IL NERITINO PANTALEO INGUSCI FU ANTIFASCISTA DELLA PRIMA ORA
di Maurizio Nocera
Inizio da ciò che ha scritto lo scrittore Carlo Stasi che, nel suo monumentale Dizionario Enciclopedico del Salentini (Edizioni Grifo, Lecce 2016, pp. 1226), dice:
«Pantaleo Ingusci (Nardò, 1 gennaio 1903 – 13 gennaio 1981) avvocato, uomo politico repubblicano. Studiò a Lecce e si laureò in legge a Roma. Fondò, con Attilio e Oronzo Reale il giornale “Il Dovere”, il PRI a Nardò e Lecce (1920). Fu antifascista della prima ora (subì 9 mesi di carcere), fu segretario provinciale e regionale del PRI e poi sindaco della sua città (1945-46). Scrisse: Monarchia (1924); Illusioni e delusioni della democrazia (Roma 1925); Ordinamenti costituzionali in Europa e in America (Roma 1926); Canti popolari del contado neritino (Bari 1933); I sistemi socialisti e la democrazia; Figure del Movimento repubblicano (1953); Influenze mazziniane nel Diritto pubblico italiano (Ravenna 1958); L’Ordinamento regionale nella Costituzione italiana (Torino 1962); Carlo Pisacane (1964); La Repubblica mazziniana; Compendio di storia della città di Nardò (1965); Niccolò Colaianni (1965), Egidio Reale (1962), Carlo Pisacane (1963); La filosofia giuridica di G. Mazzini (Napoli 1968); Ricordo di Carlo Mauro (1970) poi Nardò tra storia e arte (Capone editore, Cavallino 1980, ma pubblicato postumo anche col titolo di Nardò tra storia e arte); Meditazioni religiose (Postumo, Galatina 1982); il romanzo “L’ora di Nardò” (Postumo Taviano 1986); ed i versi Sonetti salentini (Nardò 1955); Il libro di Concetta; Canti fra le sbarre (Postumo, Lecce 2014). Giovanni Spadolini lo definì: “l’apostolo laico di Nardò”» (p. 521).
Ecco, in questa annotazione bibliografica di Stasi, troviamo concentrata tutta la vita politico-letteraria di Pantaleo Ingusci.
Oggi, povero popolo neritino, che si ritrova, dopo tanta memoria e gloria antifascista (personificate nella persona del grande umanista repubblicano Ingusci) sia finito con l’essere amministrato da alcuni giovincelli neofascisti. Che pena, che grande pena per una città come Nardò, Medaglia d’oro al V. C. per il contributo dato nell’ospitare il popolo ebraico che faceva ritorno in Palestina (oggi il genocidio che il governo sionista sta facendo al popolo palestinese è del tutto illegale ed è contro il popolo ebraico il mondo intero).
Ritornando sulle pagine che interessano Pantaleo Ingusci, ritorno a leggere quel che scrisse Antonio Bartolomucci su «La Gazzetta del Mezzogiorno» (14 gennaio 1981)
«Morto a Nardò lo storico Ingusci// Repubblicano, è stato l’interprete dell’antifascismo salentino […] l’avv. Pantaleo Ingusci, antifascista, repubblicano, storico insigne: aveva 78 anni. La notizia della sua scomparsa ha scosso l’intera opinione pubblica neritina e suscitato vivo cordoglio negli ambienti politici pugliesi./ Pantaleo Ingusci, che fu anche sindaco di Nardò, dopo la caduta del fascismo non a torto è stato considerato uno degli interpreti principali della vita politica e amministrativa del Salento./ Era sua la più autentica fede mazziniana, entrando nel suo studio, in via Foggia, non si poteva fare a meno di respirare un’aria diversa, tutto ciò che lo circondava, dai libri alle pubblicazioni, alle stampe, ai quadri, sottolineava quella che per lui fu e continuò fino alle ultime ore ad essere una vera e propria religione./ Negli insegnamenti di Mazzini (la cui foto campeggiava nello studio di Ingusci in un grande quadro al fianco dell’immagine di Matteotti), Pantaleo Ingusci cercava ancora il confronto per una ragione politica adattabile ai tempi nostri. E a questa fede l’avvocato di Nardò ha unito rettitudine e onestà, doti che da sempre tutti gli hanno riconosciuto./ Nato il 1° gennaio del 1903, Pantaleo Ingusci seguì gli studi classici a Lecce