IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Il 2023 se ne va, finalmente. Lascia un mondo peggiore

Annuo nuovo

di Pompeo Maritati

Anche quest’anno, il 2023  è oramai sull’uscio di casa. Sta indossando il suo pastrano e s’accinge a fare i suoi ultimi saluti, consapevole di finire tra i ricordi della nostra vita. Di tanto in tanto questo 2023 si guarda intorno,  come se cercasse un po’ di commiserazione, per chi sa di partire e non più tornare. Solo che intorno a lui c’è indifferenza,  apatia,  anzi,  i più aspettano ansiosamente che se ne vada fuori dalle scatole,  essendo stato, lui,  un anno poco
felice. 
Io lo definirei un anno tragico, sia per il continuo incombere della pandemia, sia per la scellerata quanto incomprensibile invasione dell’Ucraina da parte della Russia.   

Per finire con il conflitto tra Israele e Hamas, iniziato lo scorso 7 ottobre con la strage ad opera dei guerriglieri di Hamas, dove perirono circa 1500 israeliani. La reazione israeliana è stata immediata, che partendo da una giusta rivendicazione, si è trasformata in una ecatombe per il popolo palestinese.

Si contano ad oggi circa diecimila bambini morti sotto i bombardamenti indiscriminati posti in essere su della gente inerme e indifesa. Un vero e proprio delitto contro l’umanità. Probabilmente questa pagina di storia sarà ricordata come una delle peggiori dal dopo guerra, dove un popolo, come quello israeliano, noto e sostenuto per la persecuzione nazista subita, pare abbia oltrepassato il guado della disumanità, diventando così aguzzino a sua volta.  Un anno questo, della nostra vita trascorso tra incertezze e delusioni,  tra attese disattese,  con l’amaro consolidamento della convinzione  che questa società continua a scivolare sempre più giù nel guado della viltà.

La politica nel 2023 è stata sempre vivace ed attiva, non ha perduto una sola occasione per dimostrare quanto sia falsa,  ipocrita e purtroppo anche corrotta e vigliacca. Ha platealmente preso per i fondelli  milioni di cittadini,  conducendoli pian piano, per mano,  nel bacino della povertà e molti dei quali nell’indigenza. Non solo, hanno avuto anche l’ardire di ipotizzare scenari di ripresa e di ottimismo. In effetti l’ottimismo c’è stato ed è quello rappresentato dal mondo della  finanza, che si sta predisponendo a brindare ai suoi eccezionali risultati, avendo ingegnosamente riversato i propri problemi, su decine di migliaia di cittadini ignari, ingenuamente ancora fiduciosi in un sistema bancario un po’ più etico. 

Insomma un 2023 ipocrita,  dove la gente si è ulteriormente incattivita. Basta sfogliare le pagine di cronaca nera dei giornali per prender coscienza della recrudescenza dei reati contro la persona. Delitti, rapine, stupri, spaccio di narcotici, violenza contro le donne, per non parlare poi della corruzione, concussione, falso in bilancio. Uno scenario,  che definirlo da quarto mondo potrebbe risultare un’offesa per coloro che oggi appartengono a questa categoria.

Forse mai nella storia del nostro Paese si è toccato il fondo dell’etica come in questi ultimi anni. La democrazia è oramai un sostantivo il cui significato è da ritenersi fuori luogo e quel che è peggio pare diventato obsoleto.  I detentori del potere politico, agevolmente manipolati da coloro che detengono quello economico,  stanno soffocando il paese,  agevolati da una preoccupante apatica indifferenza alle problematiche che assillano e oscurano in particolare il futuro di milione di persone. E’ veramente sconcertante come  il 2023 abbia potuto produrre, nel volgere di appena dodici mesi,   una così vasta frattura generazionale, per fortuna al momento senza conseguenza, ma che se non si porranno quanto prima dei rimedi,  la situazione potrebbe trasformarsi in un disagio sociale incontrollabile.

Saluto quest’anno senza alcun rammarico, anzi come dicevo prima, sarà bene che se ne vada, sarebbe stato altrettanto meglio se, andandosene,  si  portasse via anche tutta questa sporcizia, con la quale dovremmo continuare a convivere,  con l’ auspicio di  cominciare ad imparare a produrne di meno, anche se all’orizzonte non s’intravedono elementi che facciano ipotizzare un concreta inversione di tendenza. Come di consueto a questo punto sono d’obbligo gli auguri, solo che quest’anno, per la prima volta,  preferisco esimermi dal porre in essere un’abitudine che dovrebbe presupporre l’assunzione di impegni futuri, poi puntualmente disattesi. Pertanto a tutti voi rivolgo solo un saluto: arrivederci nel 2024.

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