I Leoni di Messapia Epopea del V secolo a.C. nella terra dei Messapi di Fernando Sammarco
Questo libro è sostanzialmente una storia romanzata che si ispira a fatti e vicende di un lontano passato nella terra dei Messapi. Il periodo storico entro il quale si sviluppa tutta la trama è il V sec. a. C. Il sacco di Carbina, la prima syssitía o seduta conviviale che sanciva la fine dei contrasti fra le tribù autoctone dando vita ad un pacifico sentimento di philia fra di esse, la costituzione della Lega Messapica, la grande disfatta dei Tarantini ad opera degli Japigi-Messapi sono le vicende che occupano la prima metà del secolo; nella seconda metà, invece, si sviluppano diverse vicissitudini che portano anche ad anari risvolti per le sorti della Messapia. Si impone, infine, un personaggio molto noto e diverse volte citato dalle fonti dell’epoca: re Arthas, nuovo faro per un lungo periodo della storia delle stirpi della Sallentina.
Ho dedicato molto tempo alla stesura di questo racconto ed ho condotto personalmente le ricerche che indubbiamente qualificano quest’opera letteraria non come un puro diletto della fantasia, ma come un allettante compromesso tra il rigore storico e la finzione scenografica e recitativa con lo scopo di facilitare la comprensione di un’epoca tanto distante da noi e tanto misteriosa nei suoi vari ambiti.
I toponimi e gli antroponimi, in gran parte, sono autentici e corrispondono meticolosamente ai luoghi o alle aree di appartenenza, così come rilevato dai grandi studiosi del passato che hanno attribuito un’enorme importanza alla corrispondenza etimologica con le zone di origine. A questo riguardo, molto utile è stata la consultazione del ‘Corpus Iscriptionum Messapicarum’ di Francesco Ribezzo, a cura ed introduzione di Ciro Santoro, e di altri fondamentali scritti sullo stesso argomento, quali ‘Monumenta Linguae Messapicae’ di Carlo De Simone e Simona Marchesini, di ‘I Messapi’, Atti del XXX Convegno di Studi sulla Magna Grecia di Taranto, di ‘I Messapi e la Messapia’, nelle fonti letterarie greche e latine, a cura di Mario Lombardo, che nell’insieme, offrono un quadro abbastanza organico della toponomastica e dell’antroponomastica messapico-salentina.
A tal proposito, a conclusione di questa epopea messapica del V sec. a. C., è riportata una esaustiva bibliografia a supporto dell’intera tematica storico-letteraria, che si avvale inoltre di immagini e vicende artatamente da me inserite per meglio veicolare al lettore i significativi eventi che sono stati illustrati. Ho ritenuto opportuno di riferirmi attentamente alle antiche fonti e alle opere moderne di molti illustri storici e ricercatori che, in qualche modo, hanno sviluppato i loro studi sull’ambiente japigio-messapico, su quello magno-greco e sulle relazioni che ci sono state fra queste due differenti culture.
I personaggi da me descritti sono appellati con nomi derivati da epigrafie autoctone e rivestono ruoli convenzionali molto utili alla definizione e allo sviluppo della trama narrativa. Alcuni di essi, però, data la loro importanza storica, sono fedelmente riportati così come citati dalle fonti antiche, Anche se alcune parti della storia romanzata sono frutto di libera interpretazione, esse, comunque, non si discostano in alcun modo dalla veridicità storica generale, come risulta dalle varie ricerche e documentazioni che riportano le vicende dei popoli dell’antica Apulia e, in particolare, del territorio della Japigia- Messapia.
Se tutte le fonti latine e greche sono state incluse nell’eccellente raccolta ‘I Messapi e la Messapia …’ a cura di Mario Lombardo, gran parte delle testimonianze onomastiche e toponomastiche comuni nell’area dialettale japudica e messapica, come risulta dalle numerose iscrizioni invenute nei diversi scavi archeologici, sono contenute nel volume ‘Alle origini del dialetto pugliese’ di S. Leonardo Imperio. Le ricerche, ivi contenute, sono risultate molto utili ai fini di un più veritiero confronto per alcune tipizzazioni autoctone riportate in questo mio lavoro storico-letterario.
Alcuni parti della narrazione possono essere considerate molto originali nei loro contenuti, ma, fatta eccezione per le esposizioni poco rilevanti, i più importanti avvenimenti si basano su obiettive documentazioni letterarie ed archeologiche. È da considerare, per esempio, che per il tema della pirateria messapica e l’ingerenza di Atene negli affari politico-strategici della Sallentina si può fare riferimento al lavoro di Lorenzo Braccesi in ‘Grecità adriatica, un capitolo della colonizzazione greca in Occidente … ‘, in cui si riporta il trattato tra Atene e i Messapi per il controllo della pirateria.
