I cambiamenti climatici nel Mediterraneo
di Michele Marino
“I cambiamenti climatici nel Mediterraneo” é un tema vasto e attualissimo, di fronte al quale la classe politica di questa era non ha ancora preso coscienza, in linea generale, e dunque appare ben lontana dall’adottare un piano strategico, una “governance” degna e all’altezza della gravosità dei problemi che scaturiscono dal “climate change”, specialmente per le comunità più indifese o – come suol dirsi – meno progredite (come se al progresso economico-sociale corrispondesse un reale progresso in termini di civiltà e qualità della vita, individuale e collettiva …).
La superficiale/discontinua dis/attenzione dei Governi delle nazioni del Mediterraneo aggrava, evidentemente, la situazione già critica di per sé per via delle ben note cause di evidenza planetaria o globale, come si preferisce oggidì definire il contesto in cui le grandi potenze, economiche, militari e tecnologiche, intendono procedere con un approccio di tipo autarchico ed irrazionale, senza alcuna considerazione della “casa comune” e del fatto inequivocabile che “siamo tutti sulla stessa barca” (riferimento esplicito al magistero ecologista di Papa Francesco, sorta di “vox clamans in deserto”!).
Detto atteggiamento irresponsabile e, per certi aspetti follemente suicida, é dimostrato – ad esempio – dal dato incontestabile della costante crescita del consumo di suolo e da un serpeggiante (forse neanche troppo) negazionismo del c. c., in particolare da parte della
Destra taliana, per cui possiamo tranquillamente continuare a violentare la Terra, evitando scrupolosamente lo sviluppo delle energie rinnovabili senza sforzarci al risparmio energetico, né invocare con forza il contenimento della produzione di plastica o l’utilizzo dell’energia fossile che doveva essere superata già da decenni.Un’ulteriore prova dell’impreparazione politica consta nel fatto che non si parla più sui media, nè tantomeno negli atti ufficiali della nazione, della resilienza che é un concetto basilare: se si ha il “coraggio” di prendere i fenomeni calamitosi dalla radice ed affrontarli con le competenze scientifiche che non mancano (si pensi al CNR) vuol dire che inizieremo ad avere un orizzonte più roseo. Ma le risorse finanziarie destinate alla ricerca scientifica sono scarsissime, così come si attende l’introduzione dell’educazione ecologica nelle scuole.
Personalmente, mi sono occupato di questi argomenti nei sei anni di incarico di studio, documentazione e ricerca presso il dipartimento della Protezione civile, proponendo soluzioni equiparabili a quelle dei Paesi più all’avanguardia con specifico riguardo all’introduzione del
sistema assicurativo per i danni alle attività produttive o al patrimonio culturale ed artistico derivanti da eventi naturali catastrofali. Ipotesi di lavoro che, tuttavia, non fu tradotta in atti
conseguenziali dall’autorità politica per timore di polemiche e critiche in quanto imposizione di un nuovo tributo a carico del cittadino.
Michele Marino
Già dirigente I fascia, Dipartimento Protezione civile, Repubblica
Italiana
Presidente del Consorzio “Pro Ofanto”