Il sapore dei saperi
di Tiziana Leopizzi
Il viso dolce, incorniciato da una cascata di capelli biondi, lunghi, ricorda quello della cinquecentesca Madonna di Filippino Lippi a Palazzo Medici Riccardi, a Firenze.
Lo sguardo però è attento, penetrante, il sorriso luminoso, il fisico quello di una modella, ma è una grande studiosa.
Parliamo di Maria Cristina Brizzi, personalità indubbiamente poliedrica. Fin dagli esordi come docente scrive saggi, libri, traduzioni tra cui l’Antigone e Medea, inframmezzando poi rubriche radiofoniche, un blog sul Corriere della Sera, e nel tempo che non ha, ma miracolosamente si amplia, apre il Caffè Letterario Brizzi, un punto di incontro molto vivo e vivace, dove il pensiero laterale la fa da padrone tra le originali riletture proposte.
Da Bologna vola poi ad Asunción grazie ad un difficilissimo concorso che vince. Così la Farnesina entra nella sua vita affidandole il delicato incarico di Addetto Culturale dell’Ambasciata d’Italia in Paraguay. La curiosità sempre il motore di tutto e la professionalità la invitano poi a non tirarsi indietro di fronte ai ritmi frenetici che distinguono la sua vita, e accetta anche la cattedra di Italiano all’Università Cattolica di Asuncion che anche qui come a Bologna, sono tanti i ragazzi che ringraziano il cielo di averla come docente.
La sua città? Bologna appunto, città dove la cultura è di casa da secoli.
Qui nacque nel 1088 la prima Università grazie ad un gruppo di studenti particolarmente curiosi.
I musei non si contano come non si contano le eccellenze, tra i tanti Luigi Galvani, Laura Bassi, Marcello Malpighi, Guglielmo Marconi e in tempi più recenti Alfieri Maserati e Vincenzo Balzani, ma anche Lucio Dalla, Francesco Guccini, Luca Carboni, Gianni Morandi. Qui vive la città umanistica intesa nel senso più pieno del termine dove le arti, dalla scienza alla musica, convivono intrecciandosi e integrandosi.
Un humus molto ricco in cui crescere, quindi ancor più difficile avere le idee chiare sugli studi da intraprendere dopo il liceo classico. La scelta cadrà su Italiano, Greco e Latino, le ultime due oggi archiviate come materie inutili, trascurate, un po’ come succede ai vecchi – termine impopolare – come afferma lo straordinario Prof. Vittorino Andreoli, che invece che essere considerati fonti di saperi e di esperienze, vengono scartati tout court perché non hanno dimestichezza con le tecnologie, facendo così di ogni erba un fascio con grave danno per la società tutta. La professoressa Brizzi consiglia invece di farne tesoro. Le lingue classiche – dice – sono lo strumento che consente di possedere uno sguardo più approfondito e più ampio sulla realtà. Il loro bello è il fatto di costituire un privilegio. I greci appunto, nostri avi non dimentichiamolo, asserivano che quanto più una cosa è inutile tanto più costituisce un privilegio. A parte le battute noi occidentali stiamo vivendo un momento privilegiato, il più fortunato di tutta la storia dell’Umanità, anzi da quando l’uomo ne ha calcato per la prima volta il suolo. Salute, istruzione, cure mediche e anestesie, acqua ed elettricità a domicilio, la rivoluzione digitale, (vedi appunto l’etimologia) la cura dei diseredati, ma l’elenco per fortuna è lungo, son stati fatti passi da gigante in questi ultimi 70 anni, e ora più che mai bisogna nutrire la cultura! Orwell 1984 vide chiaramente i rischi di un deserto culturale. La mente va allenata, come va allenato il fisico, guai a perdere l’agilità in entrambi gli ambiti e lo si può fare divertendosi.
Direi che la sua agilità psico-fisica-intellettuale non è in discussione, tutt’altro, vero Prof? Tutto ciò si può spiegare solo con la passione, una grande passione che le permette di trasmettere i tuoi saperi con la voglia di condividere le proprie esperienze presentando i vari personaggi o le loro opere da un punto di vista inedito che appare poi in realtà molto logico. I suoi interventi sono molto apprezzati, da pubblico e critica come si suol dire, perché usa un lessico colto, semplice e profondo ad un tempo, come solo chi ha le idee chiare può fare e il pubblico si incanta, anche qui in questo Paese.
Cosa le ha dato il Paraguay?
Un attimo di sospensione, le emozioni si affastellano poi le parole sgorgano come acqua limpida e fresca.
Il Paraguay mi ha dato una diversa percezione del ritmo dell’esistenza. Con il suo clima dolce e imprevedibile, la sua gente gentile ed accogliente, i suoi panorami verdi e la sua calda aria intrisa di terra rossa, il Paraguay mi ha accolto ed abbracciato, insegnandomi i segreti della vita sudamericana e della cultura guaranì.
Mi ha fatto ricordare l’importanza della vita in famiglia, con le sue strade vuote e deserte nei giorni di festa. Mi fa pensare ad un tempo allargato e lento, in sintonia con il fluire placido e silenzioso del fiume.
Quanta poesia in queste parole…Grazie Prof. Brizzi per il tempo che ci ha dedicato che sappiamo preziosissimo, grazie per essere testimone dei valori dell’ecletticità nella professionalità e arrivederci prossimamente alla Dante Alighieri per la sua prossima conferenza nell’anno del centenario della nascita di Italo Calvino. Sarà un piacere ascoltarla.