IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Il Felicistan una favola del terzo millennio di Pompeo Maritati

Il Felicistan

Forse non tutti sanno che oltre ai seguenti Stati: Afghanistan, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, esiste anche il Felicistan.  Uno stato ai confini con i sogni e la fantasia. Una terra a volte tanto vicina che possiamo osservarla ad occhio nudo, a volte, invece   lontanissima, in cui spesso trovano asilo le nostre speranze di poter vedere finalmente un mondo migliore.  Il Felicistan non è uno stato iscritto all’ONU. Ne è stata rifiutata l’adesione con la seguente motivazione: la democratizzazione dell’apparato statale e la sua organizzazione economica, sociale e politica è in contrasto con i sistemi vigenti nei 193 stati aderenti all’ONU, pertanto ciò comporterebbe un concreto pericolo di contaminazione delle masse popolari che potrebbero non rispondere ai criteri di lottizzazione oramai in atto da molti decenni da parte delle lobbies che detengono il potere.

Son venuto a conoscenza solo da poco tempo dell’esistenza di questo nuovo Stato, il Felicistan, ignorato da tutti i mezzi di comunicazione, probabilmente a seguito del rifiuto dell’ONU ad inserirlo nell’elenco degli stati del mondo. Tutto ciò ha destato in me numerose perplessità e soprattutto una valanga di curiosità. Pertanto, dopo un lungo e faticoso iter burocratico ho ottenuto un permesso speciale per visitarlo e di poter realizzare dei reportage per far conoscere questa nazione, stranamente tenuta al di fuori delle cronache quotidiane.  Ho dovuto chiedere il visto anche ai due stati confinanti: la Fantasia e i Sogni. Credetemi non è stato facile. Per mesi interi sono stato sottoposto ad una trafila di domande, in quanto volevano accertarsi che negli articoli che avrei scritto fosse riportata solo ed esclusivamente la “Verità”.

Ottenuto i visti necessari, mi sono messo subito in cammino verso il Felicistan. Non esiste una strada diretta, bisogna obbligatoriamente attraversare prima “I sogni” facendo molta attenzione a non dare molto retta a loro, anche quando attraversi vallate meravigliose, dove tutti gli esseri viventi sembrano tutti convivere insieme in un unico habitat e dove il bene ed il male si mescolano tra di loro lasciando poi a te l’onere di poter stabilire che in fondo altro non sono che dei sogni. L’attraversamento della “Fantasia” invece è molto più difficile e per certi aspetti più faticosa. Si ha la sensazione di trovarsi in un nuovo mondo senza confini. A volte il cielo, la terra, il mare si confondono e si mescolano tra loro disorientando e travolgendo impetuosamente le tue materiali convinzioni. 

E’ una tempesta, un ciclone vorticoso di immagini che si accavallano e si rincorrono tra di loro e tu non riesci a stargli dietro. Provi delle sensazioni nuove, degli stati d’animo mai provati. Emozioni, commozioni, illusioni, delusioni e speranze assumono forme irreali, nuove dimensioni e dopo averne percorso una piccola parte di questo infinito stato, ti rendi conto quanto sia meraviglioso.  Capisci allora, quanto sia importante poter trascorrere un po’ del proprio tempo libero a gironzolarci in lungo e in largo, libero di poter scegliere tu il mezzo di locomozione, con la consapevolezza che qualsiasi tu scegliessi, saresti certo di non inquinare il tuo ambiente. La Fantasia è uno Stato dove tantissima gente, pur avendolo visitato, non è mai riuscita ad ottenerne un visto permanente.

Nessuno cittadino del mondo terreno ha mai superato permanentemente i confini della fantasia senza sentire il bisogno di rientrare nel mondo della quotidianità terrena.   E’ uno stato che in certi momenti risulta sovraffollato, nonostante le sue infinite dimensioni, in altri momenti invece è desolatamente vuoto e questi momenti, in questi ultimi tempi, stanno aumentando di numero e di intensità.  La gente è troppo presa dal materialismo devastante che opprime e affievolisce la Fantasia e il desiderio di scorrazzare in questa dimensione, viene ritenuto, a torto, una stupidità.  Fantasticare e sognare stanno lentamente diventando due verbi obsoleti, essendo stati soppiantati dall’arida razionalità che non lascia spazio a poter idealizzare un mondo migliore, per paura, forse, che possa entrare in contrasto con le famigerate leggi della finanza.

Questo è il Felicistan

Il Felicistan è una nazione di appena undici milioni di abitanti. Non vi sono disoccupati. I servizi sociali sono straordinariamente efficienti e adeguatamente tarati all’effettiva necessità della popolazione.  Scuole, ospedali, comunicazioni, trasporti funzionano come un orologio. Ogni cittadino si sente protetto dallo stato ed il concetto di proprietà privata è particolarmente avanzato.  Non vi sono cittadini senza tetto o che siano iscritti a interminabili liste per l’assegnazione di una casa popolare.  La proprietà privata viene intesa più come privacy, come libertà di organizzare la propria vita nell’ambito della propria famiglia, avendo come principio fondamentale, che tutto ciò che è fuori dalla propria porta di casa appartiene alla collettività e va rispettato e fatto rispettare. 

Elementi degradanti caratteristici delle nostre società moderne, quali corruzione, clientelismo, peculato, appropriazione indebita, evasori fiscali, nel Felicistan non esistono.  I cittadini oltre ad avere una profonda e radicata educazione civica e morale, non sentono minimamente il bisogno di sopraffare i loro simili con furberie tipiche di tante classi politiche e dirigenti del nostro mondo.  Elemento rappresentativo di questa moralità diffusa è l’inesistenza di carceri. Non è che nel Felicistan i reati non vengono commessi, purtroppo anche da loro di tanto in tanto qualche pecorella nera spunta nel gregge immacolato.  Solo che l’eventuale bricconcello di turno viene immediatamente messo da parte, isolato, nessuno rivolge a lui la parola. Non viene condannato a detenzione o ai domiciliari, niente di tutto ciò, viene drasticamente isolato, in poche parole lui continua a vivere liberamente la sua vita, il suo lavoro, senza che nessuno gli rivolga la parola, sino a quando non dimostra concretamente di essersi pentito e di dedicare il suo tempo libero a risarcire il danno causato.

  La pena, credetemi è molto severa e la particolarità sta nella totale partecipazione dei cittadini che, anche se parenti diretti o indiretti del condannato, applicheranno con severità la pena, cioè non gli rivolgeranno la parola per nessun motivo. Commettere un reato o un semplice abuso è ritenuto un fatto infamante da tutti, non come da noi dove spesso i “furbetti di turno” sono tenuti in maggiore considerazione di tanta gente onesta.

Quanto su descritto altro non è che una utopia che tutti vorremmo corrispondesse invece alla realtà, solo che i nostri comportamenti, il nostro stile di vita, al momento pare che ci portino sempre più lontano dai nostri sogni.

Pompeo Maritati

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