e quelli universitari alla Sapienza di Roma. A diciassette anni, insieme ad Oronzo Reale [leccese, fu ministro di Grazia e Giustizia sotto diversi governi], costituì il Partito repubblicano a Lecce. La sua fede antifascista gli procurò non poche grane. Come scrive Ettore Bambi nella Stampa e società nel Salento fascista [Milella di Emanuele Augieri, nuova edizione, Lecce 2022], Pantaleo Ingusci fu il primo a dichiarare che il “fascismo era un fenomeno reazionario e non rivoluzionario”. Per questi principi fu arrestato e processato e scontò due anni di detenzione nel carcere di San Francesco a Lecce. Successivamente fu ammonito e non poté esercitare la sua professione di avvocato sino al 25 luglio del 1943 [caduta del fascismo e imprigionamento di Benito Mussolini]./ Per quasi vent’anni mantenne la sua famiglia con i proventi dell’insegnamento privato, dava lezioni di diritto, e con le corrispondenze che teneva per le più importanti testate locali e nazionali dell’epoca. Scrisse per [le riviste]: “Dovere Repubblicano”, “Humanitas”, “Alba Repubblicana”, “La Voce Repubblicana”, “La Vigilia” di Roma, “La Realtà Politica”, diretta da Bauer e [Ugo] La Malfa, “La Provincia di Lecce”, e “Momento Sera”, per diversi anni collaborò con la “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Autore di numerose pubblicazioni sia di carattere politico, il tema principale fu sempre il movimento mazziniano, sia storico, scrisse anche monografie e trattati scientifici./ Saragat lo insignì del titolo di Commendatore della Repubblica. Pantaleo Ingusci fu anche segretario provinciale e regionale del partito repubblicano, presidente dell’”Associazione provinciale “Perseguitati Politici Italiani Antifascisti” [ANPIA], consigliere provinciale./ “Caduto il fascismo non si presentò ad alcun sportello” […] molti cittadini di Nardò, gli hanno riconosciuto fino in fondo un’onestà estrema./ Egli ha sempre preferito una vita umile, disdegnando gli agi che gli sarebbero derivati da una carriera di avvocato o di scrittore, oltreché di poeta, se fosse stata intrapresa fuori dalle mura di Nardò, ma a Nardò egli era legato profondamente fino al punto da essere considerato affettuosamente uno di quegli “emarginati” volontari che lottarono caparbiamente per la crescita politica e sociale della propria gente e che Tommaso Fiore raccolse nel volume Formiconi di Puglia».
Dal canto suo, il «Quotidiano di Lecce» (martedì 1 dicembre 1981), in una nota redazione intitolata Pantaleo Ingusci, una figura emblematica: amò la sua città e la libertà, siglata da A. T., scrive che Pantaleo Ingusci «a 17 anni denunciò la natura reazionaria del nascente fascismo, che gli impedì di esercitare la professione di avvocato. Rifiutò importanti incarichi pur di non allontanarsi dalla sua amatissima città./ Ogni discorso o studio si faccia sugli ultimi anni di storia di Nardò, non può ignorare la figura dell’avvocato Pantaleo Ingusci, storico e politico illustre recentemente scomparso. Tommaso Fiore l’ha annoverato tra gli uomini più insigni, tra i Formiconi di Puglia [Lacaita editore, Manduria 1963, p. 98)], e se il termine rende appieno la sua profonda cultura, la grande saggezza e la riconosciuta statura morale, tuttavia non delinea in maniera esauriente, nella attività fervida per il raggiungimento degli ideali di giustizia e libertà uniti al progresso sociale, culturale, politico di Nardò e in generale della regione./ È difficile parlare di Pantaleo Ingusci senza correre il rischio di fare retorica; un esempio per tutti: quando il 25 aprile del 1945 il fascismo caddè [la data esatta è però 25 luglio 1943], volle abbracciare, prima di altri, il vigile che molti anni prima lo aveva denunciato al tribunale speciale e, per chi lo conobbe, il suo non fu certo un gesto solo politico».