L’epopea messapica del V secolo a. C. si conclude con i capitoli ‘Il Symposion di Alytia’ e ‘Palaiá philía (Παλαιά φιλία)’, una ratifica dell’accordo di vecchia amicizia tra Messapi e Ateniesi.
In quell’occasione conviviale, re Arthas, l’egemone messapico, molto stimato da tutti per le sue virtù e per l’alto senso di giustizia, loda davanti ai suoi illustri ospiti Alcibiades, Nicias e Làmacos, strateghi ateniesi responsabili della colossale spedizione navale contro Siracusa, l’importanza della prossenia, concetto basilare della vera amicizia e dei reciproci rapporti di ospitalità. È proprio Nicias, il veterano, ad enunciare parole di elogio verso il prode Arthas, magnanimo eroe di Messapia, meritevolmente conosciuto quale ξένος δε χαρίεις, ospite davvero gentile, (come riportato in Demetrio Comico (fine III – inizi IV sec. a. C.), fr. 1 Kassel – Austin, conservato presso Ateneo, I Sofisti a banchetto, III 108 F-109 A – cfr. n. 22 in Mario Lombardo, I Messapi e la Messapia …, Congedo Editore, Galatina, 1992- ), aggiungendo che la fiducia reciproca sarà sempre garante della loro grande philia.
Il vero scopo della missione è esplicitato dallo stesso Alcibiades, geniale condottiero e politico ateniese, oltreché oratore e statista di altissimo livello, che rispondendo al quesito della bellissima regina neritina Ésside sulla necessità di una tale impresa così lontano dalla patria, mettendo in pericolo la propria vita, fa notare che una tale iniziativa è degna solo se colui che la mette in atto sa dare la libertà ai popoli sottomessi. Egli aggiunge che un tale eroe deve possedere coraggio, saggezza e senso di giustizia affinché possa meritare di ottenere la gloria imperitura. A sua volta, Paletros di Odra, degno compagno d’armi di re Arthas, invita il grande condottiero dell’Attica a considerare se la gloria così ottenuta è assoluta, e quindi riconosciuta da tutti, o è una gloria relativa all’individuo e alla realtà politica che egli serve. La risposta è esemplare, adducendo che l’uomo che agisce con giustizia e combatte la tirannide ed il sopruso conquista la vera gloria, concludendo che egli è destinato a reggere le sorti della comunità alla quale appartiene e a educare le coscienze alla libertà e al rispetto reciproco.
Plazet Barr di Rhudia, valoroso hetairos dell’egemone messapico, commenta dunque il concetto che la gloria non apparterrebbe ad un singolo individuo, che si è distinto per le sue gesta eroiche, ma a tutti, se ottenuta per il bene dell’intera umanità.
Alcibiades felicemente coinvolto dall’esemplare considerazione, aggiunge che se Siracusa rinnegherà la tirannide e vivrà in democrazia, allora la nostra missione sarà compiuta non solo a favore della città siceliota ma anche della stessa Atene e di tutte le popolazioni civili.
I valori affrontati in quel significativo simposio sono sicuramente di grande importanza sociale, civile ed umana, quali ineccepibili presupposti per un avvenire migliore.
Questa speciale edizione de ‘I LEONI DI MESSAPIA’, ha luogo dopo ventidue anni dalla prima e diciotto dalla quinta pubblicazione. Essa è aggiornata ed ampliata di diverse pagine, ed è arricchita, inoltre, di suggestive immagini d’ambientazione storica e si propone di offrire al lettore in generale e in particolare a colui che è maggiormente interessato alle storia della Messapica del V sec. a. C. una visione completa dei fatti, delle vicende, degli usi e costumi che riguardavano quell’area geografica dell’Italia meridionale, conosciuta meglio come penisola salentina.
Il libro è quindi dedicato a tutti coloro che anelano con il proprio contributo ed amor patrio valorizzare le bellezze storico-monumentali e naturalistiche del proprio territorio ai fini di un migliore e più promettente futuro della comunità in cui vive o di cui e originario.
Un dovuto ringraziamento è dovuto comunque all’editore delle precedenti pubblicazioni Eliano Bellanova dell’Araba Fenice-Magna Grecia che con la sua lungimiranza si profuse nella divulgazione e promozione dell’epopea messapica.
Prof. Fernando Sammarco
autore di ‘I Leoni di Messapia’,
‘I Leoni di Messapia II – il Cerchio di Fuoco’.
‘Arthas il Grande – Leone di Messapia’, e
‘Sallentum’ (epopea messapica del III sec. a. C.)