“Il potere del sapere”
di Riccardo Rescio
È ovvio persino banale ribadire che per costruire qualcosa c’è sempre l’inalienabile necessità di avere una solida base, così come è necessaria sempre una base per determinare una qualsiasi altezza.
Lo abbiamo sentito ripetere dai nostri insegnanti e a nostra volta lo ripetiamo, senza considerare che nella acquisizione delle conoscenze non sono le date e i dati a realizzare le basi, ma la capacità stimolata di non accettare dogmi, l’impulso necessario a capire, metabolizzare, elaborare nuove idee, trovare spiegazione, allargare gli orizzonti, considerare prospettive diverse.
Nelle genesi di un qualsivoglia potere ideologico la base che concede il consenso, risponde ad un concetto di fluidità instabile, una bolla d’aria immersa nell’acqua che una volta a galla svanisce, un soffio di vento che spazza via tutto ciò che incontra, lasciando dietro di sé scompiglio e a volte distruzione.
La grande presunzione di chi ha il potere è in realtà una mera illusione, instabile e precaria, fatta di privilegi e ossequi, di onori senza oneri, di megalomanie e irrealizzabili allucinazioni, destinate a svanire nel nulla, perché basate su di una base che base non è.
Il vero potere è quello del sapere vero, è quella conoscenza onnicomprensiva che unisce, che non divide in compatimenti stagni, che mutua e sinergizza ciò che è utile e necessario a raggiungere un obiettivo comune, che affronta le emergenze, che gestisce il presente e prospetta il futuro.
Ma per realizzare tutto ciò è necessario, indispensabile essere uniti, non contro qualcosa o qualcuno, ma uniti negli intenti, nei progetti, negli obiettivi, una condizione difficile, certamente complessa, ma non impossibile.
Sarebbe sufficiente abbassare i livelli di boriosita, di presunzione, di arroganza, condizioni che non hanno motivo di essere se non nelle menti di chi si sente non all’altezza del ruolo che si è o che gli hanno assegnato, ma di quel ruolo si fa forza e lo ostenta.
Peccato che sia proprio questo fare la plateale dimostrazione della loro inesistente consistenza.
Lo spessore di una persona non si misura in atteggiamenti, ma in azioni, fatti e comportamenti. Quando si dice una vera signora o un vero signore, non è la sottolineatura della condizione sociale, del lignaggio o del ruolo ricoperto, ma dalla considerazione e il rispetto che hanno per i propri simili.
La cultura olistica che pone al centro l’essere umano e che cerca le risposte ai grandi enigmi dell’esistenza, è la solida base di cui costruire i mezzi e gli strumenti per capire e progredire.
Ph elenatempestini