Nel testo precedente viene citato il grande Formicone di Puglia Tommaso Fiore e quanto egli ebbe a scrivere a proposito degli antifascisti salentini e in particolare di Pantaleo Ingusci:
«Ma anche la generazione posteriore ha visto uomini di stampo eccezionali, sotto il fascismo. Primo per spirito critico spregiudicato resta il leccese Egidio Reale (1888-1958), coltissimo in legge e costretto nel 1926 a riparare in Svizzera. Era quello un punto ideale per prodigarsi in tuti i sensi, a pro dei profughi e presso i governi amici e alleati. Finì Ministro in Italia e ambasciatore in Svizzera oltre che presidente dell’Unesco per l’Italia./ Si può dire che in nessun paese di quella provincia [Salento] è mancato un capo antifascista, della vecchia guardia. Un sopravvissuto è certamente l’avv. Pantaleo Ingusci, nato a Nardò il 1903, anche lui repubblicano. Perché diresse giornali di partito, gli fu vietato anche l’esercizio della professione, come sotto le tirannidi antiche. Oggi non manca di recare il suo contributo alla vita amministrativa e culturale del Salento. Testimonianza del suo vigile senso politico restano i suoi Ordinamenti costituzionali in Europa e in America, che sono del 1944. Nei “Quaderni del Ponte”, ha collaborato con Silone, De Donno, Schiavetti e Zanetti» (v. Formiconi di Puglia. Vita e cultura in Puglia 1900-1945, Lacaita editore, Collana: “Uomini e cose della nuova Italia”, Manduria 1963, pp. 214).
Infine, leggo una più recente nota in wichipedia (Per i giovani. L’esempio di Pantaleo Ingusci a quarant’anni dalla scomparsa), che dice: «Prima della scomparsa, avvenuta poco più di un anno fa, il caro lettore ed umanista Ennio Giannuzzi aveva manifestato questa idea da portare avanti con il supporto delle forze progressiste e sincere della città. E forse anche della provincia. Una statua da collocare in una piazza importante di Nardò e da dedicare alla memoria dell’avvocato Ingusci che tanto ha significato per la storia repubblicana e democratica del Salento. Ecco perché riprendiamo l’idea di Giannuzzi e speriamo di vedere presto, in centro, statue meno autocelebrative di ego ipertrofici e, invece, maggiormente legate a grandi personaggi del passato. Vi offriamo questo contributo di lettura, richiesto al bravo e sensibile giornalista e scrittore Dino Levante che ringraziamo moltissimo a nome di molti neritini: “Quarant’anni fa, il 13 gennaio 1981, moriva nella sua città natale Pantaleo Ingusci (Lelè, per familiari e amici) avvocato, scrittore, uomo politico, antifascista, repubblicano./ Nato a Nardò, il primo gennaio 1903, da Gregorio, titolare di una rivendita di monopoli di Stato, e da Teresa Presta, discendente dell’agronomo Giovanni Presta, frequentò il liceo “Giuseppe Palmieri” a Lecce, allievo del classicista Vito Domenico Palumbo. Con Oronzo Reale (compagno di classe), e i suoi fratelli Egidio e Attilio, si avvicinò al pensiero repubblicano e insieme con altri studenti fondò nel capoluogo salentino il Circolo giovanile repubblicano “Goffredo Mameli”./ […] Nel 1938 sposò Concetta Fonte e alla quale dedicò la raccolta di liriche e pensieri Il libro di Concetta. La nipote, Milly Tartaglione, ha curato l’edizione dei Canti tra le sbarre (2014), nella quale Ingusci raccoglieva le riflessioni maturate durante il periodo di prigione, con richiami agli ideali risorgimentali, alla libertà, alla democrazia e alla giustizia sociale./ Assolto il 25 agosto 1928, si dedicò all’insegnamento privato e alla professione forense (si era laureato nel 1933), continuando a scrivere articoli e saggi che formano una nutrita bibliografia. […] Fu uno dei principali protagonisti, insieme con Salvatore De Vitis e Renata Fonte, della battaglia in difesa di Porto Selvaggio./ Ricordato dall’allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini (a Nardò nel gennaio 1991), a lui furono intestate la Camera forense neritina, una strada e la scuola secondaria di primo grado (Istituto comprensivo Polo 3) a Nardò; una via porta il suo nome a Cavallino./ Tra gli altri di lui hanno scritto: Tommaso Fiore (che lo definì “formicone di Puglia”), Antonio Bartolomucci, Ennio Bonea, Salvatore Coppola, Salvatore De Vitis, Lucia Epifani, Sergio Limongelli, Pati Luceri, Mario Mennonna, Rita Muci, Letizia Saponangelo, Carlo Stasi, Angelo Tarantino, Luciano Tarricone, Milly Tartaglione.