Il pensiero tra presente, passato e futuro di Pompeo Maritati
I sentimenti e gli stati d’animo assumano le forme più disparate ma stranamente tutti riconducibili a tanti salvadanai, il cui unico timore è solo di vederseli svuotare dall’ingordigia e dalla sopraffazione di chi ti è stato sempre vicino.
I valori quelli veri, quelli che tanti decenni fa qualcuno, guardandomi negli occhi, con fare severo ma autorevolmente credibile, m’indicò con la chiara e inequivocabile raccomandazione di non scordarli mai, sembrano appartenere a quel vecchio e decrepito libro “Cuore” peraltro buttato fuori dalle scuole, forse perché ritenuto particolarmente istruttivo in una società che ha solo il pregio di saper distruggere tutto quello che di buono, con il trascorrere del tempo e con tanta fatica si è cercato di costruire.
Non vuole essere questa una contraddizione, bensì un’amara constatazione, dove il passato sta divenendo il punto di riferimento di ciò che forse gradiremmo fosse oggi. Un passato dove i valori della vita e il rispetto che si aveva per essi era molto più radicato in noi rispetto all’odierna dilagante e arrogante sicurezza di se. Tanto tempo fa, quando l’ignoranza regnava sovrana assoluta e dispotica su questa terra, qualcuno disse: “Solo l’uomo colto è libero.” Oggi provocatoriamente, mi verrebbe di asserire esattamente il contrario.
La “Cultura” non ci rende liberi, al contrario, paradossalmente ci rende schiavi della consapevolezza di quanto male stiamo facendo il nostro ruolo di uomini, che qualcuno, tanto ma tanto tempo fa, a nostra insaputa, senza interpellarci, per qualche recondito motivo a noi al momento sconosciuto, ha voluto porci tutti qui insieme, su questo lembo di terra a pestarci i piedi.
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