I greci i primi inventori dell’alfabeto
di Maria Mantouvalou
La persistenza a lungo termine è stata la persistenza della ricerca sulla lingua greca preistorica, straniera e greca, fortunatamente in quest’ultima ci sono eccezioni, per affermare l’origine delle lingue indoeuropee esistenti e di altre lingue straniere, anche esistenti, anche nel periodo ellenistico di Alessandro Magno. Ad esempio, l’ellenista inglese, professore di filologia greca, afferma con certezza: “Nel secondo millennio a.C. il popolo proto-greco entrò nel bacino del Mar Egeo, e lentamente la sua lingua si diffuse tra i Pelasgi, i Cerere e gli altri popoli che vi si trovavano. Erodoto caratterizza gli Ateniesi come Pelasgi ellenizzati, cioè i loro antenati erano Pelasgi”, e la stessa storia è che “i fondatori greci di Mileto non portarono con sé le proprie mogli, ma sposarono donne carie. Così, l’antica lingua greca si è formata a stretto contatto con altre lingue, che ci sono note [enfasi aggiunta]. In questo periodo [!] deve essere necessario semplificare il sistema fonetico dei comuni indoeuropei [sottolineo], cioè vocali, consonanti e intonazione melodica” (1) e continua: “In epoca protogreca la mifonia indoeuropea era differenziata […].
La semplificazione dei patti indoeuropei ha portato alla fine delle parole dei patti” (2). Due anni dopo, nel 1964, nel suo libro intitolato “La lingua greca antica e moderna”, continuando le sue “argomentazioni” sulle “certezze”, come abbiamo visto, che però gli sono note, come egli dice, e sull’etica di alta chiarezza scientifica, che appartengono alla sfera dell’etica, poiché il signor professore invoca il “must” per basare le sue favole sul “consenso indoeuropeo” su questo dovere soggettivo. ), Come abbiamo visto anche sopra. Ora, nel suo nuovo lavoro, afferma senza esitazione: “L’alfabeto greco ha origine dal fenicio” (p. 65) e “I fenici hanno creato il primo alfabeto fonografico” (p. 66). Dà anche la spiegazione solleticante del tema scottante della mancanza di vocali nelle lingue semitiche, scrivendo che “il lettore completa facilmente le vocali dal contesto” (p. 66), e la sua intenzione di canonizzarci con l’alfabeto fenicio non ha fine; scrive: “Nel diciannovesimo aC. Gli Ioni dell’Asia Minore presero in prestito l’alfabeto dai navigatori fenici e lo perfezionarono” (p. 66). Concludo con il delirante discorso dello scrittore di fiabe inglese.
Nel 1851, Skarlitos D. Byzantios (1798 – 1878), un grande filologo classico e principalmente lessicografo, notò gli abbondanti errori nei dizionari di greco dei lessicografi europei, come x. anche nel famoso dizionario di Enrico Stefano, il “Thesaurus”, osservando che nel suo Dizionario (3) non ammette, né esiterà, di rifiutare molti lessicografi stranieri errati e fuorviati con la sua principale risorsa che è la voce del padre, che l’istinto greco riconosce ancora, lo straniero, nonostante la nave dei manoscritti greci che possiede, è privato della capacità di percepire la contraffazione o la contraffazione delle voci antiche, e porta tra molti altri il seguente esempio: “Il dio Crisostomo dice (Ὁmil. IV Atti degli Apostoli, vol. IV, 624, 25): Con un corvo, come è comprensibile, ognuno dei bambini” e chiede a Bisanzio: “Chi non capisce immediatamente che il corvo non è altro che il comune a noi noto come corvo”? Ma la città di Seager, conoscendo l’odierna lingua greca, si accontentò di tradurre la lingua corvina [= lingua del corvo] e nient’altro. Il saggio l’ha capito con la sua traduzione, solo lui lo sa (4). Naturalmente, continua Skarlitos Byzantios, molti errori sarebbero stati evitati dai saggi europei, se avessero studiato a fondo e non come un contorno della lingua greca di oggi, o meglio, se avessero affidato la correzione di tutti gli scritti greci, senza eccezione, e specialmente dei bizantini, ai greci (5). E spiega che cita nel suo Dizionario tante interpretazioni errate degli stranieri, per dimostrare l’innegabile verità che “al di là delle voci dei greci, comparativamente i giudici più competenti sono quelli che tradizionalmente parlano le voci dei greci, e che noi (con consolazione di Falmerayer) non abbiamo veri discendenti di loro” (6).
