Il sogno del nonno
di Maurizio Mazzotta
-Pensai a un dio, un dio avvolto in uno scuro mantello stretto alla vita da una fascia bianca.-
-Che stai dicendo nonno.-
-Così vedevo il mare: con il suo immenso blu diviso da una scia luminosa che la luna rotonda e ridente stendeva coi suoi raggi. Ero meravigliato per tanto spettacolo e non mi accorgevo che il mio andare era sempre più difficoltoso. Non mi accorsi che alle mie spalle cumoli di nembi sopraggiungevano in una gara a chi per primo fosse riuscito ad oscurare la luna.-
Capii che stava raccontando un sogno, e infatti:
-I sogni cambiano continuamente gli scenari, lo sai. Una lingua di terra stretta ed alta, anzi un prato, mi aveva portato con teneri passi fino a una scogliera che precipitava nel mare e quando giunsi sulla scogliera a strapiombo, la luna ormai vinta riusciva solo debolmente a penetrare con i suoi raggi la cappa che sovrastava il mare. Il dio si era tolta la fascia bianca e aveva disteso il mantello per coprire l’orizzonte. Non ero deluso, anzi ero felice. Nell’imminenza della tempesta regnava una calma assoluta; la sensazione era netta: il tempo si era spezzato, si andava incontro a qualche spaventoso cataclisma. Il mare lo vedevo appena, anzi lo sentivo soltanto e continuava ad affascinarmi. Pensavo a cosa mai celasse ai miei occhi, che vita potesse esserci nei suoi abissi. Voleva afferrarmi, inghiottirmi…-
Qui mi afferrò il braccio, quello al volante, dovetti fare resistenza, e mi voltai rapidamente verso di lui: il nonno mi guardava con uno sguardo che passava oltre. Non mi piaceva, avevo difficoltà a riconoscerlo. Che stava succedendo, si era stancato troppo? Rallentai. E lui pronunciò lentamente:
– … farmi scivolare nella sua liquida essenza. La sua essenza! Mi affascinava ciò che di lui mi sfuggiva e che io cercavo di raggiungere.-
Fece una pausa; vidi che si era voltato verso il finestrino dove correvano gli ulivi. Conclusi che il pensiero era lucido e il linguaggio preciso. Era il nonno insomma e mi rassicurai.
-Lo sai che inseguivo il mare? Mi piaceva troppo….. Allora non c’erano mezzi veloci e sicuri… saltavo sulle carrette dei contadini, mi facevo prestare una bicicletta… passavano ore, un bel po’ di chilometri sia verso lo Jonio che verso l’Adriatico….. Vedi, i salentini sono, meglio dire “erano” a quei tempi, dati i mezzi di trasporto insufficienti, erano parte di terra, parte di mare, ovviamente quelli nelle cittadine della costa sarebbero i marini…. Così quelli di terra non avevano il mare, era lontano come fosse centinaia di chilometri.-
Cominciai ad avvertirlo stanco, come se si affannasse. Aveva parlato con frequenti pause.
-Nonno, ti senti bene?-
-Per la verità non del tutto.-
-Allora basta, non parliamo.-
-No, devo finire il sogno, Marco.-
-Me lo puoi raccontare a casa. Tra mezz’ora.-
Stette in silenzio per un poco, infine riprese.
Parlava sempre più affaticato. Non mi piaceva, non mi piaceva, urlavo dentro di me. Aveva ragione la nonna, non dovevamo andare a Santa Maria, ma lui insisteva, voleva che lo portassi a vedere là dove sembra che si incontrino i due mari. Che potevo fare. Alla fine la nonna ha ceduto. E io pure. Ha ottanta anni e non è più da qualche tempo il nonno che mi raccontava le sue storie.
-Perché non la smetti nonno.-
E invece: -Un cupo brontolio parve venire dal profondo, sotto i miei piedi. Alcuni punti bianchi… luccicarono lontano…sull’acqua e una fredda ventata… mi gelò il volto.-
Pausa. Io lo guardo e ho voglia di piangere.
-Si stava alzando il vento. La luna… scomparsa del tutto. Il mare si stava svegliando… era troppo buio… potevo soltanto immaginarlo. Immaginavo il suo… incresparsi… sollevarsi, gonfiarsi… Poi lo sentii, aggrediva la scogliera… innalzando al cielo spruzzi bianchi… di acqua gelata…. Ero sferzato dal vento gelido e continuamente… continuamente bagnato dagli… spruzzi che arrivavano …fino a me. Pensai…pensai che non ero andato io da lui e che lui veniva da me… Polvere di mare che l’urto contro gli scogli faceva arrivare sino a quell’altezza. Il tuono si schiantava sul mio capo… c’era vento, tanto vento… l’oscurità …rotta da lampi accecanti… Eppure non temevo né il vento né i fulmini…-
Qui fece una lunga pausa e io ebbi un presentimento, brutto, molto brutto. Quando riprese a parlare, io mi asciugai gli occhi senza voltarmi verso di lui. Però rallentai, chissà perché.
-Avevo visto il mare in ogni sua espressione, Marco…. la luce della luna… le nuvole nere…calmo e irato… il suo enigma…baciavo… la sua bava… tornò… la smania…la smania di sapere… sapere del mare.-
Smise e guidai nel silenzio, sembrava appagato. Temevo che riprendesse e lo spiai. Aveva la testa appoggiata alla spalliera ed era un po’ scivolato. Si era abbandonato dopo la fatica del racconto. Scossi la testa disapprovandolo. Mancavano pochi minuti per casa e il silenzio nell’automobile mi sembrava innaturale. Mi voltai di nuovo, era scivolato ancora e sorrisi perché si era addormentato.
Arrivammo. La nonna venne incontro, sicuramente per l’abbaiare festoso del cane che aveva dato il preavviso. Prima ancora che io scendessi dall’automobile, in breve c’erano già, vicinissime, le contadine presenti a quell’ora alle Torri. Io scesi e mentre giravo dalla parte del nonno per aiutarlo a scendere, sorrisi alla nonna:
-Si è addormentato- dissi e notai che lei si era impietrita e lo sguardo… lo sguardo muto… Aprii la porta, vidi il nonno, abbandonato con le spalle infossate e capii. Capii che non c’era più.
Siamo stati abbracciati per giorni e giorni la nonna ed io. Non volevo lasciarla.
La notte richiamavo alla mente tutto il percorso per Santa Maria, la sua figura immobile, il suo racconto, e mi sono convinto che il sogno non era altro che la metafora della vita. E lui così lo aveva inteso, per questo si era ostinato a raccontarmelo.
da Maurizio Mazzotta LE SUE DITA COME STECCHI MANDORLO
Una interazione intensa, uno scambio di emozioni tra nonno e nipote in questo romanzo breve. Il nonno Vincenzo regala a Marco le vicende della sua vita colorandole di avventura e il giovane le assorbe, non gli basta ascoltarlo, vuole essere questo vecchio che, nel raccontare gli eventi di due secoli del Salento, gli consegna le origini della famiglia intrise di gioie, dolori e incanti.