Agostino, De civitate Dei, XIX , 13,1. T. Bello, II vol., op. cit. p. 84.


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