Tuttavia, oggi l’aderenza, da parte dei lessicografi greci, a tutte le teorie straniere della lingua greca, come il costrutto dell’indoeuropeo e la sua origine, non da questa lingua esistente, il greco, porta ad apprezzare il fatto che padre I romani hanno preso in prestito il loro alfabeto secondo Dio prima del 700 a.C. dall’alfabeto greco (7). La fragile teoria indoeuropea è utilizzata dalla linguistica storica senza documentazione, principalmente nei dizionari che trattano di etimologia, ma ci sono anche pubblicazioni contemporanee che ribaltano la disinformazione con forti polemiche (8). Il professor V. Filias scrive: “La lingua greca è la lingua della lingua – quella che non solo ha agito in modo decisivo sulla formazione di tutte le lingue del mondo occidentale” (9), aggiungendo che “rifiutiamo completamente di accettare questa fragile teoria indoeuropea” (10). La persistenza dell’indebolimento di tutte le creazioni greche ha forgiato un’altra teoria, oltre a quella indoeuropea, sull’origine della scrittura greca, cioè l’alfabeto greco.
La nuova teoria è l’origine fenicia, semitica delle scritture greche con la testimonianza fiabesca di Rodoto (v, 58) che Cadmo (Simitis) portò per la prima volta le lettere fenicie, quando si unì ai Fenici intorno al 1550 aC a Thoba, cioè durante il periodo tardo elladico (1550 – 1100 aC). “Ma quali lettere”, chiede l’accademico e archeologo George Mylonas (11), “Cadmo portò a Thiva”? dando una risposta, quasi eretica, all’origine fenicia dell’alfabeto greco le opinioni dell’archeologo Sp. Marinatou (12). Mylonas cita nel suo annuncio all’Accademia di Atene: “Siamo in grado di concludere con la massima probabilità che le lettere di Cadmo entrate a Tebe non erano fenicie. La scrittura del tardo periodo elladico era sillabica e non aveva nulla a che fare con il semitico” (13). La tradizione su Cadmeia, le cosiddette lettere fenicie, non è accettata nemmeno dai geografi che si occuparono della Beozia (14). Mylonas osserva anche che l’inizio della scrittura lineare greca B è collocato intorno al 1450 a.C. Ma anche da Cadmo l’introduzione della scrittura è collocata intorno al 1450 – 1400 aC. X. Questa congiuntura cronologica è degna di nota, scrive, e poiché l’introduzione dell’alfabeto fenicio in quei tempi si rivela impossibile, l’unica ipotesi rimasta è che Cadmo abbia portato la scrittura greca a Teva, e aggiunge che Erodoto ha oscurato altre conoscenze. degli antichi, ma quelli sopra menzionati non sono l’unica e più antica testimonianza dell’antichità, e ci sono molte opinioni in molti modi diverse dalle osservazioni fenicie di Rodoto (15).
Le lettere del palmo, spiegate da Mylonas, erano quelle che erano state scritte con denaro rosso. L’epiteto fenice significava scritto e prendevano il nome dal loro denaro e non perché erano stati portati dai Fenici in Grecia (16). Ma anche l’archeologo Ant. Keramopulos, che fece una visita a Cadmeia (Theva) scrive che “se ricordiamo che i monumenti micenei sono simili ad altre terre greche, e che non hanno carattere straniero e persino fenicio, dovremmo essere ferocemente scettici sul mito dell’origine fenicia di Cadmo” (17). Alcuni, quindi, linguisti e archeologi hanno costruito una tesi sull’origine della lingua greca e con prove del tutto superficiali e fuorvianti quando parlano di “prove”, che non sono indicazioni inventate e concezioni immaginarie dei greci, come dimostrano altri loro colleghi affermati. Questo fatto di molteplici dubbi ha portato ricercatori di altri campi scientifici, oltre la filologia, a cercare la verità sul soggetto più importante del mondo, che è la scoperta della parola scritta, oltre la parola orale, di ogni popolo.
