IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Il Paese dell’applauso facile e dello scarso silenzio

una immagine rappresentativa della democrazia partecipata dal popolo

di Michele Marino

Strano Paese, il nostro, ove manca spesso un certo equilibrio : o tutto, o niente … Si passa con nonchalance dagli applausi facili, se non ovazioni, per qualsiasi cosa si faccia, dica o, peggio, si canti in tv, oppure in ogni occasione di esequie con palloncini colorati ecc., a cui fa da contraltare il mancato rispetto del minuto di silenzio, specialmente negli stadi di calcio. Ultimo, deprecabile esempio in negativo s’è verificato all’apertura del derby della capitale che avrebbe dovuto onorare il passaggio “a miglior vita” di Aldo Agroppi.

Oltre modo, siamo altresì larghi di maniche nell’applaudire – vedi stampa filogovernativa – il recente patto d’acciaio che lega la nostra premier al dio delle tecnologie, Musk, a riguardo del quale è davvero auspicabile la massima trasparenza sull’accordo “satellitare” sia in termini economici, sia per i benefici generali in termini di telecomunicazioni che sono preventivati.

Nel frattempo si prega e si lavora per la liberazione di Cecilia Sala che si trova in una situazione seria e molto delicata, sì da comportare la condivisione del silenzio-stampa da parte della famiglia della giovane giornalista, nostro “fiore all’occhiello”. Ma sembra che il governo iraniano non abbia alcuna intenzione di cedere un minimo del proprio potere autarchico, non abboccando al tentativo in atto di sospendere la procedura di estradizione del terrorista in carcere a Milano, previo assenso delle autorità statunitensi.

Assistiamo, d’altro canto, ad un’estenuante logorroicità di Salvini, mancato ministro dell’interno, di Nordio il Guardasigilli che non perde ogni battuta per commentare l’operato dei P. M. o dei giudici, ovvero del sottosegretario Del Mastro, rimbeccato dal Presidente Mattarella in merito al “diritto di respirare” a favore dei detenuti per qualsiasi reato.

Dunque, non possiamo che auspicare:                                                                                                                     a) una direttiva chiara che delimiti sensibilmente le dichiarazioni dei ministri allo stretto necessario; b) decisioni del Parlamento e del Governo volte al progresso civile e allo sviluppo sostenibile che meritino generosi, unanimi applausi; c) interventi del ministro dello Sport, Abbodi, e degli organismi federali competenti per tentare di educare il pubblico incivile dei tifosi, affinché rispetti il doveroso silenzio per il rispetto dei campioni che diedero lustro alla nazione. E magari pretendere che i nostri, megagalattici sponsor, pagati profumatamente dagli sceicchi del petrolio, concedano eticamente il giusto rispetto per i nostri campioni,  quando le squadre italiane vanno ad esibirsi in Arabia saudita. In fin dei conti, anche questo potrà esser un valido modo per dirci “sovranisti nazionalisti” o, almeno, nazionalisti come saggiamente spiegato dal Capo dello Stato nel discorso degli auguri di fine anno.

Michele Marino

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