Il contrabbando librario di Pietro Parodi
di Giorgio Mantovano
Nel quadrivio delle Quattro Spezierie, nel centro della Lecce antica, vissero nell’Ottocento due note librerie.
Come ha ricordato Pietro Palumbo, erano quella del Capasso, collocata tra il 1830 e 1840 in un cantuccio di fronte al Palazzo dei Tribunali, dove, tra scaffali ineleganti e sotto arcate quasi buie, era possibile leggere gli scrittori greci e latini pubblicati dal Sonzogno, e quella di Pietro Parodi, situata al Largo dei Teatini, di fronte al caffè ed alla cartoleria del Marzullo.
Pietro, di origini genovesi e modi signorili, era un fervente patriota. Nel retrobottega ben arredato della sua libreria, vi era un continuo andirivieni.
Vi passavano il giovane Nicola Schiavoni, Giuseppe Libertini, Sigismondo Castromediano, Achille e Domenico Bortone, Gennaro Simini, Salvatore e Gioacchino Stampacchia, Beniamino Rossi, Salvatore Brunetti, Leone Tuzzo, Carlo d’Arpe, Bonaventura Forleo, Achille Dell’Antoglietta, Michelangelo Verri ed altri ancora.
Erano giornalisti, canonici, letterati, avvocati, medici, scrittori, insegnanti, artigiani, con negli occhi propositi di rivolta contro il governo Borbone.
Tramavano per deporre il Re spergiuro. Si incontravano anche in farmacie, in orologerie e cartolerie, luoghi meno esposti perchè le spie erano oramai ovunque.
Furono i protagonisti di una stagione storica, travolti, dopo il 15 maggio del 1848, da una repressione feroce che non riuscirà a domare lo spirito di libertà.
Da quelle stanze, in cui si discorreva – tra mille difficoltà e pericoli – di patria e libertà, uscì la generazione che partecipò ai moti rivoluzionari del ’48.
In quella libreria, di cui si è persa la memoria, venivano scambiati clandestinamente i libri che il governo borbonico riteneva perniciosi e vietava.
Il Parodi, con fare circospetto, li consegnava a quattrocchi con un sibillino “mi raccomando” e li faceva scivolare nelle tasche con gesto misterioso.
Fu lui ad inaugurare un singolare contrabbando librario, sparito coi tempi.