I dati scientifici, che presenterò brevemente qui, aprono nuove prospettive storiche e culturali sulla questione del primo popolo trovato, che, come evidenziato da prove ben fondate, è il greco e la creazione di questa Scrittura e dell’alfabeto, che poi ha alimentato non solo i popoli greci ma anche quelli pensati dal mondo, quando i greci scrivevano, Queste persone erano inesistenti, come lo erano i francesi, gli italiani, i tedeschi, ecc. Tuttavia, lo spirito della nazione greca si riflette nella sua lingua dalla preistoria fino ad oggi in un continuo corso diacronico, espresso nella stessa patria continuamente e con una presenza continua in prima linea nella storia, i cosiddetti primi creatori della lingua mondiale sono inesistenti o estinti, senza tralasciare il “genio” della concezione della Scrittura, come sostenuto da vari linguisti e archeologi.
Un giovane scienziato oggi, il neuropsicologo – neurolinguista Chrysostomos Amm. Ha scritto due libri innovativi sulle origini del linguaggio. Uno si riferisce al LOGOS (18), dove la retrospettiva della storia e la decodifica del mito greco, come egli scrive, “mostra, paradossalmente, l’identificazione con la realtà scientifica di oggi”. Tutti i pensieri dell’autore sulla ragione si basano sulle “visioni odierne della scienza della patologia e della fisiologia della ragione, così strettamente intrecciate, così strettamente come “IN PRINCIPIO È LA RAGIONE” (19).
Il secondo libro, che ci interessa particolarmente, si riferisce al corso evolutivo del cervello e discute, con argomenti scientifici senza precedenti, la creazione della prima lingua e del primo alfabeto (20). Perché questo studio è molto illuminante per tutti, ma soprattutto per i linguisti e gli archeologi che sono rilevanti per la ricerca sull’argomento, perché lo sforzo per ricostruirlo non si muove su un terreno positivo Con il suo libro, scuote la posizione di alcuni linguisti, archeologi e le loro ipotesi supportate, e perché confuta queste ipotesi immaginarie, Come p.p. Manolis Andronikos, oltre agli altri di cui abbiamo già visto in questa breve panoramica della questione linguistica delle sue opinioni, che ci ha informato che “la ricerca moderna ha confermato il modello di , l’alfabeto greco ha avuto origine nell’alfabeto fenicio o, più precisamente, nell’alfabeto semitico settentrionale – la ricerca si muove in un luogo di assoluta sicurezza e c’è unanimità di ricerca”(21) citerò il suo più importante.
Prima di procedere, vorrei sottolineare che l’archeologo Andronico è anche preoccupato per l’origine dell’alfabeto greco e della lingua greca in argomenti come “l’introduzione dell’alfabeto semitico in Grecia è datata come sembra” (22) o “quindi dobbiamo immaginare l’alfabeto greco originale …” (23) “Il passo successivo deve essere quando ci mettiamo” (24). Proprio così, allora, ha scritto l’archeologo Sp. Marinitos che dovremmo essere molto parsimoniosi nel formulare assiomi sulle questioni della Scrittura, perché abbiamo visto che “gli assiomi fondamentali della scienza sono sempre persi e, al contrario, vengono sostenute nuove ipotesi, che abbiamo appena osato avanzare” (25). Pertanto, i Carpazi, dopo aver studiato la creazione della parola e le sfere dei gephalos, osarono scrivere che “la Parola della non esistenza degli esseri diventa umana, indipendentemente dall’uomo, ricevendo l’edificio, il costruttore dei possessori … Accondiscendente verso l’uomo… Collabora con l’uomo, attraverso i gephalos”(26), e che le opinioni sull’alfabeto fenicio “dal punto di vista della biologia o più in generale della funzionalità dei gephalos, cioè della neuropsicologia – la neurolinguistica è vera, non stabile” (27), sottolineando infine, dopo numerose ricerche, che “La lingua madre universale è l’unica lingua greca” (28). Egli confuta, con argomenti forti e convincenti, il libro francese pubblicato dal Ministero della Cultura francese nel 1982, sulla “Naissance de l’écriture” (Naissance de l’écriture) e che fornisce fantastiche tavole cronologiche sull’origine della scrittura. I Carpazi rifiutano le opinioni e le posizioni rilevanti sulla base della funzionalità cerebrale dell’uomo e delle condizioni biologiche che hanno influenzato il linguaggio, la parola, un insieme di funzioni cerebrali superiori dai tempi antichi ai giorni nostri” (29). Le conclusioni dello stesso autore sono: – La lingua greca è sicuramente la madre della lingua di oggi. – La lingua greca è una lingua umana unicamente integrata e indipendente, senza cercare sostegno in altre lingue. – I greci usavano prima degli altri popoli di quell’epoca la metà cerebrale sinistra (che è l’apprendimento della parola) e per questo esistono ancora, mentre tutti gli altri popoli di quell’epoca sono scomparsi (30).
