I Patti lateranensi attraverso i francobolli
Di Giovanni Teresi
Con Patti Lateranensi si intende il trattato che la Santa Sede e il governo italiano hanno stipulato il giorno 11 febbraio 1929, trattato che regola i rapporti tra le due istituzioni. I Patti Lateranensi si sono resi necessari dopo l’annessione al Regno d’Italia dei territori che appartenevano allo Stato Pontificio dopo la presa di Roma del 20 settembre 1970. Dopo l’occupazione di Roma lo Stato regolò in maniera unilaterale i rapporti con la Chiesa, attraverso la legge delle guarentigie del 13 maggio 1871.
La legge delle guarantigie – che riconosceva al Papa prerogative sovrane e gli assicurava l’esercizio delle sue funzioni in quanto capo della Chiesa – non vennero accettate dal Papa Pio IX. Questo sancì l’inizio di un periodo di tensioni tra la Chiesa e il Regno d’Italia tanto che, nel 1874, il Papa decise di interdire la partecipazione dei cattolici alla politica attraverso la disposizione non éxpedit. Divieto che venne poi annullato nel 1919. La situazione si avviò verso una risoluzione solo a partire dalla fine dell’Ottocento quando le due parti si riavvicinarono a causa della preoccupazione per l’affermazione del socialismo.
Il riavvicinamento continuò anche dopo la fine della Prima Guerra Mondiale: la Chiesa stabilì l’abrogazione del non expedit nel 1919. Un ulteriore tentativo di riconciliazione venne fatto tra il Presidente del Consiglio Orlando e monsignor Cerretti, tentativo fallito anche a causa delle posizioni irremovibili del re Vittorio Emanuele III. Negli anni a seguire fu Papa Pio XI, insieme con il segretario di Stato Gasparri, a far capire che la Chiesa era pronta a riaprire le trattative per la riconciliazione.
Le trattative sfociarono nei Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929 – chiamati così poiché firmati nel palazzo di San Giovanni in Laterano – firmati da Benito Mussolini e Pietro Gasparri, che consistono in due protocolli: un trattato; una convenzione finanziaria; un concordato.