IL CASO OLIVETTI SPIEGATO DA MERYLE SECREST di Francesco Abate
La figura dell’imprenditore Adriano Olivetti esercita ancora oggi un intenso fascino e le ipotesi di complotto dietro la sua prematura fine man mano che passa il tempo sembrano prendere ancora più slancio. Della storia di Olivetti e dei dubbi intorno alla fine della sua azienda ci parla la biografa americana Meryle Secrest in un saggio del 2022 dal titolo “Il caso Olivetti. La IBM, la CIA, la Guerra fredda e la misteriosa fine del primo personal computer della storia“.
Tutta la vicenda raccontata dalla Secrest ruota intorno ad Adriano Olivetti, figura illuminata che ricoprì un ruolo da protagonista nell’Italia del secondo dopoguerra. Olivetti guidò l’azienda ereditata dal padre Camillo e la mutò profondamente inserendo al suo interno persone in grado di innovarla sia dal punto di vista tecnico che da quello urbanistico, infatti nel 2018 il complesso Olivetti di Ivrea è stato riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio Mondiale.
Adriano Olivetti introdusse nell’azienda di famiglia anche una nuova mentalità industriale, non orientata solo al profitto ma anche alla felicità dei dipendenti. Negli stabilimenti Olivetti l’estetica degli ambienti era studiata per essere gradevole, non alienante, e non mancavano ambienti come biblioteche o sale ricreative.
L’azione di Adriano Olivetti nasceva da una mentalità innovatrice che l’imprenditore provò ad estendere a tutta l’Italia. Fondò infatti il movimento Comunità, col quale si candidò anche alle elezioni, venendo eletto deputato ma non ottenendo di fatto un grande successo politico, forse – così ipotizza la Secrest – anche a causa di una diffidenza nata dalla somiglianza del nome “Comunità” a quello del comunismo.
Il fascino della figura di Adriano Olivetti resiste ed è rafforzato anche dai dubbi che permangono sulla sua prematura scomparsa. Nel 1960 l’imprenditore morì improvvisamente su un treno per, così fu dichiarato, un’ischemia cerebrale. I dubbi sulla sua morte nascono dal fatto che non fu mai eseguita un’autopsia, dando l’idea di una certa frettolosità nell’archiviare il caso, che anni dopo si sarebbe scoperta un’indagine della CIA sull’imprenditore, e dal fatto che il giorno del funerale il suo ufficio fu trovato a soqquadro, come se qualcuno fosse entrato alla ricerca di qualcosa.
Alla morte di Olivetti seguì poco tempo dopo quella dell’ingegnere Mario Tchou, che morì in un incidente stradale dalla dinamica alquanto dubbia. L’ingegnere Tchou fu il padre del Progetto ELEA, che portò la Olivetti a produrre il primo personal computer e la pose in posizione di grande vantaggio nel mercato degli strumenti elettronici di calcolo. Dopo la morte di Adriano Olivetti e Mario Tchou, il Progetto ELEA fu abbandonato e la divisione elettrica dell’Olivetti venduta all’americana General Electric, ponendo fine alle fortune dell’Olivetti e aprendo la strada all’egemonia americana nel campo dell’elettronica.
La frettolosità con cui fu venduta la divisione elettrica dell’Olivetti nonostante avesse prodotto qualcosa di fantastico come il primo pc della storia, il valore strategico che ha l’informatica viste le sue ampie applicazioni nel settore militare, le misteriose circostanze della morte di Olivetti e Tchou, portano alla nascita di tante domande e tanti sospetti che la Secrest riprende e collega ai fatti. Purtroppo rispose nel libro non possono essercene, anche perché casi tanto spinosi non si dipanano nemmeno con la desecretazione degli archivi, quindi questa lettura lascia tante domande e genera molte inquietudini, mostrando le continue intrusioni delle superpotenze nella vita politica e industriale italiana.
Il saggio ha come unico difetto il modo un po’ americano della Secrest di costruire la biografia; nel tentativo di farci innamorare dei protagonisti l’autrice si perde in descrizioni molto romanzate dei personaggi che poco si confanno ad un libro che parla di persone reali, inoltre dedica mari di parole alla descrizione di particolari che nell’economia del libro mi sembrano insignificanti.
Francesco Abate