*Maria Mantouvalou è professore associato presso la Facoltà di Filosofia dell’Università
di Atene.
Note
1. George Thomson, “The Greek Language Ancient and Modern”, in George Thomson, Lectures on Ancient Greek Culture, vol. A, Atene 1962, p. 53
2. G. Thomson, ὅ.. p., p. 54
3. Skarlᾶtos D. Byzantios, Lexicon of the Greek Language, vol. A’, Atene 1852
4. Skarlᾶtos D. Byzantios,, op. cit., p. c-d
5. Skarlᾶtos D. Byzantios, op. cit., p. D
6. Skarlatos D. Byzantios, op. cit., p. d 7. N. Konomis, Dalla storia della lingua latina ἔκδ. Associazione per la diffusione dei libri di Felimon, Atene 20125, p. 21
8. V. Filia – G. Prinianaki, Τὰ ἡμαρμενα του Lexikoῦ Babiniotis, Papazisis Publications, Atene 2010, pp.
1-765. principalmente la Prefazione del professor V. Filias e il capitolo: Indoeuropeo.
9. V. Filia – G. Prinianaki, ὅ, π. 25 10. V. Filia – G. Prinianaki, ὅ, π. 48 11. G. Mylonas, Le lettere della fenice di Cadmo in: Trattati dell’Accademia di Atene, vol. 23, numero. 5 (1959) 1-33
12. Sp. Marinatos, Cadmia Grammata, in: Epet. Facoltà di Filosofia, Università di Atene 6 (1955 – 56) 531 – 541
13) G. Mylonas, op. cit., pagg. 1 e nota. 2, 24, 8 ,2 14. G. Mylonas, op. cit., p. 24 15) G. Mylonas, op. cit., pagg. 24-25
16) G. Mylonas, op. cit., pagg. 29 e 26 17. Id. Keramopulos, Tebe, Bollettino 3 (1917) 63. G. Mylonas, pagg. 4 e 5
18. H. H. Hmm. Karpathiou, Primo saggio in LOGOS, I. Karametos Publications, Atene 2008
19. H. Hmm. Carpazi, Primo saggio in LOGOS, op. cit., pp. 9-10 20
. H. H. Hmm. Karpathiou, L’evoluzione dei Gephalos e dell’alfabeto, Gruppo editoriale “Eon”, “Grecia” Pubblicazioni, Atene 1995 21. M. Andronico, La Scrittura greca in IEE vol. II, p. 196 22) M. Andronico, ὅ..Ibid., p. 196
23) M. Andronico, op. cit., p. 197
24) M. Andronikos, op. cit., pp. 197
, 198
25. Sp. Marinatos, op. cit., p. 531 26. Ch. Karpathiou, L’evoluzione dei Gephalos e dell’alfabeto, ὅ.p, p. 22, 24 27. Ch. Karpathiou, L’evoluzione dell’angolo e dell’alfabeto, p. 41 28. Ch. Karpathiou, L’evoluzione dell’Egghalus e dell’alfabeto, p. 41
, vedi e pp. 39-40