Il gatto senza collare di Boulevard Magenta
di Bianca Apollonio
Il profumo d’antichità impresso nelle narici e il passato negli occhi. Il mondo di Katia è un salone da parrucchiere e di mille curiosità che brilla in mezzo a mattoni grigi e motori tesi.
Mi fermo anch’io, incantata dallo sguardo lontano della donna che ho di fronte, mi porta altrove. Parto da Place de la République, laddove rivoluzione risuona tra i salti degli skaters durante la settimana e i lacrimogeni durante le manifestazioni del fine settimana. Un perimetro di lastre di cemento racchiude tre storie e tre quartieri, il 3°, il 10° e l’11° arrondissement. La circonferenza esatta tra le vittorie già ottenute e i gradini ancora da scalare. Katia ha 10 anni, è cosacca e francese. È portoghese, spagnola, italiana. Mi prende per mano, ora sono a Saint-Ouen. Il Mercato delle pulci ha il sapore delle cozze fritte che la gente mangia per strada, il rumore dei carretti di frutta e verdura arriva fino alle mie orecchie, i mercanti delle Quatre Saisons, quattro stagioni, gridano per attirare l’attenzione della gente e vendere la loro merce, gli accenti misti creano un ronzio sommesso, un canzone di sempre.
Il tempo cambia, siamo a uno, due anni dopo forse. Tutta la mia attenzione è catturata dal collo del piede di Katia, inarcato naturalmente, si muove in maniera delicata e graziosa come fosse una libellula. Katia impara a ballare all’Opera di Parigi, “un piccolo topo” tra gli altri. Non sa ancora che la guerra cambierà il corso della sua vita e quella degli altri piccoli topi al suo fianco.
Magnetica, fiera e senza artifici, Katia riannoda il filo del discorso. Il salone da parrucchiere non è sempre stato lì. Ride, in maniera schietta e beffarda. È la risata di chi conosce il peso delle cose, di ogni cosa.
Sono di ritorno a Saint-Ouen, guardo i lunghi capelli di Katia, è stata appena eletta regina del mercato delle pulci, ha 20anni. Quindi torniamo al suo negozio di curiosità accanto a Place de la République. A pochi centimetri da me, Souleymane, Tuna, un gatto del Bengala, mi guarda di tanto in tanto, poi si riaddormenta incurante. Souleymane ha le zampe flesse e il corpo disteso sul trono in vetrina, se fosse un essere umano avrebbe 120 anni. Lei è un gatto, lui è un gatta, lui, lei è un profeta. Souleymane vuole che il mondo sia libero di pregare il dio che preferisce, che tutti siano liberoi di essere e lascino liberi gli altri al loro fianco.
Liberi e a talvolta indifferenti, Tuna e Katia guardano il mondo sfilare sul marciapiede di Boulevard Magenta. Sono tutti stanchi, come la modernità che prende il posto dell’onestà.
Katia canta a ritmo, poi tace, prende di nuovo le mie mani e mi trascina nel suo mondo. Ha circa la mia età, quasi trent’anni. Lavora sodo, non chiede niente a nessuno, è come un gatto, senza collare. Siamo in una sala da ballo, una delle clienti di Katia è seduta accanto a noi.
Le luci del salone sono spente, i piccoli animali di peluche mi guardano come se non fossero più lì. L’essenza è nascosta tra una lacca per capelli e una sedia impolverata, nella matita asimmetrica intorno agli occhi della donna di fronte a me e nella sua collana con due gatti d’oro. Improvvisamente temo che tutto questo possa scomparire senza che io riesca a tracciare la traiettoria di questa storia, sembra che lei riesca a sentire i miei pensieri più intimi, si sporge in avanti e mi guarda dritto negli occhi.